La Sicilia e il poco edificante primato di essere maglia nera per quanto riguarda gli ettari di terreno bruciati negli incendi in Italia. Emergenza, ormai diventata fenomeno cronico, con la Regione che sembra attrice non protagonista. Dietro questa passività non c’è solo un carente fronte della prevenzione ma anche delle problematiche su quello amministrativo, con […]
Il vuoto dei Comuni siciliani sul catasto incendi: «Così si favorisce la mafia dei roghi»
La Sicilia e il poco edificante primato di essere maglia nera per quanto riguarda gli ettari di terreno bruciati negli incendi in Italia. Emergenza, ormai diventata fenomeno cronico, con la Regione che sembra attrice non protagonista. Dietro questa passività non c’è solo un carente fronte della prevenzione ma anche delle problematiche su quello amministrativo, con un terzo dei Comuni siciliani commissariati per gli inadempimenti sul catasto annuale degli incendi. Uno strumento, regolato da una legge nazionale applicata in Sicilia dopo anni, che permetterebbe ai municipi dell’Isola di censire e delimitare le aree colpite dagli incendi e imporre dei vincoli di inedificabilità e di pascolo.
Il catasto degli incendi e la speculazione della mafia

«In Sicilia il 70 per cento dei roghi è di natura dolosa e l’applicazione del catasto degli incendi permetterebbe di frenare la speculazione della mafia in questo settore», spiega a MeridioNews Giovanni Tarantino, di Fenice Verde. L’associazione, con base a Palermo, porta avanti il progetto interattivo di un osservatorio incendi su base regionale che possa coinvolgere istituzioni, amministrazioni e realtà del volontariato. «Purtroppo ci siamo accorti che nei Comuni non c’è il personale adeguato per aggiornare e rispettare le tempistiche del catasto incendi – continua Tarantino – ecco perché stiamo cercando di capire come superare questo ostacolo con una piattaforma unica a livello regionale con dei dati aggiornati».
«I Comuni devono provvedere a redigere il catasto degli incendi annualmente – precisa Tarantino – In una prima fase questo avviene in maniera temporanea perché poi, normalmente per 30 giorni, c’è la possibilità di produrre osservazioni da parte di cittadini, volontari o altri attori. Terminato questo periodo si passa all’approvazione e alla pubblicazione definitiva». Passaggi che in un terzo dei Comuni della Sicilia non avvengono nei tempi previsti e che come unica conseguenza portano al commissariamento. «Il Comune di Palermo per esempio – continua Tarantino – nel catasto incendi pubblicato per il 2024 non ha indicato nemmeno un rogo».
La fase sperimentale a Carlentini e San Mauro Castelverde
Il progetto pilota sull’osservatori degli incendi portato avanti dall’associazione Fenice Verde ha avuto una fase sperimentale che ha coinvolto i Comuni di Carlentini, in provincia di Siracusa, e San Mauro Castelverde, sulle Madonie in provincia di Palermo. In questi due territori l’associazione ha cercato di supportare le amministrazioni insieme ad associazioni e cittadini che ci vivono. Nel primo Comune adesso è possibile consultare online il catasto incendi 2024. Il territorio è diviso in particelle e nella mappa interattiva vengono indicati i roghi, la tipologia di incendio e la data d’intervento per le operazioni di spegnimento. Le segnalazioni alle amministrazioni però possono essere fatte anche da cittadini e volontari. Basta cliccare su una particella per inviare una segnalazione nella quale è possibile inserire l’evento, allegare una foto e una descrizione dell’incendio.
«A San Mauro Castelverde non c’era un dipendente con la preparazione adeguata per la gestione del catasto incendi e le cose sono andate più a rilento – spiega Tarantino – Mentre a Carlentini abbiamo avuto la fortuna di trovare un impiegato virtuoso con conoscenze normative e del programma AutoCad (software usato in vari ambiti per il disegno tecnico assistito, ndr). Per questo chiediamo formazione del personale nei Comuni e lo faremo presente anche all’Associazione nazionale dei Comuni italiani».
Insieme all’osservatorio l’associazione punta a fare rete tramite FireFree. Una piattaforma partecipativa (che verrà presentata il 3 dicembre a Palermo a Palazzo Bonocore) che raccoglierà contributi di cittadini, associazioni, tecnici e ricercatori per tradurre dati, criticità e pratiche emerse dal progetto pilota in proposte legislative e regolamentari. Perché la lotta agli incendi e alla mafia passa anche attraverso la prevenzione.