Da lunedì 14 dicembre entra in vigore il nuovo orario di Trenitalia. Il comitato che rappresenta chi viaggia tutti i giorni sul versante ionico aveva detto: non toccate le fasce 6-9, 13-15, 18-21. Indicazioni puntualmente disattese. E piovono le critiche. «Basterebbe avviare un dialogo con noi, ma la Regione tace»
Treni, cambiano gli orari a danno dei pendolari Le modifiche sulla tratta Messina-Catania-Siracusa
«Sapete per caso chi è il genio che ha pianificato questo nuovo orario?». Agata è una giovane universitaria che ogni giorno copre i circa 30 chilometri che separano Giarre da Catania in treno. È una pendolare. E di lei, il nuovo contratto di servizio siglato tra Regione e Ferrovie, non parla. Nel documento che detta regole, paletti e penali dei prossimi cinque anni in materia di spostamenti su binari in Sicilia, la parola pendolare infatti non c’è, si parla piuttosto di utenti e viaggiatori. Niente a che vedere con i contratti di regioni come la Toscana e il Veneto, dove, prima di firmare un documento vitale per la quotidianità di migliaia di cittadini, gli enti pubblici si sono voluti confrontare con comitati e associazioni che rappresentano chi poi su quei treni ci viaggia ogni giorno. Sarà per questo che il nuovo orario che entrerà in vigore da lunedì prossimo, 14 ottobre, sulla tratta Messina-Catania-Siracusa, non piace a molti.
Il problema di Agata è il treno delle 20.46 in partenza da Catania per Messina, l’ultimo a collegare le due città, che verrà spostato alle 21.27. «Pertanto se per caso non si arriva a prendere quello precedente delle 19.40 bisognerà attendere quasi due ore per il treno successivo. Per non parlare di tutti quei pendolari che già usufruiscono giornalmente del treno delle 20.46 e che comunque dovranno attendere almeno tre quarti d’ora in più per ritornare a casa. E nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di pendolari che lavorano tutto il giorno». Eppure, il Comitato pendolari siciliano che monitora da anni il versante orientale, lo aveva detto chiaramente a Trenitalia: non toccate le fasce di pendolari dalle 6 alle 9, dalle 13 alle 15, dalle 18 alle 21. «Con queste modifiche invece hanno disatteso le nostre indicazioni – afferma il presidente Giosuè Malaponti – c’è gente che era abituata da 15 anni a determinati ritmi lavorativi, saranno costretti a rivoluzionare le abitudini».
Altra ondata di critiche dei pendolari è nata dalla soppressione del treno delle 19.20 che partiva da Messina diretto a Catania. «È il numero 12.883, scomparità del tutto – spiega Malaponti – ne resterà uno alle 18.25 e il successivo alle 20.20, anticipato rispetto a quello che c’è attualmente delle 20.37. Anche in questo caso, per chi è alla fine di una giornata di lavoro, rimarrebbero due ore di attesa». Terzo nodo che rischia di cambiare le abitudini di studenti e lavoratori, complicandogli la vita, è la modifica ai primissimi treni della mattina in partenza da Messina per Catania e Siracusa: quello delle 5.25 anticipato alle 5.10, quello delle 5.50 alle 5.40. «Dieci minuti importanti per chi smonta da lavoro alle 5.30 e rischia di perderlo», precisa il presidente del Comitato, che sottolinea come si potrebbero apportare piccoli accorgimenti se ci fosse un dialogo con chi rappresenta i pendolari e ne conosce le esigenze. «Il nuovo contratto di servizio dal 1 gennaio 2015 dà alla Regione e non al Ministero il compito di contrattare e vigilare su Tenitalia – sottolinea Malaponti – ma dopo un’iniziale confronto con gli ex assessori Bartolotta e Torrisi, i successivi Pizzo e Pistorio hanno azzerato tutto».
Il comitato ha posto nel recente passato a Trenitalia due richieste: «Colmare due buchi, quello tra le 9 e le 12 da Messina a Catania e quello tra dopo le 17 tra Siracusa e Catania». Nel nuovo orario invernale che entrerà in vigore da lunedì prossimo, nessuna novità viene incontro alla prima esigenza. Mentre è stato inserito un collegamento con partenza alle 20.10 da Siracusa con arrivo alle 21.24 nel capoluogo etneo. Che ha fatto slittare alle 21.27 l’ultimo collegamento tra Catania e Messina. «Se ne sistema una e se ne spascia un’altra», conclude Malaponti. In attesa che anche in Sicilia, al momento delle decisioni, si pensi a chi i treni li usa tutti i giorni.