L'imprenditore alcamese è stato arrestato nell'operazione Cemento del Golfo. Dopo aver denunciato, a metà anni Duemila, i propri estorsori, secondo gli inquirenti sarebbe finito a fare affari con Cosa nostra. Grazie al boss Mariano Saracino avrebbe ottenuto diverse forniture di calcestruzzo
Annullato sequestro beni a Vincenzo Artale Ritenuto vicino alla mafia di Castellammare
È stato annullato il sequestro di beni a carico dell’imprenditore alcamese Vincenzo Artale. Arrestato nell’ambito dell’inchiesta Cemento del Golfo, riguardante gli interessi della mafia nel settore del calcestruzzo, ad Artale erano state sequestrate, l’8 aprile, su richiesta della Dda di Palermo due abitazioni, due terreni, rapporti finanziari, quattro veicoli e quattro società. Tra le quali, la Occidentalcem srl e la IN.CA. sas di Artale Vincenzo & C.
L’arresto dell’imprenditore 64enne ha fatto scalpore, per la sua appartenenza a un’associazione antiracket della città del Trapanese. Dieci anni fa, peraltro, Artale denunciò le richieste estorsive ricevuto da esponenti mafiosi. Opposizione a Cosa nostra che negli anni sarebbe via via sfumata, fino a trasformarsi in vera e propria partnership: secondo gli inquirenti, infatti, è proprio grazie alla vicinanza al boss di Castellammare, Mariano Saracino, che Artale negli ultimi anni sarebbe riuscito a gestire in regime di quasi monopolio le forniture di calcestruzzo nella zona.