Dai terreni di famiglia abbandonati all’Oscar green Caradonna: «Esporto l’80%, in Sicilia burocrazia infernale»

Trentasei anni e un’attenzione particolare per i dettagli, l’innovazione e la sicurezza. Giuseppe Caradonna, palermitano, è un imprenditore curioso per natura, sempre alla ricerca di stimoli e di prodotti che vanno oltre l’ordinario. Ieri è stato premiato con l’Oscar Green promosso da Coldiretti per la categoria “Fare Rete” grazie ai nuovi prodotti, che presto andranno in produzione: “Lacrime di Bacco” e “Nozze di Bacco“. Nomi suggestivi per gelatine di vino arricchite con oro. “Lacrime di Bacco” è una gelatina di Cabernet vendemmia tardiva, il vino di punta delle Tenute Caradonna, impreziosita da foglie d’oro commestibile 23 carati. “Nozze di Bacco”, invece, è una gelatina di Malvasia, altro vino di punta dell’azienda, con foglie d’oro e petali di rose. 

Prodotti per un mercato di lusso perlopiù estero, quello al quale si rivolge già da tempo la sua azienda. Giuseppe nel 2010 ha rilevato a Salemi (Trapani) i terreni della famiglia abbandonati e ha deciso di creare un’azienda agricola. Dopo esser partito con la produzione di olio, si è aperto al mondo del vino. Oggi produce 35mila bottiglie l’anno delle quali l’80 percento viene esportato: il 70 percento in Cina, il restante 10 percento tra Inghilterra e Spagna. Un anno fa, ad una degustazione, ha incontrato Orazio Leonforte dell’azienda di trasformazione di Leonforte “Contrada Buzzetta” e proprio da questo incontro, dal confronto, dalla contaminazione, dai sogni dei due imprenditori, sono nati questi prodotti che mescolano tradizione e innovazione

«Il prodotto ci permette di aggredire altri mercati che non sono quelli propri del vino – spiega l’imprenditore -: è un prodotto che verrà usato in cucina con degli abbinamenti con formaggi, pesci o carni, ma si troverà anche nelle botteghe di prodotti tipici». Tante le difficoltà incontrate in questi cinque anni. A cominciare dalla burocrazia, che «in Sicilia è sicuramente infernale», poi c’è anche «la difficoltà per i trasporti – aggiunge -, i collegamenti sono pessimi sull’Isola e questo si ripercuote sulle produzioni. Infine ci sono le contraffazioni del Made in Italy: le istituzioni non sanno proteggere e valorizzare i prodotti locali». Così Caradonna ha deciso di esportare gran parte della sua produzione per «sfuggire a certe logiche di mercato, io esporto e vengo pagato anticipatamente e non ho problemi, qua sarebbe impensabile». 

Ma i sogni di Caradonna non si esauriscono qui e la voglia di fare ancora e sperimentare prodotti nuovi non lo abbandona. «Ho un altro sogno nel cassetto – ammette -: voglio realizzare la glassa di vino, come quella che già esiste per l’aceto balsamico, con tutte le variazioni dei vini che produco, quindi nero d’avola, cabernet, grillo eccetera». Una nuova sfida che partirà con la sperimentazione dopo che avrà messo a regime la produzione delle gelatine.


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