La Sicilia spende 13 milioni per l’Expo di Milano. L’assessore Reale: “Sono salito su un treno in corsa…”

INTERVISTA ALL’ASSESSORE REGIONALE ALL’AGRICOLTURA EZECHIA REALE

Dieci milioni di euro già stanziati e altri tre da aggiungere. Questo il conto che dovrà pagare la Sicilia per la sua partecipazione all’Expo di Milano 2015, nella speranza, che si tratti di un vero e proprio investimento che produrrà utili e non di una semplice vetrina o di un affare per pochi.

Ma cosa esporrà la Regione siciliana nei padiglioni milanesi? Il tema della kermesse è uno: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Ovvio, dunque, che la filiera agro-alimentare, in tutte le sue sfaccettature, sarà  protagonista assoluta. Ovvio che, anche dalla Sicilia, partiranno aziende che operano in questo settore.

Sarebbe logico dunque pensare che a gestire la partecipazione siciliana all’Expo sia l’assessorato regionale alle risorse agricole, capitanato da Ezechia Reale. E, invece, no. Scopriamo che, con una delibera di giunta (che potremmo, forse, definire ‘espropriativa’), gran parte dell’operazione Expo è stato affidata all’assessorato regionale alle Attività produttive, che guarda caso, è guidato da Linda Vancheri, fedelissima di Confindustria Sicilia.

Che c’entra?  Da cosa nasce tale decisione? Lo abbiamo chiesto all’assessore Reale, con il quale abbiamo parlato anche di Psr e di Forestazione.

Almeno l’80% delle imprese siciliane che parteciperanno all’Expo sono aziende agricole e vitivinicole. Eppure non è lei a gestire l’ operazione…

“La partecipazione della Sicilia all’Expo si divide in due tronconi: uno, che riguarda il periodo espositivo di tutte le aziende, incluse quelle dell’agroalimentare, che è stato affidato all’assessorato alle Attività produttive. L’altro che veda la Sicilia quale ente capofila di un cluster di Paesi per la promozione della Bio diversità, a noi.

A voi? Vuole dire a Dario Cartabellotta, dirigente del Dipartimento regionale della Pesca ?

“E’ un mio dirigente con una grande esperienza. Lui sarà il tecnico, la responsabilità politica è mia”.

Torniamo al primo troncone. Conferma che saranno soprattutto aziende agricole ad andare all’Expo di Milano? E se è così, perché non c’è lei alla regia?

“Certo che lo confermo. D’altronde il tema dell’Expo è chiaro. Cosa vuole che le dica? Questa decisione è stata adottata dalla Giunta regionale con una delibera del 2013. Io sono assessore da Aprile 2014. Sono salito su un treno in corsa. Certo stiamo lavorando in grande sintonia per fare in modo che sia un successo. Comunque il ruolo dell’assessorato che guida il cluster dei Paesi mediterranei è molto importante”.

Quanto costerà l’Expo ai siciliani?

“Sono già stati stanziati 10 milioni a cui se ne dovrebbero aggiungere altri tre”.

Un conto caro, non le sembra? E da dove arrivano questi soldi? Fondi europei?

“No, non credo che si tratti di fondi europei. Anche in questo caso, ho trovato già tutto fatto. Sono somme stanziate in bilanci precedenti”.

 Altro tema. Il Psr, il Piano di sviluppo rurale 2007-2013 e prorogato fino al 2015. A che punto siamo con la spesa dei circa 2 miliardi di euro?

“La Sicilia è una delle regioni più virtuose per la spesa di questi fondi, siamo circa al 90%”.

Avremo il piacere di leggere un report per sapere a chi sono andati questi soldi? In giro c’è chi dice che dirigenti del suo assessorato e politici vari abbiano avuto la fortuna di attingere da questi fondi.

“Sicuramente produrremo un report. La premessa è che io posso rispondere solo del mio operato. Ma non credo che la questione cui lei fa riferimento incida più di tanto. In Sicilia le aziende agricole sono migliaia, non escludo che qualcuna possa appartenere a parenti di qualcuno. Non possiamo certo discriminarli, e certo neanche avvantaggiarli. Consideri che i soldi vengono attribuiti attraverso bandi controllati dalla Corte dei Conti e dall’audit della Commissione europea. Per quanto mi riguarda, sicuramente, porrò la massima attenzione a queste procedure”.

Tanti soldi spesi con il Psr,eppure l’agricoltura siciliana resta in ginocchio.

“Questo dipende anche dalla mentalità.Bisogna convincere i nostri imprenditori, educati ad un forte individualismo, a favorire i contratti di rete ed i consorzi. La natura individuale delle aziende siciliane e la dimensione medio-piccola delle stesse, infatti, non può reggere l’impatto con il mercato internazionale che richiede qualità e quantità di merci”.

Anche gli accordi internazionali ci hanno penalizzato non poco.

“Certamente. L’Italia e la Sicilia o non si sono fatte sentire o sono state sconfitte nelle trattative. Come nel caso dell’accordo sulle arance del Marocco. Però, veda, bisogna rimboccarsi le maniche, perché anche all’interno di questi accordi ci sono misure che offrono grandi possibilità alla Sicilia e su questo stiamo lavorando”.

L’ultima domanda non può che riguardare i forestali. Cosa ne pensa della riforma che ha unificato le graduatorie degli addetti agli incendi con gli addetti ad altre mansioni?

“E’ sotto gli occhi di tutti che ha causato molti inconvenienti. Avevamo proposto un emendamento alla finanziaria per eliminare questa unificazione, ma ci è stato detto che era un argomento estraneo alla materia. Presenteremo un ddl a parte. Penso ad una riforma radicale. Il settore della Forestazione va ripensato in termini produttivi e in Sicilia abbiamo grandi potenzialità: dalla produzione di energia, alla gestione delle aeree protette”.

Nella sua idea di riforma saranno ancora le Asp a gestire i controlli sanitari?

“Il Consiglio di Stato ha giudicato questa norma illegittima. Quindi no. L’idea era quella di creare sinergie tra uffici regionali, ma in ogni caso si deve tornare indietro”.

 

 


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