Gettonopoli Aci Catena, procura chiede rinvii a giudizio «Grossolane difformità» nei verbali delle commissioni

Quasi cinquemila euro di presunta truffa ai danni dello Stato, 89 episodi di falsità materiale, undici consiglieri comunali che potrebbero finire sotto processo e sei archiviati. Sono i numeri del caso ribattezzato Gettonopoli al Comune di Aci Catena. Sotto la lente d’ingrandimento della procura di Catania, guidata dal nuovo capo Carmelo Zuccaro, sono finite commissioni consiliari lampo, doppie presenze e verbali alterati maldestramente. Un insieme di presunti illeciti che ha portato i magistrati a ipotizzare i reati di falso in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato. Gli esponenti del senato cittadino con il maggior numero di contestazioni sono Luca Grancagnolo e Giuseppe Sorbello. Nella richiesta di rinvio a giudizio a Grancagnolo, eletto con la lista Casini – Unione di centro, vengono contestate 29 presenze sospette, per un presunto danno erariale di 1296 euro. Nel caso di Sorbello, invece, sono 21 gli episodi incriminati con una cifra di 881 euro.

Scorrendo la lista ci sono i 16 casi e gli 829 euro di Venerando Sapuppo, eletto con una lista civica affiancata alla coalizione dl candidato sindaco perdente Francesco Petralia. Meno della metà sono i gettoni incriminati per Giuseppe Aleo: il consigliere di Alleanza tricolore avrebbe truffato 518 euro. La lista di coloro che potrebbero finire sul banco degli imputati è completata da Luigi Citrato, tre presenze e 259 euro; Giuseppe Urso, otto presenze e 414 euroGiuseppe Sciacca per una somma di poco più di 200 euro; e Michele Puglisi per 311 euro. Somme decisamente più basse quelle contestate a Giovanni Grasso, Salvatore Leonardi e Rosario Sorbello. Per gli ultimi due l’ammontare è di appena 51 euro. Rimangono fuori, perché archiviate, le posizioni di Martino Ferro, Teresa La Rosa, Giuseppe Liuzzo, Luigi Lucchesi, Salvatore Cutuli e Carmela Paladino. Su di loro si è espresso durante l’ultima udienza in fase preliminare il giudice Sebastiano Fabio Di Giacomo Barbagallo.

Per ricostruire la vicenda la procura è partita dagli esposti del senatore del Movimento 5 stelle Mario Giarrusso e dalle rivelazioni della collega all’Assemblea regionale siciliana Angela Foti. Gli esponenti pentastellati segnalavano una serie di casi di presenza contemporanea dei consiglieri comunali di Aci Catena durante le commissioni consiliari. Elementi che hanno spinto Giarrusso a consegnare ai magistrati alcuni atti pubblici richiesti al Comune catenoto. Dopo l’esposto e il sequestro degli inquirenti però qualcosa non combaciava. «Si evidenziavano gravi e grossolane difformità – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – motivo per cui si disponeva il sequestro dei registri con la documentazione originale».

Dall’analisi delle carte e di alcuni supporti informatici sarebbero emerse modifiche nei verbali agli orari di entrata e uscita dei consiglieri, oltre che l’alterazione dei nomi dei presenti: «Con il fine di di impedire che si potesse scoprire la contemporanea presenza degli stessi consiglieri in più commissioni, nello stesso giorno e nella stessa ora». Il riscontro alle presunte violazioni sarebbe emerso attraverso l’esame di alcuni hard-disk. Nei supporti informatici di memoria utilizzati dai consiglieri sono stati trovati dei file con modifiche effettuate a distanza di mesi dalla creazione e altri creati poco prima del sequestro della polizia, presumibilmente per occultare tutto ma senza cancellare i documenti originali consegnati dal Movimento 5 stelle. 


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