Dopo i sequestri di droga dello scorso anno nei porti di Acitrezza e Ognina e le dichiarazioni del neo collaboratore Fabrizio Nizza, il gruppo si stava preparando alla fuga approfittando dell'appoggio dei trafficanti albanesi. Guarda il video e le foto
Cosa Nostra catanese si mette in proprio Droga dall’Albania, 11 arresti tra i Santapaola
Cosa nostra ha deciso di mettersi in proprio. Niente più intermediazione della ‘Ndrangheta calabrese, cocaina esclusa, per quanto riguarda l’approvvigionamento ai piedi dell’Etna di marijuana e hashish. Le nuove rotte della droga, così come emerso dall’operazione Spartivento della squadra mobile in collaborazione con gli omonimi albanesi, passavano via mare sull’asse Albania-Catania. Ad essere sottoposti a provvedimento di fermo sono state sedici persone, di cui però quattro risultano latitanti mentre una quarta è già in carcere in Albania. Un gruppo che, secondo gli investigatori, farebbe riferimento alla famiglia Nizza di Librino, la stessa che ha in mano la fetta più redditizia delle piazze di spaccio a Catania e su cui da qualche settimana incombe l’ombra di Fabrizio, terzo di cinque fratelli di una dinastia di trafficanti di droga che ha deciso di collaborare con i magistrati della Procura di Catania.
Al vertice del gruppo tratto in arresto ci sarebbero quattro elementi:
Andrea Luca Nizza, latitante da fine dicembre dopo la condanna nell’operazione Fiori bianchi e fratello del neo collaboratore, Lorenzo Saitta u scheletro, in passato vicino al gruppo dei Mirabile, nel quartiere San Cristoforo e i fratelli Antonio e Rocco Morabito, operanti nel rione di Picanello. L’indagine ha preso il via da un sequestro nel maggio 2013. In quell’occasione all’interno di due abitazioni in via Moncada a Librino, gli agenti sequestrarono 280 chili di marjuana nascosta in due vani adibiti a ripostiglio.
L’approvvigionamento delle partite di droga sarebbe stato organizzato tramite un consolidato rapporto con dei trafficanti albanesi attivi nella città marinara di
Durazzo. Dalla penisola balcanica infatti partivano i pescherecci con il loro carico occulto, stimato in circa 200 mila euro per ogni viaggio. I soldi dei pagamenti, sempre anticipati, viaggiavano invece su gomma grazie alla complicità di un autista di autobus di linea che periodicamente copriva la tratta Sicilia-Albania. Altin Ramolli, questo il suo nome, si sarebbe occupato anche delle schede telefoniche che da Durazzo giungevano a Catania per concordare le partite di droga da commissionare. «Una ripartizione di ruoli ben precisa – spiega il sostituto procuratore Antonella Barrera – con una particolare attenzione per le comunicazioni. Le schede infatti venivano periodicamente sostituite per evitare le intercettazioni».
In stretto collegamento con l’operazione
Spartivento ci sono anche due grossi sequestri di droga avvenuti nei mesi scorso. Nell’aprile e maggio 2014 vennero intercettati due pescherecci, di cui uno proveniente dalla Grecia, approdati al porto di Acitrezza e di Ognina con a bordo oltre 3mila chilogrammi di marjuana.
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C’è grande fibrillazione – ha chiosato il Procuratore capo Giovanni Salvi – all’interno della mafia catanese a causa dei nuovi collaboratori di giustizia». Proprio le dichiarazioni di Fabrizio Nizza, potrebbero portare alla chiusura del cerchio all’interno della sua storica roccaforte di Librino.
I nomi degli arrestati
– Vincenzo Catania, classe 1968, pregiudicato;
– Francesco Giovanni La Spada, classe 1975;
– Fabio Magrì, classe 1977;
– Alfio Giuseppe Costanzo, classe 1957;
– Giuseppe Costanzo, classe 1984, pregiudicato;
– Piero Giuffrida, classe 1973;
– Giuseppe Grasso, classe 1978, pregiudicato;
– Antonino Morabito, classe 1972, pregiudicato;
– Rocco Morabito, classe 1976, pregiudicato;
– Concetto Di Mauro, classe 1977, pregiudicato;
– Salvatore Mirabile, classe 1956, pregiudicato.