Ha ucciso perchè il prezzo della benzina era più alto del solito. Ha sparato al Nicola Lombardo, 44 anni, e poi è fuggito. La vittima lascia 3 figli piccoli. Gli investigatori sono riusciti a rintracciare l'assassino grazie alla sua auto, una Fiat Punto scura che era stata ripresa da diverse videocamere di sorveglianza della zona, e tramite la targa è stato possibile risalire al proprietario IL VIDEO
Il killer del benzinaio confessa La vittima lascia tre figli
Si chiama Mario Di Fiore e ha 63 anni. Dopo due giorni di caccia all’uomo la polizia lo ha fermato ieri sera e il movente del so gesto rientra tra i “futili motivi“, motivo per cui gli è stata contestata anche questa aggravante. Futili perchè a scatenare l’ira dell’uomo è stata, come lui stesso ha ammesso, il prezzo troppo alto della benzina. Un pieno che di solito pagava 60 euro, quel sabato lo avrebbe dovuto pagare 68. Da questo sarebbe nato il diverbio e la reazione di Nicola Lombardo, benzinaio di 44 anni, che forse aveva capito che l’uomo sarebbe andato via senza pagare. Subito dopo gli spari.
Sabato scorso intorno alle 15, Di Fiore lo ha ucciso con un colpo di pistola al’addome. A dare l’allarme erano stati alcuni passanti. Sul posto è arrivata in pochi attimi una pattuglia della Polizia che aveva prestato i primi soccorsi. Subito dopo è arrivato il 118 che ha portato l’uomo all’ospedale Civico. Le sue condizioni erano apparse subito gravi. Lombardo è morto dopo poche ore a causa di quel colpo che gli ha spappolatola milza, lasciando moglie e tre figli piccoli.
L’arma del delitto con cui Di Fiore ha sparato non era registrata ed è stata trovata in un magazzino a Ficarazzi, dentro un secchio nascosta da alcuni stracci. L’uomo ha raccontato agli inquirenti che era abituato a girare armato, per difendersi. In passato aveva subito due rapine: da 5 e da 7 milioni. Nella sua abitazione è stata trovata un’altra arma di grosso calibro, regolarmente registrata.
Gli investigatori sono riusciti a rintracciarlo grazie alla sua auto, una Fiat Punto scura che era stata ripresa da diverse videocamere di sorveglianza della zona, e in particolare attraverso un frammento di quelle immagini in cui si intravedeva la targa. «Lo abbiamo confrontato con più di 15 mila targhe – ha spiegato il capo della Mobile Rodolfo Ruperti – e alla fine siamo risaliti a una che coincideva con la descrizione della macchina che avevamo, di proprietà di un uomo che viveva a Palermo,e che corrispondeva alle descrizioni fatte dai testimoni e quindi con i baffi e sulla sessantina».