Catania-Crotone, ovvero il mondo all’incontrario Anche al Massimino si festeggia il Carnevale

E direi che, anche per questo Carnevale, abbiamo dato: nulla facendoci mancare dello spirito di quest’antichissima festa, il cui senso profondo, come ognuno sa, consiste nel sovvertire le leggi dell’ordine e della logica, nel mettere i servi al posto dei re travestendo viceversa i re da servi, nel capovolgere insomma – sia pure per un tempo rituale e limitato – il normale andamento del mondo: con la conseguenza che questo si mette improvvisamente a camminare all’incontrario. Abbiamo fatto il possibile, stasera, per non tradire lo spirito della festa: tutto ciò che poteva farsi in una sera come questa, su un campo di calcio come il Massimino.

Abbiamo visto dunque rasentare la sconfitta una squadra, il Catania, che ha dominato la partita in lungo e in largo, sfiorando il gol almeno quattro volte nel solo primo tempo, stampando per due volte la palla sulla traversa, incontrando in altrettante occasioni le mani del portiere avversario su tiri che, in un giorno normale, sarebbero finiti inesorabilmente in porta. E un’altra squadra, il Crotone, trovare invece il gol sull’unico tiro di tutta la partita, quando la partita stessa, si può dire, doveva ancora cominciare. E poi riuscire a difendere l’immeritato vantaggio contro ogni logica, fin quasi al novantesimo, per perderlo solo quando, ormai, sembrava deciso l’esito dell’incontro. Perderlo, oltretutto, non per opera di qualcuno dei nuovi rossazzurri che hanno portato la pace tra squadra e pubblico; ma per un gol di testa di un giocatore, Castro, fino a un attimo prima impietosamente dileggiato dall’intera tifoseria.

E non solo la logica del calcio – posto che il calcio, di logica, ne abbia qualcuna – abbiamo visto, stasera, capovolgersi: ché ci è toccato in realtà di rivedere, perfettamente e specularmente ribaltato, l’andamento del tabellino della partita di andata: quando fummo noi a passare in vantaggio a inizio gara; e il Crotone a raggiungerci sullo scadere, nel momento in cui stavamo già assaporando il gusto della vittoria fuori casa.

Per non dire, poi, di quel simpatico burlone che stasera s’era travestito da arbitro. Il quale ha consentito ai difensori del Crotone di capovolgere l’ordinaria gerarchia regolamentare tra arti inferiori e superiori, di scambiare le regole del calcio con quelle della pallavolo, di allontanare per un paio di volte con energiche manate la palla dalle parti della propria porta, senza che per questo il direttore di gara si sognasse di dire che era rigore. E con tutto ciò, ci è perfino capitato di andar via dallo stadio quasi soddisfatti. Con la consapevolezza di aver visto il Catania giocare per almeno un tempo come raramente ha fatto in questa stagione; e con la consolazione di avere comunque riacciuffato il risultato in una partita che, non molti mesi fa, avremmo probabilmente finito per perdere con almeno tre gol di scarto e un paio di espulsioni a nostro carico.

È stato un Carnevale divertente, in fondo. Anche se qualcuno potrebbe obiettare che il mondo, per la nostra squadra, va all’incontrario almeno dall’inizio di questo campionato. E che sarebbe ora di rimetterlo a camminare a testa in su, posto che la classifica ci vede ancora, dopo questa sera, a barcamenarci in zona retrocessione. Pur disponendo, dopo la campagna acquisti di gennaio, di una squadra che, in certi momenti, torna a farci credere che potremmo ancora proporci obiettivi diversi dalla semplice salvezza.

Che poi è forse questo il problema: continuare a non capire quali possono essere, realmente, gli obiettivi della nostra squadra. Una domanda alla quale non potremo rispondere prima di vedere se Marcolin è riuscito a cambiare qualcosa nel suo modo di giocare in trasferta. Un interrogativo che la neve, caduta abbondantemente sabato scorso sul campo di Modena, ci ha costretto a portarci dietro per qualche altro giorno.

Godiamoci questo Carnevale, allora. E gustiamoci il mezzo sorriso di un pareggio in casa contro un avversario di bassa classifica. Un pareggio per noi estremamente ingeneroso. Ma che non riesce, stasera, a sembrarci così amaro. 


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