I ripetuti assalti ai bancomat in provincia di Catania: otto casi in due mesi. «Come nei film ma senza macchie sulle banconote»

La «banda degli escavatori», ma anche il «commando della spaccata». Sono soltanto alcuni dei nomi con i quali vengono etichettati i malviventi che nelle ultime settimane stanno depredando le casse automatiche degli sportelli bancomat sparsi nella provincia di Catania. Non c’è nessuna certezza che ad agire siano sempre le stesse persone, ma più di un indizio rimanda a una regia unica. Ad essere sempre le stesse sono infatti le modalità operative con cui vengono messi a segno i colpi. Se c’è una costante, è quella relativa all’utilizzo degli escavatori; mezzi, quest’ultimi, che vengono scaricati con dei camion nei pressi degli istituti di credito, e che risultano sempre rubati. Ma che sono fondamentali per asportare i pesanti sportelli. Un’operazione studiata nei minimi dettagli e che dura circa 15 minuti, compreso il delicato momento in cui le casse vengono caricate su dei camion con cassone. Che non ci sia improvvisazione dietro i colpi emerge anche dalla logistica pre e post assalto. Quasi sempre le strade nelle vicinanze delle banche vengono chiuse con altri mezzi – solitamente automobili – mentre durante la fuga i malviventi cercano di depistare eventuali inseguimenti, come avvenuto nella notte tra domenica e lunedì a Grammichele.

Altro dettaglio non trascurabile è che, come mostra la mappa, vengano privilegiati gli istituti che si trovano nei centri urbani più piccoli, in particolare nel Calatino. Anche questa sembrerebbe una scelta studiata a tavolino per diversi motivi: meno gente che circola la notte, strade più piccole e facili da bloccare e meno presenza di forze dell’ordine. Altro dettaglio è quello della tempistica. Gli assalti avvengono quasi sempre nel fine settimana, quando le banche sono chiuse e le casse automatiche vengono ricaricate con più contanti. «Sono scene da film, ma che raccontano fatti di vita vera – spiega a MeridioNews Gabriele Urzì, dirigente nazionale della Federazione autonoma bancari italiani – Evidentemente, considerato quanto sta avvenendo, la tecnologia e le telecamere di sicurezza non bastano. Magari le riprese possono essere utili in fase d’indagine, ma il vero problema è riuscire a evitare determinati furti». In molti tra i lettori si sono chiesti – e magari si sono fatti la domanda leggendo la prima parte di questo articolo – il perché non vengano adottati dei sistemi di macchiatura delle banconote, che renderebbero inutilizzabili i contanti. «Vengono utilizzati meno – spiega Urzì – perché, avendo dei sensori molto sensibili, entravano in funzione anche quando non c’era un evento criminoso».

Per il sindacalista un deterrente agli assalti potrebbe essere un serio ricorso agli istituti di vigilanza. «Le forze dell’ordine fanno già miracoli – commenta – Ci siamo resi conto che la tecnologia non basta ed ecco perché servirebbe maggiore sorveglianza». Nell’ultimo fine settimana, oltre all’assalto alla Banca popolare agricola di Grammichele, i malviventi hanno agito in un’agenzia Unicredit a Trecastagni. Il colpo è avvenuto alle 3 di notte. A Scordia, a inizio novembre, i malviventi avevano agito intorno alle 5 ed erano riusciti a portare via ben due casse automatiche, sempre in una filiale Unicredit: l’intera scena è stata ripresa da alcuni residenti della zona. A metà ottobre le ruspe sono entrate in azione a Vizzini: durante la stessa notte i ladri hanno portato via le casse automatiche di una filiale Unicredit e della Banca agricola popolare di Sicilia. Unico arrestato – almeno fino a questo momento – un 57enne di Catania che avrebbe partecipato a un colpo avvenuto a Raddusa a inizio ottobre.

Gli attacchi agli sportelli automatici non avvengono però prevalentemente con il metodo dell’asportazione. Stando ai dettagli contenuti nell’ultimo report dell’Associazione bancaria italiana, il metodo più utilizzato è quello che prevede l’utilizzo di esplosivi. Nel 2022 in tutto il territorio nazionale si sono registrati 382 attacchi a sportelli bancomat e postali, con un calo dell’8,8 per cento rispetto al 2021. La regione più colpita era stata la Lombardia, con 71 eventi, mentre in Sicilia si erano registrati 12 casi. Numeri che fanno un certo effetto, se paragonati agli otto compiuti nella sola provincia di Catania negli ultimi due mesi.


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