Terremoto, isolamento sismico a Santa Venerina «Palazzo trasformato in una culla che ondeggia»

È il 29 ottobre 2002 e da poco sono passate le 11. A Santa Venerina, piccolo centro in provincia di Catania, la terra trema. Un terremoto di magnitudo 4.4 provoca paura e danni a centinaia di abitazioni. Gli sfollati alla fine sono migliaia ma non c’è nessun morto. È questo l’ultimo evento sismico di una certa portata che si ricorda in provincia di Catania. In una zona, quella orientale dell’Etna, che da sempre deve fare i conti con i tremori della terra. A distanza di anni il terremoto in centro Italia di fine agosto ha riportato nel dibattito nazionale la tematica della sicurezza degli edifici pubblici e privati. Case, scuole e uffici in Sicilia con una scossa come quella registrata nelle Marche potrebbero sbriciolarsi in pochi secondi. «Eppure – spiega a MeridioNews l’ingegnere strutturista Mario Granata – c’è la possibilità di assicurarsi sulla vita contro i terremoti».

La proposta parte da un esempio concreto. Quello dell’isolamento sismico portato a termine proprio in un’abitazione di Santa Venerina. Un palazzone progettato a cavallo degli anni ’80 e ’90 – primi anni dell’entrata in vigore della normativa antisismica – ma che non aveva retto alle sollecitazioni. «C’erano ingenti danni ai pilastri e in particolare un’intera ala era crollata – ricorda il tecnico -. Il primo piano in particolare era molto danneggiato». Da queste basi inizia il progetto di recupero che muove i primi passi da uno studio geologico per accertare le criticità della zona come risposta al sisma. «Attraverso dei sensori che producono microvibrazioni nelle vicinanze dell’edificio è stato possibile capire i movimenti del terreno in quella zona». 

Con lo studio tecnico in mano parte la fase di isolamento sismico del palazzo. Un condominio di svariati metri d’altezza suddiviso in circa 20 appartamenti. «L’idea di base è quella di separare il terreno dal resto dell’edificio, riducendo la rigidezza di collegamento con le fondazioni. Si tratta di una logica quasi banale ma ovviamente la struttura pesa e c’è bisogno di un sistema scientifico per potere effettuare questa operazione». L’intervento, realizzato insieme all’ingegnere Mario Brischetto, passa quindi per il piano terra. Un grande vano utilizzato per i garage dove vengono tagliati i pilastri e inseriti degli isolatori: «Si tratta di dispositivi in gomma o di scivolamento che dando poco attrito permettono all’edificio di sopra di spostarsi rispetto al piano sotto fino a 15 o 20 centimetri». Il palazzo in caso di un nuovo terremoto diventerebbe «una sorta di culla, che oscillando impedisce di subire danni». 

Ma quanto costa assicurarsi contro i terremoti? «Ovviamente dipende dal tipo di edificio, ma in termini pratici possiamo dire che equivale alla somma da sborsare per la realizzazione di un buon impianto elettrico». A Santa Venerina per tornare a vivere in quella casa sono stati spesi circa 200mila euro. Cifra però da dividere per quasi 20 appartamenti. Quello di Santa Venerina è soltanto un piccolo esempio di edifici isolati per sopportare le sollecitazioni di un terremoto. Nel mondo sono diversi gli esempi di strutture già progettate in questo modo, come l’aeroporto americano di San Francisco. Un’opera gigantesca che potrebbe rimanere indenne a una scossa di magnitudo otto. 

«Nella nostra provincia ci sono molti edifici pericolosi», continua il tecnico sentito da MeridioNews. «Basti pensare che la città di Catania è stata inserita nelle zone sismiche soltanto nel 1981. Questo significa che tutto quello costruito prima o in quegli anni è stato fatto con dei criteri generici». Comprese le scuole che, in caso di sisma, sarebbero a rischio per l’80 per cento


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