«Sussistono i criteri di utilità sociale, verità e continenza». Loredana Pezzino dispone l'archiviazione per Dario De Luca e Luisa Santangelo. Che erano accusati di diffamazione aggravata per aver raccontato la sosta del cereo degli ortofrutticoli nei pressi della casa del presunto boss del clan Cappello Massimiliano Salvo
Caso candelora, archiviazione per MeridioNews La giudice: «Una ricostruzione dei fatti avvenuti»
«L’articolo pubblicato da MeridioNews appare volere operare una mera ricostruzione dei fatti avvenuti senza eccedere in una specifica offesa all’immagine dell’associazione Cereo degli ortofrutticoli». È con queste parole che la giudice per le indagini preliminari Loredana Pezzino dispone l’archiviazione per l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti dei giornalisti di MeridioNews Dario De Luca e Luisa Santangelo. Querelati un anno fa dalla corporazione che gestisce la relativa candelora che, in occasione della festa di sant’Agata 2015, ha sostato a lungo in via Torre del vescovo. Davanti all’abitazione del presunto boss del clan Cappello Massimiliano Salvo.
Il racconto di quella fermata fuori dal percorso stabilito e della successiva annacata era stato reputato – dai portatori del cereo – lesivo della loro immagine. «Stiamo ricorrendo alle vie legali. Non solo per difendere il nostro nome, ma anche il nome di Catania», aveva detto Mario Maniscalco, responsabile della candelora, all’indomani della pubblicazione della notizia. Adesso, a un anno dalla querela, arriva la decisione della giudice Pezzino. Che era stata preceduta dalla richiesta di archiviazione formulata dal sostituto procuratore Fabio Regolo. «Sono certamente sussistenti nel caso di specie tutti i criteri ermeneutici (utilità sociale dell’informazione, verità dei fatti esposti e continenza) elaborati dalla giurisprudenza – scrive Pezzino – per ritenere, in concreto, configurabile il diritto di cronaca giornalistica».
Stessa conclusione alla quale era arrivato Regolo che, sulla base delle indagini condotte, scriveva nella richiesta oggi accolta dalla giudice: «Il cereo degli ortofrutticoli ha effettuato una pausa in una zona vicina all’abitazione del pregiudicato […], fermandosi ha effettuato il noto movimento dell’annacata (forse per provare le corde o forse per altro ma non si potrà mai sapere per come riferito dalle varie persone sentite), il luogo non è un punto religioso autorizzato per soste ufficiali delle candelore né erano previste soste. Il luogo è invece tristemente famoso perché fino al 2012 vi era una targa sulla quale erano incisi i nomi di nove affiliati al gruppo mafioso dei Cursoti assassinati in un agguato di mafia».
La posizione della procura aveva trovato in disaccordo il legale dell’accusa, l’avvocato Pietro Lipera. Il quale, in un atto di opposizione alla richiesta di archiviazione, aveva sostenuto i «contenuti fortemente allusivi e denigratori» dell’articolo, «a differenza di quanto arditamente sostenuto dal pm». Secondo la giudice Loredana Pezzino le tesi del procuratore sono invece «assolutamente condivisibili in punto di fatto e di diritto». Nel dispositivo si aggiunge, infine, un ulteriore passaggio: un «difetto di legittimazione» relativo al querelante. A firmare la denuncia per diffamazione aggravata è il tesoriere dell’associazione Cereo degli ortofrutticoli, Orazio Cannavò. Per la giudice, invece, l’unico soggetto legittimato a presentarla era il legale rappresentante dell’associazione corporativa. Una tesi, quest’ultima, che era stata sostenuta anche dai difensori di MeridioNews, le avvocate Laura Biondo e Sara Catalano, e l’avvocato Goffredo D’Antona.
Dopo la querela, in città erano state tante le manifestazioni di solidarietà ai giornalisti denunciati. A partire da quella, espressa in consiglio comunale, dai consiglieri Sebastiano Arcidiacono, Agatino Lanzafame e Niccolò Notarbartolo. Era arrivato subito, poi, l’appello dell’associazione culturale Gammazita a sostegno della libertà di stampa: a firmarlo centinaia tra semplici cittadini, comitati civici e associazioni antiracket. Nell’elenco di chi ha preso pubblicamente posizione in favore di questa testata anche Libera, AddioPizzo, CittàInsieme, la fondazione Giuseppe Fava, Catania bene comune, la deputazione catanese del MoVimento 5 stelle all’Ars e il comitato popolare Antico corso.