Libero Grassi, 29 agosto. Il ricordo e la smemoratezza

SPESSO SI CELEBRA INVECE DI RICORDARE. PASSERELLE PIU’ ATTENTE A CHI SFILA CHE NON ALL’EROE CHE NON C’E’ PIU’. GESTI UGUALI A SE STESSI E LE AZIONI CONCRETE NON ARRIVANO

di Aldo Penna

23 anni. Come i grani di un rosario gli anni scorrono ma il ricordo non sbiadisce. Gli amici del “geometra Anzalone” il nomignolo con cui gli estorsori di Libero Grassi si presentavano nelle telefonate di minaccia, non immaginavano la valanga che li avrebbe travolti.
Nel 1991 Riina, Provenzano e i maggiori capi della mafia erano fuori dalle galere, mantenevano il territorio sotto un tallone di ferro e volevano una Sicilia sottomessa, le attività economiche e gli imprenditori come vacche da mungere o agnelli da sacrificare alle loro divinità sanguinarie. I patrimoni erano intatti, una parte cospicua dei professionisti sgomitavano per servirli, non pochi politici li frequentavano esibendo, più o meno riservatamente, le appartenenze.
Poi arriva la ribellione di Libero che non si limita a non pagare, va in televisione, scrive ai giornali, spiega che “Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo”. Parla di voti, elezioni, qualità della politica: “La prima cosa che controlla la mafia è il voto… A una cattiva raccolta di voti corrisponde una cattiva democrazia… se i politici hanno un cattivo consenso faranno delle cattive leggi”.
Quello è il manifesto di una rivoluzione, e quell’uomo il simbolo che può essere innalzato dalle schiere immense che finora hanno tenuto la schiena piegata e gli occhi bassi.
Va fermato. Lo uccidono, sparandogli alle spalle, un mattino di 23 anni fa. Ma segnano l’inizio della loro fine. Nel 1992 le condanne del maxi processo diventano definitive. Nel 1993 è arrestato Riina. Nel 1996 i beni confiscati alla mafia possono essere utilizzati a fini sociali. Le associazioni antiracket, nate timidamente, si sviluppano impetuosamente.
I Tribunali divengono i luoghi dove additare gli estorsori invece delle passerelle dove negare di averli mai visti. Oggi ogni provincia siciliana ha una o più associazioni contro il racket. Nasce il consumo critico, la spinta a favorire le imprese che si oppongono al ricatto mafioso.

Ma non tutto prosegue come dovrebbe, e se la fine sarà inesorabile, il tempo per arrivarci non è breve. Oltre ai mafiosi c’è da fronteggiare l’opportunismo, Insidioso, pericoloso. Roboante negli annunci, timido, pavido e inefficace nei risultati.

Ogni appuntamento rischia di celebrare e non di ricordare. Gli uomini delle istituzioni ci saranno.

Sarebbe più forte, più confortante se insieme alla loro presenza potessero portare il mattone del loro impegno. Quello che in questo anno hanno compiuto. Quali iniziative, quali risultati.

A questo proposito il 29 agosto del 2013 durante un’assemblea serale organizzata da Addiopizzo Crocetta ascoltò un appello e promise un impegno.
L’appello recitava così:
Appello a Rosario Crocetta per Libero Grassi.
In memoria di Libero il Consiglio comunale di Palermo ha scelto di intitolare il parco di Acqua dei Corsari a Libero Grassi. L’opera è ferma, bloccata dai soliti, incomprensibili ritardi burocratici degli uffici regionali. Il Presidente Crocetta chiami il suo ufficio periferico e consenta a questo Parco di offrirsi alla città. E’ uomo deciso, in memoria di Libero compia un atto semplice e rivoluzionario. E’ una buona azione per la libertà, costa solo un’energica telefonata. Presidente, la faccia

Quella azione richiesta aspetta ancora. Forse l’obiettivo era troppo modesto, forse davanti alle assemblee si promette e accerchiati dalle corti si dimentica.
Domani Crocetta sarà in via Alfieri. Ci sarà anche Luca Orlando. Perché non annunciare in quella sede che quel Parco prenderà vita? Che il nome di Libero sarà avamposto di liberazione?


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