L'ex senatore ed ex assessore della regione siciliana avrebbe agevolato la cosca in cambio «dell'appoggio elettorale degli affiliati nelle elezioni regionali e nazionali». Nel 2012 la procura aveva avanzato una richiesta di archiviazione della sua posizione nell'inchiezta Iblis. Guarda l'infografica
La procura etnea chiede il rinvio a giudizio per Nino Strano «Agevolazioni al clan Ercolano in cambio di voti e soldi»
Una richiesta di rinvio a giudizio per l’ex senatore Nino Strano è arrivata dalla procura di Catania, per concorso esterno in associazione mafiosa: avrebbe agevolato il clan Ercolano in cambio di «somme di denaro e dell’appoggio elettorale degli affiliati nelle elezioni regionali e nazionali». La stessa procura nel 2012 avanzò una richiesta di archiviazione per la posizione di Strano, ex assessore regionale e comunale nel capoluogo etneo e di Misterbianco. La sua posizione era stata ritenuta marginale e ininfluente nell’ambito dell’inchiesta Iblis, ma il 31 maggio del 2012 non era stata accolta da Luigi Barone, lo stesso giudice per le indagini preliminari, che ha disposto l’imputazione coatta per i fratelli Raffaele e Angelo Lombardo. Una decisione che segue un ripensamento degli stessi magistrati, dopo il pentimento del boss Santo La Causa e i suoi racconti sull’ex assessore della regione siciliana, del Comune di Catania e di Misterbianco. Successivamente, in seguito al pentimento del boss Santo La Causa, la Dda ha chiesto una proroga delle indagini e adesso ha sollecitato la richiesta di rinvio a giudizio.
Secondo La Causa l’esponente politico si “adopero’ per sboccare le autorizzazioni necessarie» al centro commerciale La Tenutella, nell’area Centro Sicilia, che ricade nel territorio del Comune di Misterbianco, ma «non sa dire cosa fece», anche se qualcuno gli fece capire che «agì anche su altri politici per tale scopo». Secondo la Procura di Catania, Nino Strano, «modulando l’attivita’ della pubblica amministrazione in favore dell’organizzazione» avrebbe agevolato la cosca Ercolano in cambio di «somme di denaro e dell’appoggio elettorale degli affiliati nelle elezioni regionali e nazionali». L’uomo politico ex Pdl si e’ sempre detto estraneo alle accuse che gli erano state contestate.