«Catania Football Club accetta la sanzione comminata dal giudice sportivo in seguito ai disordini registrati allo stadio Euganeo e, pertanto, non presenterà ricorso avverso il provvedimento che dispone la chiusura delle porte dello stadio Angelo Massimino in occasione della gara Catania-Padova, in programma martedì 2 aprile». Così il club etneo in un comunicato stampa dopo […]
Foto di Catania FC - Pagina Facebook ufficiale
Finale di Coppa Italia a porte chiuse. Il Catania annuncia che non presenterà ricorso
«Catania Football Club accetta la sanzione comminata dal giudice sportivo in seguito ai disordini registrati allo stadio Euganeo e, pertanto, non presenterà ricorso avverso il provvedimento che dispone la chiusura delle porte dello stadio Angelo Massimino in occasione della gara Catania-Padova, in programma martedì 2 aprile». Così il club etneo in un comunicato stampa dopo quanto accaduto il 19 marzo scorso in Veneto. Al momento i provvedimenti Daspo nei confronti dei facinorosi sono stati 17, tra questi 11 persone sono state arrestate dalla polizia. Dietro gli scontri e il lancio di bombe e petardi ci sarebbero anche tre persone che in passato era finiti nei guai durante i disordini in cui morì l’ispettore di polizia Filippo Raciti.
«Noi vogliamo ispirare la comunità di Catania e consentirle di essere orgogliosa dei valori del club, che in questo caso incidono profondamente sulla nostra scelta. Il primo di questi valori è il rispetto che nutriamo per le istituzioni, per le forze dell’ordine che generosamente si prodigano affinché tutti possano partecipare alla festa dello sport, per tutte le persone offese dal teppismo e per i tifosi rossazzurri amareggiati, per le famiglie che vogliono vivere lo stadio con gioia e spensieratezza, per le regole e per il calcio. Oggi – continua la nota pubblicata dalla società – pur nell’assoluta certezza di aver fatto tutto ciò che può essere richiesto a una società sotto l’aspetto comportamentale e organizzativo, rinunciamo a un nostro diritto per condannare concretamente la violenza, per offrire l’esempio con un segnale forte e chiaro, per dare un motivo d’orgoglio a chi vorrà apprezzare questa scelta etica: con coraggio, andiamo incontro alle conseguenze sportive ed economiche della responsabilità oggettiva configurata dal giudice sportivo».