Nemmeno «la più vasta operazione contro la pirateria audiovisiva in Italia e in Europa» sembrerebbe essere riuscita a bloccare il cosiddetto pezzotto. Ossia il sistema illegale che permettere di guardare con pochi euro al mese le principali piattaforme a pagamento di streaming di film ed eventi sportivi. Da Sky a Dazn, passando per Netflix e […]
Il sistema dello streaming illegale si è già riorganizzato. L’inchiesta di MeridioNews: «A noi non riescono ad arrivare»
Nemmeno «la più vasta operazione contro la pirateria audiovisiva in Italia e in Europa» sembrerebbe essere riuscita a bloccare il cosiddetto pezzotto. Ossia il sistema illegale che permettere di guardare con pochi euro al mese le principali piattaforme a pagamento di streaming di film ed eventi sportivi. Da Sky a Dazn, passando per Netflix e Amazon Prime, è stato stimato un giro d’affari illecito da 3 miliardi di euro l’anno a fronte di 22 milioni di abbonati. Trascorse 24 ore dall’operazione Taken down, molte piattaforme illegali che offrono gli abbonamenti sono ripartite o, secondo i racconti degli stessi protagonisti a MeridioNews, non si sono mai fermate. Nonostante il blitz internazionale della polizia postale con il coordinamento della procura di Catania. La «cupola del pezzotto» avrebbe avuto ramificazioni in diverse regioni italiane e in alcuni stati europei, ma con i vertici alle pendici dell’Etna, a Catania. L’inchiesta, tutt’altro che chiusa, avrebbe avuto un’accelerazione dopo gli 11 arresti effettuati in Croazia nella notte tra martedì e mercoledì 26 novembre.
Il sistema illecito (con multe anche per gli utenti) si basa sulla ricezione dei segnali dei canali della pay tv tramite il sistema IPTV (Internet Protocol Television), ovvero una modalità di trasmissione dei programmi in streaming attraverso internet, senza l’antenna o il satellite. A essere illegale non è quindi la tecnologia in sé, ma l’uso che ne viene fatto tramite il sistema del pezzotto. Uno degli strumenti più utilizzati per scambiarsi informazioni sull’argomento è Telegram, applicazione di messaggistica istantanea simile a Whatsapp ma che può essere utilizzata senza numero di telefono, nonostante ne serva uno per la registrazione iniziale. Come MeridioNews ha verificato, sono ancora diversi i gruppi attivi su Telegram inserendo la parola pezzotto nella stringa di ricerca dell’app. C’è Pezzotto Danz Serie A, per gli appassionati di calcio, che conta al suo interno quasi 9000 utenti; ma anche un generico canale pezzotto e uno denominato IPTV Idustries. All’interno, non c’è nessuno scambio di messaggi con altri utenti ma, come nel caso del gruppo Pezzotto Dazn Serie A, l’invito a cliccare sul tasto informazioni.
È così che entriamo in contatto con Lino Banfi. O, meglio, un utente che si nasconde dietro il nome e la foto profilo del noto attore. E che, al posto degli intercalari pugliesi, ci chiama spesso fra. Un’intimità, quella fraterna, che nasce dalla prima, fondamentale, domanda che ci pone: «Dove lo vuoi vedere?». Perché il pezzotto, negli anni, si è evoluto e può essere visto su computer, smart tv, tablet o tv normali. Ogni dispositivo ha le sue caratteristiche. Nel caso delle classiche televisioni, ad esempio, è necessario un decoder o una particolare chiavetta facilmente acquistabile online, mentre nelle smart tv basta scaricare un’app dello store integrato. Poi saranno i componenti delle banda a fornire nome utente e password per accedere. I prezzi sono super competitivi rispetto ai normali abbonamenti legali: come quello annuale di 259 euro di Dazn o il piano standard mensile di Netflix a 6,99 euro. Lino Banfi ci tratta davvero da fratelli e propone diverse soluzioni per tutti i servizi: 10 euro per un mese, 30 euro per tre mesi, 90 euro per un anno o 150 euro per due anni. Il metodo che ci viene offerto per saldare è PayPal, tra i servizi più noti di pagamento digitale e di trasferimento di denaro tramite Internet. «Invia a questo username pendiculo**@****.*** ma è importante selezionare amici e familiari prima di inviare. Appena inviato mandami una foto del pagamento. Ogni rinnovo – precisa l’utente con il quale abbiamo chattato – chiedimi se l’indirizzo è questo».
Durante la conversazione, chiediamo rassicurazioni su eventuali problemi legati al blocco dello streaming. «Non riescono – spiega – perché noi i server li abbiamo fuori Europa e li abbiamo criptati». A questo punto spieghiamo di avere letto la notizia del blitz della polizia, ma la replica ha sempre lo stesso tono: «A noi non riescono ad arrivare – scrive – lo hanno fatto ieri sera (il blitz, ndr) infatti noi siamo una delle poche che non sono riusciti (a chiudere, ndr) perché abbiamo la sicurezza più forte per noi e per i clienti». La nostra discussione si interrompe qui, ma sarebbe bastato fare il pagamento per avere immediatamente il servizio streaming illegale.
L’alias con il nome Lino Banfi, però, non è l’unico a proporre la tv pirata. Attraverso un altro gruppo risaliamo a un certo EMAX. Foto profilo di un uomo stilizzato con felpa viola e volto coperto e le info che non lasciano spazio a interpretazioni: «Vendita e assistenza del servizio» con le emoticon di un pallone da calcio e un televisore. Anche a lui chiediamo info sul pezzotto via Telegram. In questo caso, la conversazione è decisamente più fredda ed efficiente: una serie di messaggi preimpostati per spiegare come funziona in base alle diverse piattaforme, i canali offerti (più di 100mila) e i prezzi che sono praticamente sempre gli stessi e ancora una volta stracciati, con le varie opzioni da 1 mese, 3 mesi, 6 mesi e 1 anno. I pagamenti in questo caso possono essere fatti anche con ricariche al tabacchino e criptovalute. Ci viene chiesto marca e modello della televisione e, dopo averne indicato uno generico, EMAX ci spiega come scarica l’app sulla smart tv: «Inserisci questo numero sulla barra: 47****, fai go e installi l’app». Ci specifica anche che, per il pagamento, il metodo più sicuro sono le criptovalute. EMAX non ci chiama fra, ma il servizio clienti sembra comunque impeccabile: «Ti do subito l’account», ci rassicura, intendendo nome utente e password per accedere al pezzotto illegale. Nessun problema, spiega, anche per l’affidabilità dello streaming. Che si tratti di problemi tecnici o legali, «il tempo perso viene recuperato, ma dipende quant’è – spiega – se è solo un giorno (pagato e impossibile da fruire, ndr), no; se si tratta di qualche giorno, si recupera». Come ha già recuperato tutto il settore della tv pirata. Che avrà pure perso una battaglia, ma non (ancora) la guerra.