Un operaio ucciso dal crollo di un muro a Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo e un lavoratore trasportato in elisoccorso da Melilli, in gravi condizioni, all’ospedale Cannizzaro di Catania. Un bollettino, quello dell’ultima settimana, che racconta come anche in Sicilia si continui a morire di lavoro. Un’emergenza costante, adesso alimentata anche dalla tragedia […]
Incidenti sul lavoro e controlli. «Poco personale, ma il problema è che Stato e Regione non si parlano»
Un operaio ucciso dal crollo di un muro a Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo e un lavoratore trasportato in elisoccorso da Melilli, in gravi condizioni, all’ospedale Cannizzaro di Catania. Un bollettino, quello dell’ultima settimana, che racconta come anche in Sicilia si continui a morire di lavoro. Un’emergenza costante, adesso alimentata anche dalla tragedia nel cantiere Esselunga di Firenze, che ciclicamente porta politica e istituzioni a invocare maggiore sicurezza e controlli serrati, in particolare in uno dei settori più esposti, cioè quello dell’edilizia. Nei fatti la realtà fornisce una cartina al tornasole fatta di enormi difficoltà organizzative, ispettori del lavoro in perenne carenza di organici e maglie normative del codice degli appalti sempre più larghe a discapito proprio della sicurezza: un controsenso. In Sicilia i morti, nel 2023, erano stati 109 a fronte di un totale nazionale di 1485 decessi. Nonostante i numeri forniscano un dato parziale – perché fanno riferimento a quanto viene denunciato in via ufficiale e non al sommerso – riescono comunque a rendere bene l’idea della portata del fenomeno.
Uno dei nodi principali è proprio quello che riguarda l’ispettorato del Lavoro. In Sicilia la competenza è della Regione e a metà 2023 gli ispettori erano soltanto 63. Rinforzare i ranghi però non è così semplice e durante il governo Draghi era stato siglato un protocollo per dislocare alcune forze dell’Ispettorato nazionale nell’Isola. Qualche rinforzo è arrivato ma la situazione rimane complicata anche perché nemmeno i concorsi riescono a mettere una toppa. Dei 1150 posti da ispettori tecnici messi a bando a livello nazionale sono stati coperti solo 670 posti mentre, stando ai dati diffusi dei sindacati, dei 2300 ordinari solo 1600 sono quelli che non vengono impiegati per compiti amministrativi.
Quelli che sono arrivati nell’Isola però devono fare i conti con altre questioni, perché oltre al nodo numerico il vero problema adesso è quello del coordinamento in un contesto in cui diversi sono gli uffici e gli organi di vigilanza: dalle Aziende sanitarie provinciali, passando per l’Inail, l’Inps e lo stesso Ispettorato regionale. «A Catania e provincia adesso siamo arrivati ad avere otto ispettori del Lavoro dedicati ai controlli per tutte le tipologie di attività – spiega a MeridioNews Vincenzo Cubito segretario generale della Fillea Cgil Catania – Questi rinforzi però non hanno come riferimento l’Ispettorato regionale ma la sede Inps e si coordinano con il comando carabinieri per la tutela del Lavoro». Tanti forze ma che operano in modo non univoco con tutte le conseguenze del caso in termini di organizzazione e accesso alle banche dati. «Le risorse sono comunque insufficienti e servirebbe un serio coordinamento anche a livello giudiziario», aggiunge Giovanni Pistorio, segretario regionale della Fillea Cgil. Una proposta è quella che porterebbe all’istituzione di una una procura nazionale del Lavoro. «Serve un pool di esperti in materia, anche a livello normativo, e indagini che non restino fascicoli isolati, aggiungendosi a centinaia di altre indagini che ogni giorno si accumulano negli uffici», aggiunge Pistorio.
I problemi però non sono solo quelli degli organi ispettivi. Le criticità sono anche quelle dei subappalti a cascata. Con il nuovo codice, entrato in vigore nel 2023, ogni subappaltatore può a sua volta affidare «a terzi» l’esecuzione di parte delle prestazioni o lavorazioni oggetto del contratto di appalto, «con organizzazione di mezzi e rischi a carico del subappaltatore», recita la norma. Un meccanismo che «ha trasformato i cantieri in una giungla a discapito della sicurezza», spiega Cubito. «Nel cantiere, che è un luogo pericoloso per eccellenza – aggiunge – non vanno più solo gli operai specializzati ma decine di operatori». Una varietà di figure, formate in modo differente, che si muovono però all’interno dello stesso cantiere con tutte le conseguenze del caso in termini di sicurezza. Intanto oggi nel Consiglio dei ministri dovrebbe essere varato un nuovo pacchetto di misure per la sicurezza sul lavoro. Tra queste, l’interdizione dagli appalti da due a cinque anni in caso di gravi violazioni in materia di salute e sicurezza.