Formazione, Efal di Messina sfugge ai controlli: come mai? Il ‘caso Genovese’ non ha insegnato nulla?

DAI FATTI CHE EMERGEREBBERO NELLA GESTIONE DELL’ENTE MESSINESE, IL GOVERNO REGIONALE NON APPLICHEREBBE CON CRITERI CHIARI E TRASPARENTI I CONTROLLI. SARA’ COSI’? CHE COSA NE PENSANO NELLI E ANNA ROSA?

Nel marasma generale che caratterizza da sedici mesi la gestione del settore della Formazione professionale continuano a succedere cose davvero strane. Accade, per esempio, che i controlli, tanto decantati dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, non siano uguali per tutti, perché per l’Efal Messina, ente di formazione del Movimento cristiano dei lavoratori (Mcl) non si applicherebbero.

A questa conclusione si arriva attraverso l’esame della situazione amministrativo-contabile dell’ente. Sul sistema dei controlli, delle verifiche e dei criteri adottati dall’assessorato regionale alla Formazione professionale, guidato dalla candidata alle europee del PD, Nelli Scilabra (a proposito: si è autosospesa?) calano oscuri presagi di possibili clientele.

La giovane “assessora” è a conoscenza della situazione debitoria dell’Efal di Messina? È a conoscenza che l’ente ha subìto l’avvio del procedimento di revoca e, nonostante tutto, ha ottenuto un milione di euro di finanziamento? È a conoscenza che l’ente non ha ottemperato al pagamento degli stipendi relativi al periodo tra il 2008 ed il 2011 pari a circa cinquecento mila euro, come verbalizzato in una diffida accertativa esitata dalla Direzione territoriale del lavoro di Messina? È a conoscenza dei debiti patrimoniali accumulati dall’ente per svariate centinaia di migliaia di euro tra affitti, gestione, fornitori,utenze telefoniche, e servizi di fornitura varia?

È comprensibile che la giovane “assessora” Scilabra possa essere distratta dalle imminenti elezioni al Parlamento europeo che la vedono protagonista, in quanto candidata. Legittimo. Torniamo a ricordarlo, ma i fatti sono datati e risalgono a parecchi mesi fa. Eppure, sembra proprio che le ‘carte’ dell’Efal nessuno le abbia mai guardate negli uffici del dipartimento regionale alal Formazione retto dalla dottoressa Anna Rosa Corsello. Possibile?

È possibile che il capo dell’Amministrazione regionale non riesca a sapere cosa combinano i suoi uffici, quelli, per capirci, competenti al controllo sull’accreditamento, sulle rendicontazioni, sul finanziamento? Un intreccio sconvolgente di silenzi e sviste sembrerebbe emergere da questa brutta, bruttissima storia.

Intanto, l’Efal continua a mantenere l’accreditamento presso il dipartimento regionale della Formazione professionale, pur avendo accumulato una serie di debiti ed avendo violato varie norme e regole.

L’ente da qualche giorno è senza locali e quindi impossibilitato allo svolgimento dell’attività formativa. Dalle indiscrezioni pervenute, risulterebbe un debito maturato nei confronti dei proprietari dell’immobile di circa duecento mila euro.

Da quanto abbiamo appreso, la storia presenterebbe alcuni lati oscuri che proviamo a ricostruire senza dimenticare che qualche tempo fa, avevamo raccontato di strani “inciuci tra l’Efal di Messina ed un consorzio catanese di società all’interno del quale sarebbe confluito l’Efal provinciale etneo per una paventata vendita dell’ente messinese ad uno dei soci consorziati. L’ente formativo ha operato a Messina presso i locali a piano terra ed al secondo piano di una struttura che si chiama “Città del Ragazzo”.

Ritornando alla storia dei locali, pare che, solo pochi giorni fa, l’ufficiale giudiziario si sarebbe presentato per apporre i sigilli ai locali posti a piano terra, provvedendo a cambiare la serratura. Procedura esecutiva di sgombero locali che sarebbe avvenuta alla presenza del direttore generale dell’Efal, Rossella Bottaro, e dell’amministratore unico, Enrico Favara. Agli stessi, l’ufficiale giudiziario avrebbe “intimato ” lo sgombero di tutti i locali entro dieci giorni vietando l’accesso alla struttura a tutti i dipendenti dell’ente di formazione.

Circa un anno fa i proprietari dell’immobile, stanchi di attendere il pagamento delle pigioni avrebbero preteso che venissero svuotati i locali del secondo piano dove, oltre alle aule di teoria, allocavano anche i laboratori di estetica e di parrucchiere.

L’ente, costretto dalle circostanze, ha dovuto lasciare i locali senza, però, provvedere a liberarli da mobili ed attrezzature.

Nel frattempo, nell’estate del 2013 è arrivato lo sfratto con l’ultimatum sul pagamento delle pigioni arretrate pena l’apposizione dei lucchetti.

