Dopo l'ispezione dei cinquestelle alle «strutture della vergogna», è già pronto un esposto alla Corte dei conti per i danni «incalcolabili» alle strutture di Fondo Patti e del velodromo dello Zen. Dubbi anche sul servizio di pulizia affidato ai lavoratori Reset: «Da capire quanto effettivamente lavorino»
Impianti sportivi distrutti e abbandonati La denuncia del M5S: «Qualcuno pagherà»
Impianti sportivi abbandonati, ormai distrutti dal passare del tempo e dai raid vandalici. A puntare il dito contro lo stato di degrado che colpisce alcune delle strutture più belle della città ma ormai in disuso da tempo sono i deputati alla Camera e all’Ars del M5S che annunciano l’intenzione di presentare una denuncia alla magistratura contabile per i danni incalcolabili alle strutture di Fondo Patti e del velodromo dello Zen. «A Palermo un Diamante non è per sempre – affermano i deputati – almeno quello di Fondo Patti allo Zen, quasi totalmente distrutto da sistematici raid vandalici che lo hanno reso inservibile. Bagni distrutti, seggiolini asportati, tubazioni trafugate. E dire che l’impianto, un piccolo gioiello della disciplina, aveva attirato le attenzioni della major league, la blasonatissima lega professionistica di baseball nordamericana, intenzionata a realizzarvi qualche torneo, prima delle incontrastate scorribande dei discendenti di Attila»
«Lo stato della struttura – racconta la deputata alla Camera, Loredana Lupo – è veramente pietoso. Stringe il cuore vederla così. Le continue incursioni dei ladri hanno depredato la struttura, che per essere rimessa in sesto ora avrà bisogno di cospicui investimenti». Lupo, assieme al presidente della quarta commissione dell’Ars, Giampiero Trizzino, e agli esperti di impiantistica sportiva Petrucci, Tedesco e Torregrossa, nei giorni scorsi hanno ispezionato il Diamante, il palazzetto dello sport, il Velodromo, lo stadio delle Palme e la piscina comunale. «A parte la piscina comunale, non al top e con carenza di bagnini, ma in condizioni tutto sommato accettabili – afferma la Lupo – il denominatore comune delle strutture visitate è il totale degrado, che non ha risparmiato nemmeno lo stadio delle Palme, dove le piste in tartan e in tufo sono inservibili».
Tra le note dolenti, la sorveglianza (assente quella video), condizione che ha consentito incursioni indisturbate dei ladri al Diamante e al palazzetto dello sport. «Figurarsi – sottolinea Lupo – che al palazzetto, il personale alcune volte non entra per paura di sorprendere i ladri in azione. Le denunce alle forze dell’ordine sono continue, anche tre a settimana, ma ciò non ha impedito ai ladri di depredare la struttura che è ridotta ad un cumulo di macerie». Situazioni più o meno simile al Velodromo, dove vandali e degrado sono in eterna concorrenza. La manutenzione è affidata al Coime, mentre la pulizia alla Reset. «Tutti i responsabili delle strutture che abbiamo visitato – ribadisce – per le pulizie hanno problemi a reperire personale femminile, fondamentale per gli spogliatoi. Da tre anni ne fa richiesta lo stadio delle palme, ma la Reset per motivi politico-logistici non le invia. Da capire, sempre per quanto attiene la pulizia, quanto effettivamente lavori la Reset, visto che ci è stato detto che il suo personale timbra al velodromo e poi si sposta per andare a lavorare nelle altre strutture sportive».
«Questo fatto – afferma Trizzino – è da attenzionare, non sarebbe assolutamente fuori luogo un controllo più serrato sul personale. Quanto alla condizione dell’impiantistica palermitana, dire che è inaccettabile è forse riduttivo. Non è ammissibile che strutture di questa importanza siano state praticamene abbandonate a se stesse, con danni di portata incalcolabile». La visita dei cinquestelle agli «impianti della vergogna» non resterà lettera morta. I deputati busseranno alle porte del Comune per chiedere spiegazioni ed interventi. «Ma intanto – aggiunge – stiamo scrivendo tutto in un esposto alla Corte dei conti. Chi è responsabile di questo sfacelo deve pagare i danni alla collettività, non è ammissibile che solo i successi abbiano cento padri e le disfatte siano sempre orfane. Sarà la magistratura contabile a individuare le paternità dei danni e fare pagare i responsabili. Tutto – conclude – non può ricadere sempre sulle spalle dei cittadini».