L'esonero di Ventrone ridefinisce il ruolo dell'amministratore delegato. Che aveva promesso: «Finché ci sarò io, lui resta». La rinuncia al preparatore è solo l'ultimo cambiamento del duo Delli Carri-Moggi che, da gennaio, ha acquisito forza decisionale. Sullo sfondo il placet di Pulvirenti e la necessità di salvare la stagione
Calcio Catania, si «sgonfia» il ruolo di Cosentino Le nuove strategie dei rossazzurri per la salvezza
Le proteste dei tifosi e della stampa, al termine di Catania-Frosinone, hanno giocato un ruolo importante nell’avvenuto esonero di Gian Piero Ventrone. Certamente non un ruolo decisivo. Altrimenti la società avrebbe agito parecchio tempo fa. Spalti e giornali, infatti, nei mesi precedenti avevano già rivolto al preparatore le medesime accuse, riascoltate di recente, su infortunati e condizione atletica della squadra. La protesta aveva raggiunto l’apice quando Sannino, l’ex allenatore, ne aveva chiesto il ridimensionamento. Il tecnico aveva dietro di sé l’intera squadra e, davanti una classifica che permetteva ancora di pensare alla promozione. Scegliere per l’esonero di Ventrone, già allora, sarebbe stato per la società più semplice e pure più ragionevole che non adesso, quando la classifica pare compromessa.
A giocare un ruolo determinante nel recente esonero, secondo quanto appreso da MeridioNews, sono state le cosiddette condizioni interne (societarie). Condizioni profondamente mutate quando, a gennaio, il Catania dà il benvenuto a Daniele Delli Carri in veste di direttore sportivo. «Non ci serve, abbiamo Caniggia», aveva detto l’amministratore delegato Pablo Cosentino. A partire da quella scelta societaria, che sovverte una pubblica presa di posizione di Cosentino, la società ha azzerato e poi rivoluzionato ogni mossa compiuta in precedenza, a suo nome, dall’addì argentino.
Sono cambiate le scelte di calciomercato. Cosentino affermava: «Non posso prendere tutti giocatori italiani», a gennaio ne sono arrivati nove dall’Italia. Sono cambiate le gerarchie dei titolari: il Catania di Cosentino retrocesse in B con un solo italiano tra i titolari, iniziò questa stagione con tre, adesso Marcolin ne schiera dieci e ben otto sono arrivati dal mercato di gennaio. C’è più disciplina all’interno dello spogliatoio: da squadra più sanzionata del campionato, a partire da gennaio il Catania è tra le più corrette e tra le poche a non aver preso neppure un’espulsione (Cosentino, invece, è di recente stato inibito). L’ultima dell’elenco, tra le mosse rivoluzionarie, rimaneva quella su Ventrone. La ragione che ha spinto la società a ritardare proprio questa scelta comincia da un antefatto. Ad inizio stagione, Pablo Cosentino aveva voluto legare pubblicamente la sua stessa sorte a quella del preparatore: «Finché ci sarò io, lui resterà». Dichiarazioni inequivocabili.
Il Catania ha perciò atteso un momento molto preciso per compiere questo passo. Ovvero la prima contestazione che il Massimino ha rivolto al preparatore atletico dopo la chiusura del calciomercato. Solo allora la voce dei tifosi e della stampa ha trovato il decisivo sta bene della società. Chiuso il calciomercato, secondo quanto si apprende, la figura dell’amministratore delegato ha smesso di essere ritenuta intoccabile. Quando Cosentino entrò in dirigenza, Pulvirenti lo incaricò di «aprire il Catania al mercato mondiale dei calciatori». E su quel mercato Cosentino si è adoperato ad acquistare a inizio stagione e a cedere in gennaio. Così che, al termine del calciomercato invernale, delle scelte compiute in estate non era rimasto quasi più niente. Vanno citati Rinaudo, Chrapek, Sauro ed Escalante. Di questi, solo uno gioca titolare. Fatti i debiti conti, sono rimasti in organico al Catania meno giocatori scelti dal Cosentino addì di quanti ne gestiva, allora da procuratore, nel Catania di Lo Monaco o di Gasparin (Castro, Leto, Paglialunga, Silvestre, Barrientos, Izco eccetera).
Una volta create queste condizioni interne, la stabilità dirigenziale sarebbe stata tutelata anche davanti alla pubblica delegittimazione dell’amministratore delegato, derivante dall’esonero del preparatore. Decisione presa, dopo mesi di attesa, nei soli cinquanta minuti successivi al termine della partita col Frosinone. Secondo fonti vicine alla società il sistema che ha retto il Catania negli ultimi due anni si starebbe sgretolando. Quasi tutti i poteri di Cosentino sono informalmente già stati ridistribuiti tra vecchi e nuovi dirigenti. Il ruolo dell’addì decadrà il 30 Giugno 2015, giorno di scadenza del contratto, a meno che non decida di dimettersi prima. L’eventuale divorzio non chiude tuttavia la possibilità di continuare una collaborazione con la società rossazzura, nei panni di emissario-consulente per conto del club.
L’effetto collaterale di questi cambiamenti avvenuti in corsa è stato un certo malumore vissuto all’interno del club. Come già avvenuto la stagione scorsa, quando in ascesa c’era l’allora vice-presidente Cosentino e in declino l’ex direttore tecnico Bonanno (allontanato dalla squadra a sette giornate dal termine e più di recente cancellato dai quadri societari). Coincidenza che accomuna due annate fallimentari pur in categorie diverse. Il club pare abbia individuato il problema e provi così a riportare, anzitutto al suo interno, la serenità e la stabilità indispensabili perché i cambiamenti apportati divengano miglioramenti. La mossa è stata fatta. Tardi, ma è stata fatta. Perché l’obiettivo oggi è la salvezza.