Tecnis, altre ombre sui cantieri dell’anello ferroviario Sindacati: «Senza cronoprogramma stop ai lavori»

La vicenda dei cantieri dell’anello ferroviario di Palermo si tinge sempre più di giallo. Se dopo l’ultimo incontro, la videoconferenza tra il commissario di Tecnis Saverio Ruperto e gli operai, con l’annuncio dello sblocco di diversi crediti avanzati dall’azienda e la priorità data ai lavori palermitani, si era riaperto uno spiraglio di ottimismo, sul campo le cose non sono andate meglio. I cantieri sono andati avanti a passo di lumaca e il Comune, nel timore di nuove brusche frenate e spinto anche dall’esasperazione di residenti e commercianti delle aree interessate dagli scavi, ha scelto la linea dura. Così il 3 aprile è giunta la diffida da parte dell’amministrazione nei confronti di Tecnis e non c’è dubbio che i rapporti tra le due parti siano diventati seri. 

E proprio il Comune, tuttavia, è la chiave di volta per la prosecuzione dei lavori. Solo Palazzo delle Aquile, infatti, può concedere nuovi spazi ai cantieri che, a detta dei lavoratori, sarebbero imprescindibili per la realizzazione dell’opera. «Auspichiamo che a breve ci sia un cronoprogramma dei lavori – spiega Paolo D’Anca segretario provinciale della Filca Cisl – perché lavorare – o far finta di lavorare – in spazi così ristretti sicuramente non aiuta né lo sviluppo dell’opera né il futuro di questa città. Faccio un appello al Comune perché si incontri al più presto con Rfi e Tecnis per stabilire un calendario con delle tempistiche e degli step. In queste condizioni, senza nuove aree, creiamo solo un disagio ai cittadini, ai commercianti e soprattutto alla città che rischia di non vedere realizzata quest’opera». 

E se da una parte residenti e commercianti di via Emerico Amari e viale Lazio non vogliono sentire ragioni e ormai da settimane chiedono il ripristino dei luoghi – specie dopo il mancato cambio di marcia promesso nel mese di marzo, con doppi turni che non sono mai arrivati – dall’altra il Comune si trova a dovere operare una scelta non semplice. «Hanno diffidenza nel darci le aree, posso capirlo – conclude D’Anca – ma se non puoi lavorare non produci. Il Cantiere ormai è ripartito, ma può procedere spedito solo se ha nuove aree in cui gli operai possano muoversi. Per questo chiediamo con forza gli spazi, con la garanzia di un cronoprogramma, che sia anche a breve termine, ma che ci sia. Per la prosecuzione dei lavori è necessario spazio, non possono lavorare sempre attorno ai pali. Un’apertura in questo momento darebbe serenità al cantiere e stabilità all’opera».   


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