I diktat di Roma sull'armonizzazione della contabilità comunale stendono su Palazzo delle Aquile l'ombra di un disavanzo da 396 milioni. Occhipinti (Idv): «Disastro evitabile». Ed è allarme per le troppe tasse non pagate
Comune, riaccertamento del bilancio Un “salasso” da 13 milioni l’anno
Il governo nazionale costringe i comuni a riconsiderare il recente passato e per Palermo il futuro si prospetta tutt’altro che roseo. Si chiama “riaccertamento straordinario” e porterà sulle spalle dell’amministrazione un disavanzo da 396 milioni di euro, che Palazzo delle Aquile potrà spalmare nei prossimi trent’anni con lo stanziamento in bilancio di 13 milioni per ogni annualità.
In pratica, il diktat proveniente da Roma impone ai comuni, al grido di “ce lo chiede l’Europa”, di osare di meno con i numeri al momento della redazione dei bilanci, con nuove, dure, regole che prevedono la considerazione solo di quelle cifre, in entrata e in uscita, la cui spesa o il cui incasso si può considerare aritmeticamente certo. Tagliati dunque fuori tutti quei crediti inesatti da anni e che però, in sede di redazione del documento previsionale, aiutavano a far quadrare i conti, maggiore trasparenza nei numeri e oculatezza nelle spese.
«Se prima, ad esempio, un comune poteva inserire nel bilancio di previsione l’intero importo atteso dagli incassi di una tassa come la Tari – spiega Filippo Occhipinti, capogruppo di Idv a Sala delle Lapidi – con il nuovo regime dovrà considerare la media degli ultimi cinque anni di quanto effettivamente entrato nelle casse comunali dal pagamento dell’imposta, che a Palermo corrisponde a circa il 60 per cento del totale». Una vera e propria emorragia finanziaria che, oltre a mettere in seria difficoltà la contabilità dell’ente, porta a galla il problema, forte, dei crediti insoluti.
«Tutto ciò era prevedibile – continua Occhipinti – La legge sull’armonizzazione della contabilità dei comuni risale al 2011 (con decorrenza dal primo gennaio 2014, ndr), ma pare abbia fatto comodo aspettare il momento giusto per tirare le somme. A inizio anno, infatti, il Comune di Palermo era in grado di mettersi in regola con quanto stabilito dalla legge, la scelta di non farlo, complice anche la Regione, che aveva rinviato, tramite una circolare, il discorso al prossimo anno, salvo poi fare retromarcia lo scorso maggio, a mio avviso, è stata prettamente politica».
Un vero e proprio salasso, quello previsto per le casse comunali, che rischia di avere inevitabili ripercussioni su servizi e tassazione e per cui si attende di conoscere quale sarà la contromossa di Palazzo delle Aquile.