Lungomare, il progetto della pista ciclabile Bianco: «Già pronto, presto il bando di gara»

È stato stimato che nelle regioni in cui è alto il numero di ciclisti si risparmiano fino 2,5 miliardi di spesa sanitaria. Nel Nord Europa – inoltre – il turismo portato dalle due ruote a pedali produce già miliardi di guadagno. Nel dibattito di oggi in sala Giunta, a Catania – in cui il sindaco Enzo Bianco e l’assessore alla Viabilità Rosario D’Agata hanno dialogato con i rappresentati dell’associazioni ciclistiche di Catania – si è discusso anche di questo: ovvero dei tanti benefici che lo sviluppo della mobilità ciclistica potrebbe portare alla città.

Il Comune, con i suoi esperti del traffico urbano, propone un progetto per la nascita della prima pista ciclabile cittadina. Un lungo percorso che attualmente è pensato solo per i due chilometri che collegano piazza Mancini Battaglia con piazza Europa, spicchio di città protagonista ormai da mesi del progetto del Lungomare Liberato. È grazie all’ottimo riscontro dato dai catanesi all’idea di trasformare in zona pedonale, per una domenica al mese, il tratto del Lungomare che si sono poste le basi per rivendicare uno spazio riservato anche ai ciclisti.

Tuttavia la questione dell’attesa e promessa pista ciclabile non riguarda solo l’ordine urbano, ma anche la sicurezza. Perché sono stati numerosi gli incidenti e le controversie nate dalla convivenza di bici e auto in città, anche nelle strade a scorrimento veloce. I due chilometri rintracciati al Lungomare sono un punto di partenza per una progettazione che vedrebbe il collegamento del percorso grazie alla valorizzazione della pista ciclabile già esistente in viale Kennedy e una da realizzare al Porto, il tutto per estendere così la mobilità ciclistica da Ognina fino alla Playa.

Il Comune ha scelto, dunque, di rispondere alle richieste dei cittadini, ma non è ancora stata comunicata una data d’inizio dei lavori della pista: «La faremo più rapidamente possibile – garantisce il sindaco Bianco – ma serve progettare nel rispetto delle leggi. Il progetto è già pronto, appena ci daranno i pareri e i consensi faremo partire il bando di gara. Appena pubblicato, diremo esattamente quante settimane ci vorranno per realizzare tutto». La progettazione cerca la più ampia partecipazione, soprattutto perché la pista ciclabile sottrarrà dei posti auto: «Nei prossimi mesi incontreremo anche le associazioni dei commercianti e dei pubblici esercizi per ragionare anche con loro come recuperare una parte dei parcheggi che saranno in qualche misura perduti. Suggerimenti tecnici li stiamo assumendo sotto forma di dialogo».

Queste, da progetto, le dimensioni della pista: due metri e cinquanta sul lato destro, andando verso Ognina; nei due sensi di marcia occuperà un metro e venticinque per lato; mentre sul marciapiede verrà realizzata una pista pedonale per la corsa che – secondo quanto riferisce ancora il sindaco di Catania – sarà realizzata e donata alla città di Catania dalla Fidal. Nove mesi l’anno, escluso il periodo estivo che va dal 15 giugno al 15 settembre, la pista si estenderà fino ad Aci Castello grazie alla manifestazione d’interesse del primo cittadino castellese Filippo Drago. Nei periodi estivi l’amministrazione di Aci Castello ha invece scelto di tutelare i posti auto a pagamento occupabili dai clienti dei vari lidi che si snodano lungo via Antonello da Messina.

Le associazioni dei ciclisti presenti in sala Giunta guardano con fiducia al progetto. A alcuni – come Salvaiciclisti Catania – non si aspettavano neppure la possibilità di poter aprire un dialogo con l’amministrazione. «Siamo soddisfatti del progetto – dichiara Viola Sorbello – siamo felici che la pista ciclabile pare si realizzi». Un parere tecnico al progetto viene invece dal delegato del rettore per la mobilità aziendale Giuseppe Inturri, ricercatore al Dipartimento d’Ingegneria dell’università di Catania. Interrogato su criticità e positività del progetto, Inturri risponde: «Se criticità può esserci, è quella di non aver realizzato prima questo progetto. Sono più di 30 le associazioni dei cittadini che promuovono cambiamenti culturali in tema di mobilità e di riqualificazione degli spazi urbani. Il progetto presentato direi è quasi naturale, è la cosa più semplice e ovvia da fare». 

Dall’utilizzo della bici, inoltre, potrebbe nascere un’occasione di riscatto sociale. «Dobbiamo pensare alla bicicletta come un mezzo di trasporto equo. Siamo abituati a una città completamente accessibile alle auto, dimenticando che queste non sono guidate dalle persone con meno di 18 anni, dagli anziani, dai disabili e dalle persone con condizioni economiche meno agiate – conclude il ricercatore – Negare l’accessibilità a tutte le funzioni urbane a gran parte della popolazione è una forma di povertà ed esclusione. Realizzare la pista può essere un’operazione di giustizia sociale». 


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