Mara Trovato ha messo insieme una raccolta di fotografie che prendono spunto dai pensieri del giornalista ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984. L'opera digitale potrebbe essere affiancata anche da una versione cartacea: «Magari qualcun altro continuerà coi suoi mezzi di espressione», spiega la fotografa
Un e-book per raccontare la Sicilia nel nome di Fava Autrice: «Scatti ispirati da sue parole sempre attuali»
«Era un sogno nel cassetto». La fotografa Mara Trovato racconta a MeridioNews il suo ebook Il viaggio non ancora concluso. Non un semplice libro digitale, ma il primo passo per continuare il percorso cominciato da Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984. È stato proprio il libro Processo alla Sicilia a gettare in Mara il seme che oggi, a distanza di più di vent’anni dalla prima lettura, è germogliato. Una raccolta di fotografie, scattate dal 1992 al 2015, che danno luce, colore e immagini ai possibili pensieri del giornalista di Palazzolo Acreide, ucciso quando Mara era adolescente. «Ho sentito tantissimo questo fatto, soprattutto perché abitavo a Cibali, la zona dove è stato ucciso Pippo Fava. È stato sempre un amore forte quello per la sua figura, così come quello per la mia terra».
A vent’anni Mara si è iscritta al primo corso di fotografia, poi si è trasferita a Londra per approfondire gli studi. Torna nella sua isola per le vacanze e per trascorrere un po’ di tempo con i genitori. Ma anche e soprattutto per fotografare. «Ho sempre la macchina dietro e quando mi ritrovo davanti l’obiettivo un’immagine che possa dar vita alle parole di Fava, per me sempre attuali, scatto». Il fascino della Sicilia con i suoi percorsi, le verdi pianure geometriche e le colline, le case popolari, le spiagge incontaminate, Priolo, l’orizzonte di montagne grigie. Sono i contrasti del panorama siciliano a farla da padrone nel libro di Trovato, ma non solo. «I contrasti forti riguardano anche la gente, il catanese non è come il palermitano o l’ennese. Tra i vari paesi cambia tutto, c’è un’altra lingua, altre usanze. Ho fotografato, usando le parole di Fava, “Un continente dentro una nazione”». «Fate venti chilometri e cambia di colpo anche il panorama umano», scriveva Giuseppe Fava in Processo alla Sicilia nel 1967.
«Ho presentato il lavoro concluso alla redazione de I Siciliani e agli occhi scrupolosi di Riccardo Orioles, che stimava infinitamente Fava. Lo hanno apprezzato a hanno deciso di pubblicare l’e-book». Che forse, come anticipa Mara, potrebbe essere anche stampato e che probabilmente verrà presentato in occasione del Maggio dei libri a Catania. Anche la Fondazione Fava, che ha concesso l’autorizzazione per utilizzare le parole del giornalista, ha apprezzato l’impegno della fotografa, che però non ha potuto ricevere il parere di Elena Fava, scomparsa prima della pubblicazione.
C’è una foto del ’92 che ritrae due signore del quartiere Cibali che lavano i panni nel lavatoio ormai chiuso, una del ’96 dove la protagonista è una classica nonnina siciliana di Ucria con il nipotino, un’altra scattata nelle viuzze degradate dietro il centro storico di Caltanissetta. Del 2012 c’è quella del ragazzino che a Palermo attraversa la strada sulle strisce pedonali insieme al suo cane, «un segno di civiltà» per l’autrice della foto. Il viaggio iniziato con le parole di Fava e portato avanti dagli scatti di Mara probabilmente non è ancora concluso. «Intanto il libro c’è – commenta l’autrice – se ne nascerà un secondo non lo so ancora. Magari lo continuerà qualcun altro con i suoi mezzi di espressione, che siano parole, fotografie o altro».