Futuro a rischio senza finanza Le tesi delle Giornate dell’Economia

Rischiamo nei prossimi anni di avere in Sicilia una popolazione di soli anziani, con meno abitanti, meno occupati, meno giovani che scappano via per trovare un lavoro adeguato agli studi ed in grado di garantire il loro futuro. C’è un sistema che rischia di andare in tilt. Bisogna puntare sul settore manifatturiero, sulla finanza e sulla valorizzazione del turismo inteso come beni culturali e agroalimentare. 

Questo, in sintesi, il quadro emerso in questi giorni di dibattito della 7a edizione delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, organizzate da Diste Consulting, Comune di Palermo e Fondazione Curella, nel pomeriggio, a Palazzo Ziino. 

L’evento, giunto alla sua conclusione, ha avuto come tema La Finanza per il Rinascimento del Mezzogiorno, ed è stato realizzato con la collaborazione del gruppo Deutsche Bank – Finanza e Futuro, del Club Dirigenti Marketing, di Ethenea e Zurich.

«Vogliamo stimolare una utile riflessione per tentare di trovare soluzioni ai problemi che attraversano l’intero Mezzogiorno e non soltanto la Sicilia. Fare rete è il senso della Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, collaborare per crescere, riflettere insieme ai diversi attori è la filosofia di queste Giornate» ha affermato Alessandro La Monica, presidente Diste Consulting.

«Puntiamo a mettere al centro dell’attenzione l’economia, la qual cosa non è sempre semplice in Sicilia – ha affermato il professore Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella -. Abbiamo posto sul tappeto in questi giorni questioni importanti come la compatibilità economica che non sempre viene valutata nei processi decisionali. Per esempio, i finanziamenti alla cultura sono scontati, ma vanno resi compatibili proprio per evitare sprechi, il nostro patrimonio va salvaguardato, ma va reso anche disponibile alla piena fruizione. In una realtà a sviluppo economico ritardato come la nostra Le Giornate dell’Economia diventano un appuntamento fondamentale per fare una seria riflessione sullo stato delle cose».

«Da circa sette anni ormai la parola finanza non gode di buona fama – ha sottolineato David Lane, corrispondente de The Economist, che da 40 anni vive in Italia e che ha coordinato l’incontro di oggi – ricordiamo il problema dei derivati, della finanza pubblica in Italia, Grecia e Belgio, ma non esiste economia senza finanza che è parte integrante della nostra vita. Oggi – ha aggiunto Lane – viviamo un tempo di crisi lenta, dura e sconfortante. Dopo gli anni della Cassa per il Mezzogiorno, che pure ha fatto tanto per lo sviluppo di questa parte importante del Paese che era povera e priva di infrastrutture e servizi essenziali, credo che la finanza per il Sud debba essere quella privata. Il Mezzogiorno ha bisogno di aziende, senza le quali non può esserci ricchezza. Un problema è certamente il passaggio generazionale all’interno delle imprese».

Sulla questione del ricambio generazionale delle aziende siciliane è intervenuto Salvatore Limuti, amministratore Marketing Management e past president Club Dirigenti Marketing: «L’imprenditore in passato cominciava un percorso di accumulo della ricchezza e il sapere coincideva con la detenzione del potere, i figli recitavano il ruolo di gregari. Poi abbiamo visto coincidere il ricambio con lo sviluppo tecnologico, quindi la ricchezza legata all’innovazione. Oggi, nel tempo del mondo che cambia a velocità massima, il ricambio si fonda sulla conoscenza che non è detto possa coincidere con la proprietà dell’azienda. La velocità è la protagonista degli ultimi vent’anni e purtroppo abbiamo assistito anche all’estinzione dell’imprenditoria».


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