Marcello Lippi, c.t. della nazionale di calcio, prima aderisce a una iniziativa promossa da Moni Ovadia, poi fa dietrofront: "Sono contro il razzismo, ma di fascismo e nazismo non parlo. Non mischio sport e politica"
Lavare separatamente
Pronto? Marcello? Ho sentito le belle parole che ha speso contro il razzismo nello sport, volevo invitarla a partecipare al mio progetto. Leggerebbe qualche passo sulla Shoa per un Dvd da distribuire nelle scuole? Pare che la risposta sia stata “Sì, volentieri!”
Da una parte Marcello Lippi, tecnico della Nazionale italiana di calcio, dall’altra Moni Ovadia noto attore di origine ebraica e da sempre uomo fieramente antifascista. Una telefonata tra i due per collaborare insieme, per lanciare un messaggio di pace e non violenza. Sembra una bellissima eccezione nel panorama calcistico italiano, fatto per la maggior parte da uomini abituati a palleggiare da un luogo comune ad un altro.
Marcello Lippi pare voglia metterci la faccia e dichiararsi senza esitazione contro fascismo e nazismo, sbandierati invece con preoccupante orgoglio dalle tifoserie “ultras” di quasi tutta Italia.
Ecco..pare, perché in realtà poco dopo salta tutto e Lippi ritira la propria disponibilità. Resta da capire il perché di questo improvviso dietrofront.
Sembra che il problema, per il Marcello nazionale, stia tutto nel fatto che Ovadia non voglia parlare di razzismo, o meglio non solo. Perché Moni Ovadia è tra quelle persone che crede che il nazismo e il fascismo siano state espressioni supreme di razzismo e che non ritiene sia possibile continuare a far finta di non sapere ( ma basterebbe vedere… ) che le curve degli stadi italiani, e ancor più tristemente la “rappresentanza” di tifo al seguito della nazionale, appaiano sempre più un miscuglio di nostalgici del ventennio e del nazionalsocialismo.
Sabato 11 ottobre 2008 allo stadio Levski di Sofia, la curva ospitante i tifosi italiani si è messa in luce per episodi “sportivissimi” quali aver dato fuoco ad una bandiera bulgara e l’esposizione di svastiche e fasci littori, con ovvi saluti romani annessi.
In mezzo a questa triste situazione la presa di posizione di Lippi sembrava dunque una bellissima eccezione.
Ma, inspiegabilmente, il C.T. azzurro finge di non aver capito e avanza una spiegazione terribilmente “all’italiana”. Ribadisce la sua disponibilità a schierarsi contro il razzismo ma di non voler parlare di fascismo e nazismo, in quanto: “Quella è politica, e in quarant’anni di carriera non ho mai mischiato sport e politica, non voglio schierarmi, quando finirò di allenare vedremo”.
La reazione di Ovadia è di assoluto stupore: “Doveva solo leggere un brano di Primo Levi. Come si fa a non dichiararsi contro il nazismo?”, e ancora : “Incredibilmente in Italia condannare il fascismo significa schierarsi politicamente da “una” parte”.
C’è chi su internet scrive “Lippi non è il mio allenatore”, parole simili a quelle della vigilia dei mondiali del 2006, quando infuriava calciopoli. Ma che oggi hanno tutt’altro sapore.