L'incendio è avvenuto a bordo di un mezzo dell'autolinea Scionti, partito dal capoluogo etneo. Le fiamme si sarebbero innescate dopo una sosta lungo la vecchia strada statale 114 orientale sicula. A bordo circa trenta occupanti, in prevalenza studenti, che hanno abbandonato rapidamente il veicolo
Catania-Siracusa, autobus pieno a fuoco Passeggero: «Fiamme alte e tanta paura»
Forse un possibile surriscaldamento al motore, la puzza di bruciato e le fiamme, che in pochi minuti hanno avvolto e distrutto un autobus dell’autolinea Fratelli Scionti, sulla tratta che collega il capoluogo etneo alla cittadina di Augusta. Ad accorgersi del principio d’incendio è stato un passeggero. L’uomo dopo essere sceso a una fermata lungo la vecchia Catania-Siracusa, la strada statale 114 orientale sicula vicino al punto di ritrovo denominato Pane condito, avrebbe avvertito l’autista del mezzo della presenza di una coltre di fumo proveniente dal vano posteriore. «Ci sono stai attimi di panico, ho avuto paura – racconta a MeridioNews Michele -, tutti hanno iniziato ad agitarsi». In pochi minuti, secondo il testimone, si è passati dal fumo alle fiamme. «Si sono propagate velocemente, ma per fortuna eravamo già scesi».
A bordo del mezzo, partito da piazza Alcalà a Catania poco dopo le 18, circa trenta persone. Vano il tentativo dell’autista di azionare un piccolo estintore in dotazione: «Ha provato ma dopo uno spruzzo ha desistito perché il fuoco era sempre più intenso». I momenti di tensione sono stati vissuti dagli occupanti sul ciglio della strada, in una zona priva d’illuminazione. «Ci siamo messi a ridosso della carreggiata – continua nel suo racconto il testimone – ma le macchine stentavano a fermarsi. Passavano, accendevano le frecce di segnalazione, ma in pochi si sono sincerati delle nostre condizioni». A intervenire sul posto due squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di Siracusa. «L’intervento è ancora in corso» fanno sapere dalla centrale operativa. I passeggeri, tutti diretti ad Augusta, non hanno riportato ferite e hanno raggiunto la destinazione grazie ad alcuni passaggi di fortuna. «Ho chiamato a casa e sono venuti a prendermi», conclude Michele.