Il vice presidente dell'Anci Sicilia non risparmia critiche a Renzi e ai parlamentari nazionali eletti in Sicilia. L'inutilità gesuitica di un Ordine del Giorno, votato e approvato dalla Camera, che non affronta il problema dei 3,5 miliardi di euro che Roma potrebbe scippare alle comunità del Sud. A rischio gli interventi per anziani, minori e infanzia
Il temuto scippo dei fondi Pac alle Regioni del Meridione Amenta contro il Governo nazionale e i Masanielli siciliani
«Se le parole hanno un senso, bisogna che una volta per tutte si dica la verità sui fondi Pac, il Piano di azione e coesione, che il Governo nazionale sta rubando ai servizi agli anziani, minori e infanzia del Mezzogiorno per coprire i 3,5 miliardi necessari ai promessi sgravi contributivi per assunzioni a tempo indeterminato».
Lo dice vice Presidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta, con delega alle Politiche sociali e di sviluppo, Sindaco di Canicattini Bagni, che già la settimana scorsa, proprio su Meridionews, ha lanciato l’allarme sulla scelta del Governo nazionale, con la Legge di Stabilità, di stornare questi 3,5 miliardi di euro (600 milioni di euro sono destinati alla Sicilia) che l’ex ministro per la Coesione, Fabrizio Barca, ha riprogrammato e stanziato per le Regioni del Mezzogiorno.
Con queste risorse le Regioni del Sud Italia dovrebbero operare per la riqualificazione dei Centri storici, per gli impianti sportivi, per gli interventi nel sociale (anziani, minori e infanzia) e per agevolazioni in favore delle imprese che investono nel Sud.
«L’allarme lanciato da Anci Sicilia, a quanto pare – dice sempre Amenta – è rimasto nel vuoto, anche con il recente Ordine del Giorno, a firma di nove deputati del Pd, che la Camera ha approvato, ma che però non centra il nocciolo del problema, ovvero salvare i 3,5 miliardi dei fondi previsti per il Piano di Azione e Coesione che non sonostati impegnati entro il 30 settembre 2014, ma che di fatto servono, per opere che, seppure non siano state formalmente affidate, sono già in fase di appalto».
Il tema dell’Ordine del Giorno approvato dall’assemblea di Montecitorio, spacciato come soluzione del problema, è stato affrontato ieri dal nostro giornale. Ieri abbiamo scritto che questo provvedimento potrebbe essere solo acqua fresca. Adesso arriva la conferma che la nostra previsione, purtroppo, non si allontana dalla realtà.
Aggiunge, infatti, Amenta: «Togliere alla Sicilia e alle altre Regioni del Meridione fondi indispensabili per colmare il gap sociale con le altre Regioni del Nord e spalmarli in tutta Italia, è dare un ulteriore colpo di grazia allo Stato sociale dei Comuni del Sud e ai territori, che si ritrovano, come in Sicilia, i fondi per gli interventi sociali della Legge 328 ridotti ad un terzo, in un momento in cui al contrario cresce il disagio sociale».
Amenta non risparmia critiche ai «Masaniello di turno, che sinora sono stati dormienti». Personaggi, aggiunge, «che oggi, dopo che noi abbiamo aperto questa ferita, tentano di fare i salvatori, mantenendosi sempre alla larga dal problema». Il riferimento è al Governo nazionale e ai parlamentari nazionali eletti in Sicilia che «fanno finta di non sapere che, nella maggioranza dei casi, nei 55 Distretti Socio-Sanitari siciliani le gare sono state già bandite. Trovarsi privati delle somme necessarie per attivare i servizi programmati in favore di anziani, minori e infanzia, significherebbe condannare definitivamente queste fasce sociali più deboli, sapendo che i Comuni siciliani non hanno un solo centesimo nei propri bilanci».
«L’Ordine del Giorno presentato dai nove parlamentari del PD, seppur lodevole – sottolinea il vice presidente dell’Anci Sicilia – non impegna il Governo nazionale a non mettere le mani sui 3,5 miliardi del Pac destinati alle Regione del Sud, ma si limita a istituire un ulteriore ampio confronto con Regioni e Amministrazioni, sapendo, comunque, che l’art. 12 della Legge di Stabilità è pronto per essere approvato».
«Quello che non si vuole capire – conclude Paolo Amenta – è che, se si vuole uscire dalle sabbie mobili, il confronto con Regioni e Comuni del Mezzogiorno deve essere preventivo e non unilaterale o, peggio, alla fine, come ultimo desiderio di chi è già comunque condannato a morte».