Venti indagati per le visite a Rebibbia all'ex governatore in cella dal 2008. Lui si difende: «Non ho mai ricevuto, né tanto meno chiesto favoritismi. Essendomi stato tolto il vitalizio, quello che ho lo sta usando la mia famiglia per vivere e pagare 500mila euro di risarcimento alla Regione siciliana»
Visite sospette in carcere, la replica di Cuffaro «Farò valere le mie ragioni davanti la giustizia»
Dal carcere romano di Rebibbia Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia in carcere dal 2008 con l’accusa di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, annuncia ricorso alla giustizia dopo l’apertura di un’inchiesta da parte dell’Antimafia di Roma in cui si contesta il reato di falso rispetto ad alcune visite ricevute dall’ex governatore da parte di alcuni suoi fedelissimi. Grazie a quest’incontri Cuffaro sarebbe stato in grado di gestire, nonostante la detenzione, alcuni suo affari personali.
La notizia è stata diffusa nei giorni scorsi da Il Fatto Quotidiano. Sarebbero circa 20 le personalità coinvolte nell’indagine, tutte facente parti del mondo politico nazionale. Spiccano la sottosegretaria allo Sviluppo Economico Simona Vicari, Pippo Gianni (ex onorevole Udc), Giuseppe Ruvolo (Gal), Cinzia Bonfrisco (ex senatrice di Forza Italia) e Salvo Fleres (Forza del Sud) ex garante dei diritti dei detenuti in Sicilia. «Mi rivolgerò all’autorità giudiziaria per fare valere le mie ragioni – ha fatto sapere in una nota l’ex governatore siciliano – e ho chiesto all’amministrazione del carcere di Rebibbia di valutare l’opportunità di fare altrettanto a tutela dell’immagine dell’istituito di pena e dell’operato dei suoi funzionari e agenti». Gli indagati sarebbero sospettati di avere fatto visita all’ex presidente per prendere disposizioni sulla gestione del suo patrimonio personale. Secondo quanto contestato, in particolare la sottosegretaria Vicari avrebbe spacciato per suoi assistenti alcuni politici per consentire loro l’ingresso nel carcere di Rebibbia.
Dal penitenziario romano Cuffaro respinge ogni accusa in una nota affidata al suo legale Maria Brucale: «Non ho mai ricevuto tanto meno chiesto favoritismi vivo in una cella con altri detenuti dove abbiamo circa 2,70 metri calpestabili a testa nonostante ciò non mi sono mai lamentato e ho sempre vissuto la vita detentiva adeguandomi a ciò che mi veniva imposto. Non mi è stato concesso neppure un permesso di 24 ore per far visita a mia madre malata». Rispetto alle visite sospette commenta: «Ho ricevuto le visite di moltissimi parlamentari, ma sono state solo visite di valore umano. Non ho mai parlato con nessuno del mio patrimonio. Essendomi stato tolto da oltre un anno il vitalizio, quello che ho lo sta usando la mia famiglia per vivere e pagare 500mila euro in parte per risarcire la Regione siciliana».
Nei giorni scorsi Vicari si è difesa: «Sono andata a trovare Totò Cuffaro con un mio strettissimo collaboratore istituzionale di Roma e ben al di sopra di ogni sospetto – si giustifica -. Si tratta soltanto di una bolla di sapone». Il movimento cinque stelle ha chiesto le dimissioni della sottosegretaria. «Dopo essere stata pizzicata a favorire, presumibilmente, la Cpl Concordia, al centro dell’inchiesta sulle tangenti a Ischia – commenta il gruppo parlamentare Cinquestelle – oggi apprendiamo che risulta anche indagata per falso e per aver favorito Totò Cuffaro, condannato per favoreggiamento aggravato all’associazione mafiosa».