"se ci fosse il reato di alto tradimento alla sicilia, questo presidente lo avrebbe commesso"
Il Prof Costa: “Perché firmo allo sfiducia-day contro Crocetta”
“SE CI FOSSE IL REATO DI ALTO TRADIMENTO ALLA SICILIA, QUESTO PRESIDENTE LO AVREBBE COMMESSO”
L’opinione di
Massimo Costa
Ci sarebbero molte ragioni per far capire al Palazzo che è ora di ridare la parola agli elettori. Ognuno ha le proprie. Io, da cittadino, credo di averne alcune, e invito chi condivide queste idee a condividere anche la firma per mandare (per ora virtualmente) a casa la Presidenza Crocetta e la sua corte dei miracoli.
Per prima cosa sgombriamo il campo da un equivoco. A me non sono mai piaciuti i discorsi del tipo “se firma pure quello allora io no…”, oppure “se l’iniziativa parte da Tizio, allora …”. Credo fermamente che se un’iniziativa è giusta non importa da dove parta.
Oggi questo sfiducia-day è stato promosso dal Movimento 5 Stelle, che ha preso atto che 46 deputati disposti a rinunciare allo stipendio sembrano un sogno impossibile. Ma, se fosse partita da Forza Italia o anche dal PD (poco ci vuole), non avrei avuto alcuna remora a sostenerla ugualmente.Il Movimento adduce molte motivazioni, condivisibili. A quelle dichiarate potrebbero aggiungersene molte altre. Ma credo che la motivazione fondamentale sia, o possa riasumersi, in una sola:
Se esistesse nel codice penale un reato di Alto Tradimento della Sicilia e Attentato allo Statuto, certamente questo Presidente lo avrebbe commesso, anzi tutti gli appunti che possono farsi a questo Governo mi sembrano perfettamente riassunti in questo capo d’accusa.
Stiano attenti i “resistenti” che lo appoggiano all’ARS, magari con mille distinguo che lasciano il tempo che trovano. Esiste anche la “complicità”, che non appare meno grave.
Nel suo logo elettorale era scritto che la “Rivoluzione” era “già cominiciata”. Ma come nella “festa” dell’antica canzone di Sergio Endrigo, non ha avuto il tempo di cominciare che “è già finita”. Tutti i mali delle precedenti legislature non si sono risolti; la pubblica amministrazione è totalmente definanziata e paralizzata; decine di migliaia di cittadini siciliani, in modo diretto, e centinaia di migliaia, in modo indiretto, sono stati colpiti da una macelleria sociale che, se a Roma e Bruxelles ha i veri mandanti, ha trovato a Palermo in Crocetta un docilissimo esecutore.
Talvolta il Presidente accusa l’Assemblea. Il Presidente è, ed è sempre stato, non solo senza maggioranza di consensi in Sicilia (sappiamo benissimo per quale gioco di maggioranze relative e trascinamenti di lista è salito), ma anche senza maggioranza parlamentare, costretto allo scouting di pezzi di gruppi, di dissidenti, di promesse non mantenute, per galleggiare, per vivere alla giornata. Se anche fosse vero che “la colpa” è dell’Assemblea, visto che questa non stacca la spina, allora sarebbe sua responsabilità prendere atto dell’assenza di una maggioranza e di rassegnare le dimissioni.
Non lo fa, è pago di una “caccia alle streghe”, contro la “mafia-corruzione-burocrazia” che è come il nemico del Grande Fratello, non si sa bene dove sia e cosa sia in concreto, se non il fatto che caratterizza tutti coloro che stanno ad una certa distanza da lui e dal Senatore Lumia, gli unici a poter dare il “bollino” antimafia ai puri che oggi ci governano. Gli altri sono sozzi, impuri, fanno “manciugghia”, impediscono la trasparenza. Diamo per buono questo moralismo da quattro soldi, quando sappiamo bene che l’austerità oggi fa più vittime di Cosa Nostra; diamolo per buono! Ma cosa ha fatto, al netto di tutto ciò, il nostro “caro leader”?
Nulla, anzi, peggio, ha peggiorato le cose come un re Mida al contrario: tutto ciò che ha la sventura di toccare cosa diventa? A voi la risposta.
