Nitsch, una denuncia contro la «mostra degli orrori»   Leto: «Non è un artista, ma uno squartatore di maiali»

Dopo la Dichiarazione dei diritti degli animali dell’Unesco si appellano al Codice penale. Non c’è pace a Palermo per il padre dell’azionismo viennese, movimento che coniuga teatro, body art, performance e pittura gestuale. Gli autori della petizione da 70mila firme, con cui si chiedeva di annullare la personale di Hermann Nitsch, inaugurata lo scorso 10 luglio e in esposizione fino al 10 settembre nei capannoni Zac, promettono battaglia. E questa volta invece che al web si sono affidati a questura, prefettura e carabinieri. Niente manifestazioni di piazza e cortei. Niente atti di forza e provocazioni. Nicolina La Ciura e Antonio Leto, i due promotori della raccolta di firme sul sito sul sito Change.org, invece, hanno preso carta e penna e presentato una denuncia. Due pagine in cui mettono nero su bianco accuse gravissime. Per loro, infatti, la mostra ai Cantieri culturali della Zisa viola gli articoli 404 e 414 del codice penale, vilipendio contro la religione e istigazione a delinquere.

La Ciura e Leto puntano il dito contro «l’utilizzo di carcasse di animali che vengono uccisi e utilizzati ancora sanguinanti e sacrificati in croce». «L’artista invita gruppi di persone a squartarli, a tirarne fuori le viscere e a calpestarle – si legge nella denuncia -, il tutto accompagnato da riti liturgici dove i simboli della religione cristiana vengono offesi». Un’espressione artistica che nulla ha a che vedere con la «legittima documentazione di atti accaduti come può essere un reportage di guerra o i procedimenti dell’allevamento intensivo e mattanza degli animali per fini alimentari». Al contrario le opere dell’artista viennese sono «vere e proprie “messe in scena” realizzate ad hoc, reali, che servono per istigare gli uomini agli istinti più primordiali, unico modo per raggiungere la catarsi spirituale».

«Ci siamo messi in gioco – dice Antonio Leto a MeridioNews – perché crediamo in questa battaglia. Pensiamo sia un errore accostare il nome di Palermo a queste immagini di una violenza inaudita. All’arte di uno squartatore di maiali». La speranza, allora, è che la Polizia vada a chiudere la «mostra del nulla», «l’esposizione degli orrori». La crociata anti-Nitsch ormai va avanti da tempo. Dal 29 maggio, per la precisione. Quando Leto ha scritto una lunga lettera personale al sindaco. «Non mi ha mai risposto – racconta -. Cosa mi aspettavo? Che Orlando ci contattasse per ascoltare anche le nostre ragioni, quelle condivise da 70mila persone, che hanno provato orrore e disgusto davanti a simili immagini».

Durante la conferenza stampa di presentazione della mostra, alla presenza dell’artista, l’assessore comunale alla Cultura Andrea Cusumano, che di Nitsch è stato collaboratore per più di 20 anni, aveva difeso la scelta dell’Amministrazione. «Mi sembra assurdo essere la prima istituzione pubblica che censura una mostra in Italia» aveva detto. A stretto giro di posta arriva la replica. «Al di là dell’uso retorico del concetto di censura fatto da Cusumano, noi riteniamo, al contrario, che annullare la mostra di un artista sanguinario che viola le norme di etica sarebbe stato un bellissimo gesto da parte dell’amministrazione Orlando, un messaggio di pace». Per Leto, invece, accostare Palermo a Nitsch, «un artista obsoleto che non ha più nulla da dire» significa veicolare «l’immagine di una città violenta».

«La mostra ha aperto i battenti e questo ci ha ulteriormente permesso di riflettere sulla scelta ignobile di ospitare un artista che non ha alcun rispetto per la vita, l’amore, la giustizia – dice La Ciura -. Anzi, costui istiga alla violenza, fa degli animali uno scempio neppure degno dei macelli, offende il culto religioso, ed aggiungerei offende la città di Palermo da sempre in lotta contro ogni genere di malsana azione umana. Se l’etica non basta agiamo per mezzo di legge».

L’ultima parola spetterà adesso agli investigatori. Intanto, però, Luisa La Colla, consigliera del Pd a Sala delle Lapidi ha già presentato un’interrogazione e punta il dito contro «l’inappropriatezza di tale mostra a Palermo, soprattutto perché realizzata con sponsorizzazione di un ente pubblico, in un luogo pubblico». E per dar voce all’altra arte gli autori della petizione sono già al lavoro su un progetto alternativo: una mostra figurativa di arte contemporanea basata su un principio etico. «Perché l’arte contemporanea – conclude Leto – non è macabra e non deve per forza colpire allo stomaco».


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