De scrutinantibus: storie di ordinarie elezioni

Se avessi ricevuto un euro per ogni autografo rilasciato nelle ultime quarantott’ore, altro che scrutinatrice. Sarei milionaria. Scuola elementare ai confini del mondo conosciuto. Noi siamo quelli della sezione cinque.

Numero quattro donne e numero tre uomini. In un villaggio di ottomila anime viene da sé che ci si conosce più o meno tutti, anche solo di vista. Ma venticinque ore (tra operazioni preliminari, voto e, poi, spoglio) di convivenza forzata – grandi fratelli del mondo tremate! – sono l’ideale per conoscersi meglio. Sì, dai, conosciamoci. C’è Giuseppe 1 (per la felicità del nostro Santo protettore, Giuseppe è pure il nome del presidente), ad esempio, che ha una teoria personale sul tempo che occorre per conoscere una persona. Sa bene quanto ne basta per conoscere una ragazza, per lo meno. “Signora” dice alla vicepresidente Palmina (oppure Palma, se volete farla arrabbiare), che è l’unica del gruppo ad essere sposata, “La prima sera chiacchieriamo, discutiamo, ci conosciamo. Ma mi scusi, la seconda sera, visto che abbiamo già parlato e ci siamo già conosciuti, perché non si dovrebbe… andare al dunque? Eh?”. Quindi, sicuro di sé, spiega a Francesco il segretario “Quando le ragazze le porti in macchina con… certe intenzioni, loro fanno sempre le preziose. ‘Qui no, e qua nemmeno, lì è buio, là c’è luce’. Lo sai cosa bisognerebbe fare? Portarle in un posto lontanissimo e sperduto. Così devono dirti per forza di sì, altrimenti le lasci a piedi”. La signora Palmina guarda a turno noi ragazze. Guarda me e Marisa e Katia, tutte giunte ad un’unica, corale conclusione: “Maschi…”.

Già, maschi. Maschi e femmine. E mica ci avevo fatto caso, prima, che i votanti sono divisi per sesso in due registri diversi. E allora, una volta che a me e Katia è toccato quello femminile, mentre Marisa e Giuseppe 1 si sono beccati quello maschile, volete toglierci la soddisfazione di sfidarci a colpi di elettori? Ebbene, fino all’ora di pranzo, nella sezione numero cinque di dieci del comune di Vizzini della circoscrizione elettorale di Grammichele in provincia di Catania, erano stati loro, gli uomini, a votare più numerosi. Uno scandaloso 32 a 23. Ma sono bastate poche ore. Alla chiusura dei cancelli, avevamo messo a segno un brillante 185 a 162. Perciò viva le donne. Viva viva le elettrici vizzinesi. Ché noi donne, almeno, non gettiamo i voti dalla finestra. Come stava per fare un signore: esce dalla cabina e noi gli indichiamo l’urna, ma siccome proprio accanto c’è la finestra aperta, beh, lui ci prova. Ce la indica, serio, e fa la faccia da “Come funziona…? La lancio?”.

Dalle 15:00 alle 17:00 Giuseppe 1 chiede il permesso di assentarsi. Siamo andati tutti a pranzo a casa, a turno. Ma lui non va per pranzare. Lui va a vedere il Catania. Anche se io gli dico che pareggerà. E il mio pronostico si rivela un oracolo, così alle cinque, dalla sezione numero sei viene a trovarci l’altro presidente, felice del pareggio. Fa una capatina pure il Maresciallo dei carabinieri in servizio al nostro seggio, che con la scusa di festeggiare chiede al presidente se non ha qualcosa di fresco da offrirgli. Ecco, noi qualcosa di fresco ce l’abbiamo. Un ottimo tè alla pesca, per dirla tutta. Sono i bicchieri puliti che ci mancano. Ma siccome le richieste delle forze dell’ordine vanno sempre esaudite, siamo sicuri che il Maresciallo non avrà sentito, sotto le sue, le labbra che avevano precedentemente sfiorato quel bicchiere riciclato. E vissero tutti felici e contenti.

Nel pomeriggio Palmina ci offre il gelato. Ce lo fa portare da una delle sue figlie, che potrebbe essere un’ottima vittima per Giuseppe 1, in cerca dell’anima gemella (?), se non fosse già fidanzatissima. Ma il nostro dongiovanni non demorde, e durante lo spoglio ci prova con la tipa degli exit poll. Lo spoglio, appunto: siamo così fortunati da capitare con due rappresentanti di lista scatenati, che litigano quasi per ogni scheda. Alla fine ne contestano nove. E siccome uno dei candidati a sindaco è il signor Cortese, quando su una scheda leggiamo “Cortesi” il rappresentante di parte se ne esce con un “Beh, visto che l’elettore l’ha scritto al plurale potremmo assegnare due voti, no?”. Ride. No, siamo seri. Un voto a Cortese, in questo caso. Peccato che Berlusconi non fosse candidato, ché altrimenti nella sezione numero cinque di dieci del comune di Vizzini della circoscrizione elettorale di Grammichele in provincia di Catania avrebbe ottenuto ben due voti. Una scheda, tra tutte, brilla per ingenuità: la signora ha segnato solo la lista. Poi, per non sbagliare (ché pur sempre di cose importanti si tratta), in basso a destra ha messo la sua firma.

Quattro le schede bianche. Proprio bianche. Di gente, cioè, che viene al seggio, si fa registrare, attende pazientemente la sua bella scheda con matita annessa, quindi entra in cabina e non scrive niente. Ammirevolissimi astenuti. Ma l’astenuto più lodevole è quello che sulla sua scheda scrive “Lavoro per i giovani”.


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