Ormai la Sicilia si cala le brache davanti a tutti, ai poteri forti, come a quelli debolucci. Solo gli interessi dei Siciliani non contano nulla.
Gli americani vogliono il MUOS: sissignore, signorsì.
Americani e Italiani ci vogliono trivellare allegramente terre e mari, non lasciando nemmeno il becco d’un quattrino ai siciliani: eccoci.
La Trojka ordina licenziamenti in tronco del bacino assistenzialista creato dai partiti italiani nel passato (forestali, formazione professionale, precari enti locali): si fanno morire a fuoco lento, senza sensibilità, senza fiatare, semplicemente negando loro lo stipendio, senza uno straccio di exit strategy intelligente.
Lo Stato toglie ogni anno quote crescenti di risorse a Regione, enti locali, e in ultima analisi, a tutti noi e ai nostri servizi: non si batte ciglio, anzi si risponde con la “fiscalità di svantaggio” mantenendo ai massimi livelli tutte le aliquote possibili e immaginabili.
Lo Stato ordina di fare un mutuo a tasso usuraio per pagare, prima del tempo, le case farmaceutiche settentrionali in crisi: che problema c’è? Subito signore! Avremo trent’anni di tempo per farlo pagare ai nostri figli.
Nel frattempo l’incompentenza, l’approssimazione la fanno da padroni in tutti i campi. Si impedisce alle partecipate da liquidare di poter essere liquidate e a quelle strategiche di funzionare regolarmente. Si inibisce il funzionamento di tutto spesso per “paura” della Corte dei Conti. Sì, la paura, forse giustificata da un coacervo di norme nelle quali non capisce più nulla neanche la magistratura contabile, ma sulle quali un buon legislatore avrebbe il dovere di mettere ordine. Per quella paura si inibisce anche ogni pur minimo atto di spesa, funzionale alla vita delle pubbliche amministrazioni, e si manda tutto in malora.
Ma è l’Attentato allo Statuto la cosa più grave, per la quale vale la pena firmare.
L’Alto Tradimento, con un nuovo Presidente, potrebbe anche passare. Ma rinunciare, per gli anni a venire, ai diritti di tutti i Siciliani, è una cosa gravissima e difficilmente riparabile.
La Sicilia ha rinunciato al contenzioso con lo Stato per svariati miliardi di euro. La Sicilia HA FATTO FINTA di attuare l’art. 37 per consentire allo Stato di considerare chiusa la partita. La Sicilia consente persino che lo Stato trattenga le risorse che i decreti del 1965 attribuiscono alla Regione. La Sicilia è l’unica regione che non ha ancora chiuso la partita del federalismo fiscale. La Sicilia si fa fare le finanziarie direttamente da Roma, o direttamente, o per mezzo del Commissario dello Stato, o per mezzo degli assessori all’Economia che Roma indica, ieri Bianchi, oggi Agnello. E i risultati di questo ignobile colonialismo sono evidenti quanto devastanti.
Di fare i decreti attuativi giusti, come lo Statuto comanda. non se ne parla neanche. Di approvare leggi-voto o iniziative in sede europea per difendere, nel nome dell’insularità, gli interessi della Sicilia, non se ne parla. Di aprire un ufficio legale che chieda risarcimenti miliardari a favore della Sicilia per la continua campagna diffamatoria dei media italiani nei nostri confronti, anche quelli del servizio pubblico, non se ne parla.
E tutto questo perché? Per aver alzata l’asticella del patto di stabilità di alcune centinaia di milioni di euro o per qualche altro piatto di fagioli che – a quanto pare – dopo aver firmato la resa, neanche arriva?
Siamo al delirio, all’incompetenza più assoluta. E a noi cittadini non resta che fare sentire la nostra voce prima che sia troppo tardi.
Abbiamo una disoccupazione giovanile più alta di quella algerina o di Gaza, dove dobbiamo arrivare?
Ma, attenzione, io firmo, ma non crediate che se si va a elezioni e arriva un altro pupo telecomandato da fuori le cose miglioreranno.
Toccherà a noi poi esprimere un governo coraggioso e veramente Siciliano. Ma quella sarà un’altra partita.
Intanto firmiamo.