Ragusa, i movimenti chiedono una Casa dei diritti Il sindaco M5s: «Il Comune è già il luogo preposto»

Il programma elettorale di Federico Piccitto per diventare sindaco riportava gli slogan cari al Movimento Cinque Stelle: «democrazia partecipata», «consapevolezza dei diritti», «attenzione alle fasce deboli della popolazione», «destinazione delle risorse alla comunità».

Dopo le elezioni, diverse componenti, impegnate su vari fronti nel territorio, hanno lanciato una campagna di partecipazione popolare. Tra i promotori, Generazione Zero, A sinistra Ragusa, Amnesty international, il comitato studentesco, Agedo, l’Associazione Multietnica Uniti senza Frontiere e Libera, a cui si sono poi aggiunte le forze sindacali della Flc-Cgil e dell’Usb. Il progetto mirava all’istituzione di una Casa dei Diritti. In linea con l’esperimento lanciato a Milano con la amministrazione Pisapia da due anni, uno spazio pubblico «dove vengono erogati dei servizi, dove si trovano degli sportelli informativi e di orientamento aperti ai cittadini, dove puoi organizzare o partecipare a eventi, convegni, conferenze, momenti di incontro e confronto, occasioni di dibattito».

L’obiettivo, già definito in uno degli appelli iniziali, era svolgere «una funzione pratica, d’esempio, di stimolo […], la concessione degli spazi e il loro uso critico può servire ad avvicinare interi segmenti della società completamente abbandonati a se stessi».

Si chiedeva quindi di ricevere in assegnazione uno spazio pubblico inutilizzato per garantire, all’interno, «uno sportello LGBT, che si occuperà dei casi di discriminazione legati all’orientamento sessuale, uno delle seconde generazioni, riservato ai giovani figli di immigrati non ancora in possesso della cittadinanza italiana, uno d’ascolto e di prevenzione contro la violenza sulle donne, uno contro tutte le dipendenze, uno dedicato alle iniziative di solidarietà sociale e alla tutela dei diritti dei senza casa e dei senza lavoro, uno per i diritti degli studenti, una sede naturale delle associazioni che operano nel campo dell’antimafia sociale».

Nel corso dell’inverno è stata lanciata una sottoscrizione per raccogliere firme a supporto del progetto, da presentare all’amministrazione attraverso l’istituto della petizione popolare. Oltre 500 ragusani hanno espresso il loro consenso. Le firme sono state protocollate il 30 gennaio a Palazzo delle Aquile. Il comune di Ragusa aveva 60 giorni di tempo per rispondere.

Il nove marzo, l’assessore ai Servizi Sociali Salvatore Martorana ha incontrato i rappresentanti della Casa dei Diritti, che hanno parlato di «significativa apertura», augurandosi «una disponibilità (..) preludio ad un duro lavoro da fare insieme». Tuttavia la risposta ufficiale del sindaco, due settimane dopo, è stata differente dalle aspettative. Piccitto ha precisato che «l’istituzione comunale rappresenta già il luogo fisico e istituzionale preposto alla tutela dei diritti di tutti i cittadini e che pertanto non si ritiene di istituire altre case dei diritti». Ha invece confermato la disponibilità alla realizzazione (di cui si discute) della «casa delle associazioni», nel quale possano trovare spazio loro e ad altre realtà.

La possibile assegnazione dell’ex istituto commerciale del quartiere Carmine, che attende ancora il parere degli uffici per il rispetto delle norme, viene così rinviata – probabilmente ad un istituto in cui non tutte le realtà della Casa dei Diritti potrebbero trovare posto, perché non tutte associazioni, ma anche movimenti spontanei e comitati.

I rappresentanti della Casa dei Diritti dichiarano di non capire «la logica della proposta del sindaco, che con una superficialità che lascia senza parole, mescola in un unico calderone il progetto della Casa delle Associazioni con la Casa dei Diritti. Se le parole hanno ancora un senso, per noi la differenza, lessicale e sociale, è lapalissiana. Chiudere la porta in faccia a chi chiede uno spazio per i diritti è un fatto grave, soprattutto se viene dalla penna di un primo cittadino».


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