Dopo la nostra intervista a Giacomo Bellavia, in cui il presidente provinciale di Azione Giovani definiva i centri sociali come luoghi di discriminazioni e portatori di valori sbagliati, colloquio con Valerio Marletta del Centro sociale occupato: Non abbiamo deciso noi di essere abusivi, è il centro destra catanese ad attuare una ben precisa scelta politica nei nostri confronti- Bellavia: "Settari e illegali, Auro ed Experia vanno sgomberati"
LAuro: Lantifascismo è il nostro unico discrimine
Centri sociali sì, centri sociali no. La polemica su Auro e Experia continua a infiammare gli animi dei catanesi. Da una parte Azione Giovani che li considera uno dei problemi principali di Catania, dall’altra gli occupanti che, al contrario, rivendicano l’importanza delle loro attività sociali. Dopo la nostra intervista a Giacomo Bellavia e le dure prese di posizione del CPO Experia e dell’Iqbal Masih di Librino, affrontiamo la questione con Valerio Marletta del CSO Auro.
Valerio, puoi dirci cos’è l’Auro e come viene gestito?
L’Auro è uno spazio sociale che esiste da ben 17 anni dove è possibile acquisire un senso d’appartenenza ad una collettività, dove è possibile esprimere la propria arte, organizzare eventi che si sentono propri e che sono fuori dal circuito internazionale, così come è possibile produrre o ascoltare musica fuori dallo stesso circuito: il tutto senza bisogno di avere soldi in tasca. È guidato da un Comitato di gestione che si riunisce in assemblee pubbliche ed è formato da un gruppo di occupanti storici, persone oltre i 40 anni che fanno parte della fondazione Aiello, alcuni giovani dei collettivi di varie realtà studentesche e alcuni giovani di Rifondazione Comunista.
Come rispondi alla accuse di discriminazione e violenza che vi vengono rivolte?
Devo ammetterlo, in parte siamo disciminatori, perché abbiamo fatto dell’antifascismo la nostra bandiera e quindi osteggiamo qualsiasi propaganda fascista. Chiunque non sia fascista o vuol sponsorizzare iniziative non fasciste è benvenuto. Associazioni come Manitese, Arci, Girodivite hanno utilizzato i locali dell’Auro per loro iniziative, ad esempio. La violenza è pura falsità. Non c’è mai stato in 17 anni un intervento delle forze dell’ordine per sedare delle risse all’Auro e non c’è un solo arrestato per fatti politici tra chi gestisce il comitato. Anche nel quartiere la gente è tranquilla e non ci sono mai state delle denunce o azioni giuridiche di qualsiasi genere contro l’Auro.
Fronte droghe. Giacomo Bellavia afferma che proponete un modello sbagliato alla città per la cattiva abitudine di consumare droghe leggere e pesanti. Come rispondete?
È ben nota la nostra posizione nei confronti delle droghe leggere. Abbiamo sempre sostenuto il motto “giusto o sbagliato non può essere reato”. La linea di gestione del Comitato, però, invita le persone a non fumare dentro i locali del centro proprio perché non vogliamo rappresentare un modello sbagliato. Per quel che riguarda le droghe pesanti, invece, siamo proprio contro. Sempre per citare uno slogan conosciuto: “Né eroina né polizia”.
Parliamo di illegalità. Quando era sindaco, Enzo Bianco aveva concesso alla fondazione Aiello una convenzione per farvi rimanere in quei locali. Da anni però è scaduta e non è mai stata più rinnovata. Siete occupanti abusivi di un palazzo comunale, quindi.
Si, effettivamente è così. È un bene pubblico, ma è anche gestito dal pubblico, noi non siamo un ente privato. Era abbandonato, impossibile da utilizzare per i cittadini e noi lo abbiamo reso fruibile a scopi sociali. Non volevamo per forza l’illegalità, anzi, ma siamo stati obbligati a questa situazione perché né Scapagnini prima, né Stancanelli adesso hanno voluto rinnovare la convenzione e francamente non ne capiamo il perché. Chiedevamo solo continuità nella legalità, invece sembra esserci nel centrodestra una scelta politica ben precisa nei nostri confronti, aizzata anche da atteggiamenti come quelli del consigliere Bellavia. Esistono, inoltre, altri palazzi dati in gestione per servizi alla città, alla Cgil, per esempio, o alla Caritas. Perché a noi no?