L’ente, indebitato fino al collo, ha tentato di tergiversare e guadagnare tempo provando una mediazione con i proprietari per un accordo che non è mai arrivato.

Oggi, e questo è davvero sconcertante, l’Efal di Messina non ha i locali per lo svolgimento della attività formative, ma può sbandiera un regolare patentino di agibilità chiamato accreditamento all’assessorato regionale della Formazione professionale. Che ne dicono di questo l’assessore-candidata alle elezioni europee e la dirigente generale-tutto-fare?

Altri dubbi ci assalgono. Com’è possibile che in assessorato regionale alla Formazione professionale gli uffici competenti non si siano accorti di nulla in tutti questi mesi? E fa specie doverlo rilevare proprio in un momento storico della Formazione professionale dove la volontà politica del presidente della Regione, Rosario Crocetta, è proprio quella di rivoltare il settore come un calzino. Questo ‘calzino’ è rimasto il lavatrice? Possibile che alla Regione si siano dimenticati dell’Efal?

La storia dell’Efal di Messina si snoda, guarda caso, in un territorio fortemente esposto al clientelismo politico-affaristico. Valga per tutti la richiesta di arresto di Francantonio Genovese, parlamentare PD alla Camera dei deputati, protagonista dei cosiddetti “Corsi d’oro”. Quanto successo nella Città dello Stretto e dintorni dovrebbe suggerire una certa attenzione al Governo regionale. Invece…

La riprova è che, nonostante le ripetute violazioni normative e del Contratto collettivo di lavoro della categoria, l’Efal di Messina continua a mantenere un’apertura di credito presso l’assessorato regionale alla Formazione professionale della Regione siciliana risultando accreditato e beneficiario di un finanziamento di circa un milione di euro. Somma proveniente dalle risorse del Piano giovani per l’annualità formativa 2013/2014 e destinata alla realizzazione di corsi di Formazione professionale. Misteri del Governo Crocetta.

Sul versante del personale dipendente, le cose non stanno meglio. Diversi i fronti aperti. L’ente non ha ottemperato al pagamento degli stipendi del periodo che va dal 2008 al 2011. Credito per circa 500.000 euro vantato dai lavoratori e certificato dagli ispettori della Direzione territoriale del lavoro attraverso una diffida accertativa. E poi vi sono gli arretrati contrattuali relativi agli anni 1998/2003, gli stipendi maturati e non corrisposti a partire dal mese di gennaio 2013 a tutt’oggi.

Da quanto appreso, emerge anche un’altra singolarità: l’Efal, pur avendo ricevuto circa un milione di euro di finanziamento, non ha ancora avviato le attività dell’annualità formativa. Eppure è prevista la revoca del finanziamento se entro quindici giorni l’ente autorizzato e finanziato non provvede all’avvio delle attività d’aula. Questa regola però sembrerebbe non applicarsi all’Efal di Messina. Giriamo la domanda a Nelli e ad Anna Rosa: perché?

Parrebbe anche che, indiscrezione tutta da verificare, vi siano accertamenti in corso da parte dell’Inps sull’utilizzo della Cassa integrazione guadagni in deroga da parte dell’ente che non avrebbe dichiarato alcuna unità lavorativa in esubero.

Sulla presunta “cattiva” gestione amministrativa e contabile dell’Efal come mai ancora i dirigenti dell’assessorato regionale alla Formazione professionale non hanno assunto ad oggi alcun provvedimento ufficiale? Visti i fatti, perché l’Efal non è stato oggetto di revoca dell’accreditamento da parte della Regione siciliana? Quale mistero si nasconde dietro tutto questo? Qualcuno da tutelare forse? Quali documenti ha prodotto l’ente per avere l’accreditamento, considerate tutte le criticità e la diffida accertativa?

Insistenti voci sosterrebbero che esista una perentoria relazione descrittiva che inchioderebbe l’Efal alle responsabilità. E le stesse indiscrezioni confermerebbero che, di questa relazione, in tanti, nei corridoi del dipartimento regionale Formazione professionale di Palermo, ne sarebbero venuti a conoscenza. Però…

Intanto i dipendenti dell’Efal si sono costituiti in comitato per far valere il diritto al posto di lavoro ed alle spettanze maturate e non riscosse. Lavoratori che, stante alle illegittimità riscontrate, avrebbero difficoltà di prosecuzione del lavoro all’ente.

Altra domanda a Nelli e ad Anna Rosa: perché non riaprire il bando pubblico ed inserire i diciotto dipendenti dell’Efal nel progetto ‘Prometeo’?

Parrebbe anche che, da qualche ambiente sindacale, sia partito un input diretto ai piani ‘alti’ dell’assessorato regionale alla Formazione professionale per tentare di ricucire la vicenda dell’Efal di Messina. Sarà vero?

Nella Sicilia gattopardiana, dove la mafia si combatte a colpi di annunci c’è ancora chi si ostina a vendere fumo nella speranza che i siciliani continuino ad abboccare…


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