Acireale, il crowdfunding dei liceali per viaggiare «Impariamo nelle città più innovative d’Europa»

«Ci siamo messi in gioco perché vogliamo che i ragazzi prendano spunto da contesti nuovi e traggano idee da realizzare qui. Il rischio è che vadano fuori a fare impresa, che emigrino. La scommessa è che tornino qui con idee e maggiori competenze». È l’obiettivo di Riccardo Biasco, dirigente scolastico del liceo Archimede di Acireale. Nell’istituto acese sono 46 i ragazzi che a conclusione del percorso di alternanza scuola-lavoro hanno lanciato una raccolta fondi per finanziare un social tour innovation, un viaggio nelle città europee più attive nel campo dell’innovazione, per un confronto fra start-up.

Le campagne sulla prima piattaforma di crowfunding per le scuole italiane, School raising, sono quattro: Andiamo a Berlino per imparare a fare impresa, Your valence for our Valencia, Fly up to Praga e Road to Berlin), e tre le destinazioni previste: Berlino, Praga e Valencia. I viaggi sono la conclusione di altrettanti percorsi di alternanza scuola lavoro condotti da quattro classi dell’istituto Archimede in collaborazione con il dipartimento di Economia e Impresa dell’università di Catania, che ha curato l’ideazione e la gestione del progetto, proponendo il modello dell’impresa simulata. «Abbiamo consentito, così, a circa 180 studenti di ripercorrere in laboratorio tutte le tappe che portano all’avvio di un progetto imprenditoriale», interviene Rosario Faraci, docente ordinario di Economia e gestione delle imprese nell’ateneo e coordinatore scientifico dell’intero progetto triennale di alternanza .

I ragazzi avrebbero così acquisito le competenze necessarie per fare impresa. Da quelle trasversali, «come lavorare in gruppo e comunicare correttamente i risultati del proprio working project – spiega Faraci a MeridioNews – alle competenze specialistiche, come la redazione del business model e le analisi di mercato». L’idea della partecipazione al social innovation tour è di Giovanna, mamma di una studentessa in partenza. «Mia figlia frequenta il quinto anno del liceo e all’inizio del suo terzo anno scolastico l’istituto ha dovuto avviare, per la prima volta, il percorso di alternanza scuola-lavoro – ricorda –. Con gli altri genitori abbiamo pensato di coinvolgere l’università di Catania». Non è stato subito semplice, però, per i ragazzi, integrare questa attività con quella curriculare.

«Non considero l’alternanza scuola-lavoro un intervento migliorativo della scuola, così com’è – commenta Giovanna – Per noi, però, è stata l’occasione di trasformare un problema in una opportunità». Sarà proprio il viaggio, secondo i genitori dei ragazzi dell’Archimede, il vero valore aggiunto di questo percorso iniziato tre anni fa. «Visitare i luoghi dell’innovazione e confrontarsi con gli imprenditori può significare vedere con occhi diversi il proprio territorio e – spiega Giovanna – al ritorno spero sia ben chiaro per loro che lo sviluppo di un territorio economicamente depresso come il nostro ha bisogno di innovazione e che l’innovazione non è un concetto astratto, ma è l’attività di persone che si sono messe in gioco».

La raccolta fondi, intanto, ha raggiunto il suo obiettivo. «Tre giorni prima della naturale scadenza ed è andata oltre l’importo che ci siamo prefissati – afferma Faraci – Ottanta donatori, fra cui alcune aziende, molti giovani e professionisti e qualcuno che ha preferito mantenere l’anonimato. C’è stata un’ondata di entusiasmo travolgente che è un credito di fiducia notevole verso la scuola, i ragazzi e le loro famiglie». «Per noi è stata un’esperienza positiva – dichiara Seby, un ragazzo del quinto anno che andrà a Valencia -. L’alternanza scuola-lavoro ha messo in luce quale formazione e quali requisiti servono a noi studenti per entrare nel mondo del lavoro, e all’estero potremo vedere cosa manca al nostro Paese, cosa di buono possiamo importare e mettere a frutto qui».

Martina, una ragazza pronta a partire per Berlino, fa un bilancio di questi anni. «I concetti che abbiamo acquisito nel triennio ci serviranno per tutta la vita – commenta – vogliamo consolidarli adesso, perché un giorno potremmo decidere di fare impresa». La somma raccolta, quasi cinquemila euro, servirà a coprire parte delle spese dei voli e dei trasporti locali.


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