Il “Passiatore” restituito alla città

La Fontana di Proserpina, raffigurante il celebre rapimento, sacrificata tra i rumori e i fumi del traffico, ha finalmente una dignità riconosciuta, incastonata nell’area verde di circa 4000 mq, ricavata dai lavori di recupero che hanno interessato anche la ‘passeggiata’, meglio conosciuta come Passiatore.

Inaugurati il 21 Dicembre scorso dal Sindaco di Catania, On. Umberto Scapagnini, i lavori hanno riguardato i 450 metri che collegano Piazza Giovanni XXIII a Piazza dei Martiri.

Un boulevard elegantemente pavimentato in pietra lavica e in pietra bianca di Comiso, con panchine in ghisa, e aiuole, caratterizzato da una lunga fila di palme, restituito alla fruizione dei cittadini dopo nove mesi di lavori, contro i sei mesi precedentemente indicati. L’ennesimo concreto intervento di recupero urbano compiuto dall’Amministrazione Comunale, coerentemente con l’obiettivo “Catania, città metropolitana sostenibile”, individuato dal Masterplan della città, si può anche inquadrare nell’altrettanto ambizioso obiettivo di valorizzazione urbana chiamato waterfront.

Lungi ancora dal diventare, però, reale elemento del nostro tessuto urbano, il waterfront è la scommessa che la città si sta giocando per i prossimi anni e il “Passiatore” ne è elemento tangibile.
Ma sarebbe forse un sogno, forse qualcosa di realmente plausibile, il completo recupero della zona con la riqualificazione di Piazza dei Martiri, in un affascinante trait d’union con Piazza Cutelli, con l’ampliamento del “Passiatore” sugli Archi della Marina una volta dismessa la ferrovia, in un suggestivo e privilegiato punto di svago per la città.

Ma a trasformare i sogni in progetti, ed infine in atti compiuti penseranno gli amministratori; ai cittadini il dovere di non disperdere il denaro speso per la collettività, con irrispettosi comportamenti.
Già, ahimè, dopo pochi giorni dall’apertura ufficiale, abbiamo constatato la presenza di rifiuti di ogni genere che violentavano le aiuole e la pavimentazione, o di avventati ciclisti che calpestavano le aiuole con il proprio mezzo.

Non sono tollerabili oltre certi comportamenti da parte di pochi verso un bene della collettività. Deve nascere in noi la consapevolezza che la crescita di una città, di un ambiente urbano, è responsabilità del cittadino che la vive con le proprie azioni. 


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