Luglio è stato il mese più caldo di sempre in Sicilia. «Fenomeni estremi mai registrati prima»

Il luglio appena trascorso è stato il mese più caldo di sempre in Sicilia. I siciliani se ne sono accorti sulla propria pelle mentre facevano i conti con i continui blackout che, proprio nei giorni in cui il mercurio dei termometri raggiungeva livelli mai toccati, hanno provato seri disservizi di corrente elettrica e acqua. Il settimo mese del 2023 ha battuto ogni record, togliendo il primato che deteneva l’agosto del 2021. Quello dello scorso anno, invece, era stato il giugno più caldo della storia meteorologica dell’Isola. «Le analisi sui dati storici non sono semplici – commenta a MeridioNews Luigi Pasotti, dirigente dell’unità operativa della sede di Catania del Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias) della Regione – perché non si tratta di rilevazioni fatte sugli stessi siti delle stazioni del passato. Nonostante questo, ciò che emerge è incontrovertibile: la temperatura media mensile di luglio costituisce in assoluto il valore mensile più alto registrato per la Sicilia dal 2002, indipendentemente dal mese».

La media mensile delle temperature medie delle stazioni Sias risulta pari a 27,74 gradi, mentre la media regionale territoriale. Al livello provinciale, è Siracusa ad avere la media più elevata (con 29 gradi) mentre a Messina (con 26,1) si è registrata quella più bassa. In mezzo ci sono gli altri territori dell’Isola: sui due gradini più bassi del podio a parimerito si stagliano Caltanissetta e Trapani (con 28,5 gradi); poi Enna (con 28,4 gradi) e Ragusa con 28,1. Temperature medie meno elevate sono state registrate, invece, ad Agrigento, Catania (entrambe con 27,8 gradi) e a Palermo (27,7 gradi). E i record del mese di luglio non sono finiti: oltre alla temperatura media, si sono superate anche la media regionale delle temperature massime assolute mensili; la media regionale delle medie mensili delle temperature massime giornaliere e la media regionale delle medie mensili delle temperature minime giornaliere. «Se una situazione o un dato da soli non bastano per permettere di dire che ci troviamo di fronte all’effetto dei cambiamenti climatici – spiega Pasotti al nostro giornale – in questo caso, in Sicilia, ci sono una serie di segnali complessivi che disegnano un quadro completo». E critico.

Il 2023 è il terzo anno consecutivo in cui si registrano fenomeni meteorologici estremi sull’Isola. «Le ondate di caldo – puntualizza il dirigente dell’unità operativa Sias – ci sono sempre state ma gli episodi violenti hanno, in passato, sempre avuto frequenze di almeno quattro o cinque anni e, prima d’ora, non avevano mai raggiunto livelli così alti da essere considerati fenomeni estremi». Ed è in questo stesso senso che si deve leggere anche il dato che viene fuori dall’indice SU40, ovvero il numero dei giorni con temperature superiori o uguali a 40 gradi (denominati very hot days). «Si tratta di una terminologia solitamente utilizzata per il Nordafrica e il Medio Oriente», aggiunge Pasotti per rendere l’idea. Durante il mese di luglio, il dato ha raggiunto come media un valore di 4,9 giorni. Un numero di gran lunga superiore rispetto al massimo valore precedente che era di 3,5 giorni che si era registrato nel 2007.

«Un’anomalia che si fa ancora più marcata riformulando l’analisi sul numero di giorni consecutivi con temperature che hanno raggiunto o superato i 40 gradi – spiega l’esperto – I massimi valori precedenti del 2007 e del 2021 sono circa la metà del valore medio registrato nel 2023, che è pari a 4,3 giorni consecutivi». Tra i capoluoghi di provincia, spiccano Caltanissetta, Enna e Messina che di giorni cosiddetti tropicali ne hanno registrati ben undici consecutivi; due in meno a Siracusa, poi cinque a Trapani, quattro sia ad Agrigento che a Catania, tre a Palermo e uno a Ragusa. «Sulle 96 stazioni della rete Sias – sottolinea Pasotti – solo 12 non hanno raggiunto nel mese la soglia di 40 gradi. Tra queste, dieci si trovano in aree montane a quota superiore a 720 metri sul livello del mare; mentre solo due (Scicli e Pachino, ndr), si trovano in aree costiere». Temperature ben al di sopra del normale che pesano anche sulla situazione delle piogge, anche se non in modo diretto. «Per quanto riguarda le precipitazioni sull’Isola – analizza l’esperto – si osservano delle anomalie nella distribuzione stagionale». Periodi di siccità che hanno impatti significati sull’agricoltura anche se non si registrano segnali importanti di diminuzione complessiva di piogge. «Anzi – fa notare Pasotti – il mese di maggio di quest’anno è stato il più piovoso dal 1921 sull’Isola (cioè da quando si monitora il dato, ndr). Il problema, però, da una parte è quello della distribuzione delle piogge che si concentrano in periodo dell’anno in cui fanno danni all’agricoltura (frumento e uva in particolare). Dall’altra parte – continua – bisogna tenere conto del fatto che a parità di piogge, le temperature crescono sempre di più e determinano una quota di evaporazione maggiore che fa aumentare anche il fabbisogno irriguo».

Dati che, letti tutti insieme, danno la cifra dei cambiamenti climatici sull’Isola. «Tentando un confronto con le ondate di caldo del passato – analizza Pasotti – non sembrano riscontrabili, dall’esame dei dati disponibili, eventi della stessa portata, considerando insieme i valori estremi raggiunti e la durata dei fenomeni. Le ondate di caldo torrido del 1962, del 1982, del 1988, del 1998, del 1999, appaiono per alcuni versi comparabili all’ondata del 2023, ma in quanto a indici climatici a livello regionale – conclude – l’ondata di caldo quest’anno appare rappresentare un evento mai registrato in precedenza per la nostra Isola».


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