La tragedia è avvenuta in una cava in amministrazione giudiziaria. A fare fuoco è stato un uomo di 49 anni, messo in mobilità retribuita da diversi mesi. La Polizia lo ha fermato poco dopo la tragedia, rintracciandolo nelle campagne in cui si era rifugiato. A scatenare la furia omicida sarebbe stata l'esasperazione dopo la perdita del posto. «Niente lasciava presagire questo gesto» dice chi lo conosce. I sindacati: «Settore in agonia e istituzioni latitanti. Stop a lacrime di coccodrillo»
Duplice omicidio nel palermitano Operaio uccide due colleghi a Trabia
Sarebbe stata la disperazione il movente del duplice omicidio avvenuto stamani a Trabia, nel palermitano. Una sparatoria in una cava in contrada Giardinello, in un’area al confine con Termini Imerese, è costata la vita a Gianluca Grimaldi, consulente per la sicurezza, 38 anni, e al direttore responsabile Giovanni Sorce, 59 anni. Ad ucciderli sarebbe stato un uomo di 49 anni, Francesco La Russa, già fermato dalla Polizia che indaga sulla vicenda.
Un collega, o per meglio dire, un ex collega. Perché il 49enne era in mobilità remunerata dal 31 dicembre scorso. Così esasperato e in difficoltà economiche per lo stipendio decurtato si è recato nella cava e ha sparato alle due vittime. Un omicidio per vendetta e per disperazione. Gli investigatori in queste ore stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica della tragedia. Secondo le prime informazioni, La Russa oggi si sarebbe recato in contrada Giardinello nella cava per un chiarimento. Una volta giunto sul posto, però, la discussione sarebbe rapidamente degenerata e l’uomo avrebbe estratto la pistola e fatto fuoco. Non è ancora chiaro quanti colpi l’uomo abbia esploso. Un altro collega è riuscito a scampare alla furia omicida dell’uomo, ma sotto choc è stato condotto in ospedale dai sanitari del 118.
La cava, sequestrata agli imprenditori Buttitta, è in amministrazione giudiziaria. Affidata a Gaetano Cappellano Seminara, l’avvocato indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta che vede coinvolta anche l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, che si è già dimessa dal suo incarico dopo l’avviso di garanzia per corruzione, induzione e abuso d’ufficio. Gli amministratori giudiziari sono andati nella cava, dopo avere saputo del duplice omicidio. E proprio l’amministrazione giudiziaria precisa che «gli era stato proposto di andare lavorare a circa dieci chilometri di distanza, presso la Cava Valle Rena, ma aveva rifiutato».
Francesco La Russa è stato raggiunto dai poliziotti nelle campagne di Trabia, dove si è rifugiato subito dopo l’omicidio. Agli agenti ha indicato con estrema lucidità il luogo in cui teneva la pistola, legalmente detenuta. Adesso si trova nei locali della Squadra mobile, dove gli investigatori lo stanno interrogando per ricostruire la dinamica dell’omicidio. Secondo alcuni testimoni nelle ultime settimane più volte si era recato alla cava per chiedere la riassunzione, richieste cadute nel vuoto. Così oggi esasperato ha fatto fuoco controllo quelli che riteneva i responsabili della sua difficile situazione economica.
Sulla vicenda intervengono Antonino Cirivello, segretario generale della Filca Cisl Palermo Trapani, e Daniela De Luca, segretario generale della Cisl Palermo Trapani, per i quali «il folle gesto di oggi è frutto di una disperazione dilagante, che cresce anziché diminuire. L’edilizia fa notizia ormai solo per tragedie suicide, omicide o per le morti bianche» denunciano. Un comparto, quello delle costruzioni, «in agonia». «Concretamente – proseguono i due leader sindacali – nessuno si interessa degli 80mila disoccupati del settore, delle loro vite e del dramma che le loro famiglie ogni giorno vivono. Le imprese che si curano solo del proprio profitto e mai dei lavoratori, le istituzioni che latitano e non investono un euro a sostegno delle costruzioni in Sicilia, facciano mea culpa. Per impedire altre tragedie occorrono fatti, non parole e lacrime di coccodrillo».
Secondo chi lo conosceva nell’ambiente di lavoro «nulla lasciava presagire un gesto del genere». Per il segretario della Fillea Cgil di Palermo, Francesco Piastra «il dato preoccupante è l’incertezza crescente nella prospettiva di molti lavoratori disoccupati che, una volta licenziati e in mobilità, non riescono a trovare un nuova occupazione. La ricerca di un nuovo posto è motivo di angoscia, perché trovare occupazione con la crisi drammatica che attraversa il settore dell’edilizia a Palermo è molto difficile». Un duplice omicidio che resta «un gesto folle, sconsiderato» dice ancora Piastra, per il quale, però, dietro si nasconde una realtà: «Molti lavoratori che conoscono la disoccupazione non intravedono una possibilità di una nuova prospettiva e l’ammortizzatore sociale è un sostegno basso rispetto al reddito».
Una situazione drammatica amplificata dalla crisi del settore, che negli ultimi anni ha visto dimezzare la propria forza lavoro con il 50% degli operai licenziato. «L’unica via d’uscita è determinare condizioni di sviluppo nella nostra provincia, che possano dare una prospettiva ai tanti disoccupati del territorio e garantire adeguati strumenti di sostegno al reddito per i lavoratori che si trovano in stato di disoccupazione».