Dodici anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Diventa definitiva la condanna per Paolo Ruggirello, ex deputato trapanese all’assemblea regionale siciliana. A stabilirlo è stata la corte di Cassazione confermando la sentenza di secondo grado del 25 gennaio scorso. Adesso Ruggirello dovrà scontare la pena dietro le sbarre. Il politico nel 2019 finì tra le […]
Mafia, condanna definitiva per Paolo Ruggirello. Ex deputato con Mpa e Musumeci. Poi Articolo 4 e Pd
Dodici anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Diventa definitiva la condanna per Paolo Ruggirello, ex deputato trapanese all’assemblea regionale siciliana. A stabilirlo è stata la corte di Cassazione confermando la sentenza di secondo grado del 25 gennaio scorso. Adesso Ruggirello dovrà scontare la pena dietro le sbarre. Il politico nel 2019 finì tra le 25 persone coinvolte nell’operazione antimafia Scrigno. Gli inquirenti all’epoca avevano messo sotto la lente d’ingrandimento il mandamento mafioso di Trapani e le famiglie di Cosa nostra attive tra Paceco e Marsala.
Ruggirello e la politica: i continui cambi di casacca

Paolo Ruggirello viene eletto per la prima volta all’Ars con la lista del Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo. Era il 2006 e il centrodestra sosteneva la corsa a governatore di Totò Cuffaro. Trascorsi due anni, con le dimissioni di Cuffaro dopo la condanna in primo grado a cinque anni, si torna a votare e Ruggirello conferma il suo scranno a palazzo dei Normanni sempre con gli autonomisti di Lombardo. Il tris per politico trapanese arriva nel 2012 con la lista Nello Musumeci Presidente. La visione della politica da parte di Ruggirello però cambia e dal centrodestra si sposta al centrosinistra. Un passaggio che avviene attraverso il movimento Articolo 4, fondato dall’ex vicepresidente della Regione Lino Leanza. Il 7 marzo 2015 c’è l’ufficialità e si concretizza una grande ammucchiata con la fusione di Articolo 4 all’interno del Partito democratico a spinta renziana. Da sostenitore di Cuffaro, Lombardo e Musumeci ecco che Ruggirello si ritrova in una formazione alleata con l’allora governatore Rosario Crocetta. Nel 2017 il politico cerca il quarto mandato all’Ars ma l’elezione, con la lista del Pd a sostegno di Fabrizio Micari, non avviene. Stesso esito nel 2018 quando con i dem corre per il Senato. Ultimi scampoli nel mondo politico prima dei guai giudiziari.
Ruggirello? «Il Santo della provincia di Trapani, il più serio politico che abbiamo»
I rapporti tra il politico, appartenente a una facoltosa famiglia del trapanese, e il mondo di Cosa nostra inizierebbero nel 2001. All’epoca all’uomo d’onore Filippo Coppola, che era in carcere a Trapani, sarebbe stato chiesto tramite il fratello di reperire voti per le comunali di Erice, dove Ruggirello è stato consigliere comunale prima e assessore poi. In mezzo i presunti rapporti con altri personaggi legati al contesto mafioso trapanese, come Giovanni Buracci, Michele Accomando. C’è poi la figura del boss massone Mariano Asaro. I fratelli Pietro e Francesco Virga lo avrebbero sostenuto per le Regionali del 2017 e le Politiche 2018. Entrambi erano ritenuti i reggenti del mandamento mafioso di Trapani oltre a essere i figli dello storico boss ergastolano Vincenzo. Altro nome accostato a quello di Ruggirello è quello di Francesco Orlando, pure lui già condannato e ritenuto ai vertici della famiglia di Trapani.
Altro rapporto di Paolo Ruggirello passato ai raggi X è quello con il mafioso di Campobello di Mazara Filippo Sammartano. Colui che definì Ruggirello «il Santo della provincia di Trapani, il più serio politico che abbiamo». Sammartano è morto per cause naturali nel 2016. La procura nei confronti di Ruggirello contestava il reato di associazione mafiosa, ritenendolo «il ponte per far entrare la criminalità mafiosa dentro le istituzioni». In un passaggio delle motivazioni della sentenza di primo grado si leggeva, in relazione a Ruggirello, come: «il movimento politico Articolo 4 è stato lo strumento idoneo a consentire l’ingresso nelle istituzioni di soggetti graditi alla consorteria mafiosa e, in ultima analisi, a incrementare seriamente le possibilità di Cosa nostra di influenzare lo svolgimento della vita politica democratica».