Inizia con un pareggio il secondo mandato di Ballardini sulla panchina del Palermo. Al gol del difensore classe '93, a segno al 20' nella sua prima gara da titolare in serie A, replica nel secondo tempo Candreva su un rigore provocato da un fallo di Hiljemark su Lulic
Un gol di Goldaniga illude i rosanero In casa Lazio un punto e tanti rimpianti
Buona a metà la prima del Ballardini-bis. L’1-1 dell’Olimpico contro la Lazio nella tredicesima giornata è certamente un buon risultato e inaugura in maniera positiva il secondo mandato rosanero del successore di Iachini ma, per il modo in cui è maturato questo pareggio, il Palermo deve recitare il mea culpa. Sono stati i rosanero, infatti, nel contesto di una gara giocata con lucidità, a «resuscitare» un avversario temibile sulla carta ma in stato confusionale. Solo un episodio casuale avrebbe potuto cambiare la trama del film. Un’ingenuità di Hiljemark, autore al 25’ del secondo tempo di un fallo da rigore evitabile ai danni di Lulic, ha consentito agli uomini di Pioli (a segno dal dischetto con Candreva entrato nella ripresa al posto di Felipe Anderson) di ristabilire la parità vanificando in parte la rete rosanero realizzata al 20’ del primo tempo da Goldaniga. La gioia del jolly classe ’93, che ha impreziosito una prova maiuscola con il gol all’esordio da titolare nella massima serie (perfetta la girata stile attaccante dell’ex Perugia), resta un’immagine da incorniciare ma è stata «macchiata» dal senso di rammarico alimentato dagli sviluppi del match.
Ha un retrogusto amaro questo punto conquistato all’Olimpico e l’amarezza è dettata dal fatto che il Palermo si è fatto male da solo nel momento in cui avrebbe avuto la possibilità di chiudere l’incontro. E’ questo l’insegnamento più grande che lascia la partita: quando hai l’opportunità di mettere sulla gara il punto esclamativo devi farlo e, soprattutto in serie A, non puoi permetterti di mantenere a galla l’avversario di turno. In questo caso la Lazio che, disorientata dalle tre sconfitte di fila in campionato e fischiata dai propri tifosi, era sull’orlo del baratro prima del «regalo» concesso dagli ospiti. In ogni caso, la crescita di una squadra come il Palermo passa anche attraverso questi step. La mano di Ballardini già si vede e il tecnico può consolarsi facendo leva sulle potenzialità di un gruppo che ha ancora ampi margini di miglioramento.
Di solito quando un allenatore subentra in corsa porta nuove idee e spesso interrompe la linea di continuità rispetto alla gestione precedente. Una prassi confermata anche da Ballardini: il tecnico romagnolo ha stravolto il copione disegnato da Iachini (3-5-1-1) e ha cucito addosso alla squadra il vestito più adatto al suo credo calcistico. All’Olimpico il Palermo è sceso in campo con il 4-3-1-2, modulo nel quale hanno trovato spazio alcuni interpreti finiti nel dimenticatoio con Iachini nell’ultimo periodo. Oltre a Goldaniga, sono usciti dal cono d’ombra anche Jajalo, rispolverato in cabina di regia, e Brugman che dopo una lunga permanenza nelle retrovie ha agito da trequartista a supporto del tandem composto da Vazquez e Gilardino. L’italo-argentino, l’elemento di maggiore qualità nell’organico rosanero, ha avanzato il suo raggio d’azione e pur svariando molto in cerca di palloni giocabili ha mantenuto sempre le giuste distanze dal partner d’attacco, a ridosso della porta avversaria. E’ stata una delle intuizioni di Ballardini che, anche se non ha risolto tutti i problemi, ha dato comunque ordine ed equilibrio ad una squadra smarrita prima della sosta e con evidenti lacune sul piano della fluidità di manovra. Determinati automatismi, soprattutto sulle corsie esterne in difesa, vanno registrati (nel primo tempo i biancocelesti hanno creato le uniche situazioni di pericolo attraverso le accelerazioni degli esterni offensivi), ma i rosanero sono sulla strada giusta e il fatto che dopo il gol del vantaggio la squadra non si sia rintanata nella propria metà campo significa che Ballardini ha toccato le corde giuste anche in termini di mentalità.
Anche per questo i rosa masticano amaro. Dopo una prima frazione di gioco incoraggiante, la squadra era rimasta compatta anche nella ripresa e, al netto di qualche fiammata biancoceleste sugli sviluppi di palla inattiva, prima di subire il pareggio dal dischetto aveva avuto in contropiede ottime chance per raddoppiare. Occasioni non capitalizzate da Chochev, minaccioso in tre circostanze, e Gilardino, poco reattivo a tu per tu con Marchetti che successivamente ha respinto anche una conclusione insidiosa del neo-entrato Rigoni. E nel finale i rosa hanno rischiato addirittura la doppia beffa quando Kishna, entrato dalla panchina, ha fallito il gol del 2-1 con un colpo di testa a lato da posizione estremamente favorevole.