Ci sono anche l’ex assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza e il collega Antonio Scavone, titolare della delega alla Famiglia nella giunta del presidente Nello Musumeci, tra le persone indagate nell’inchiesta della procura di Catania che ha fatto scattare gli arresti domiciliari per quattro persone. Tra queste c’è Pippo Arcidiacono, cardiologo ed esponente di Fratelli […]
Inchiesta Sanità: indagati gli ex assessori Scavone e Razza. «La lista della spesa» delle raccomandazioni
Ci sono anche l’ex assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza e il collega Antonio Scavone, titolare della delega alla Famiglia nella giunta del presidente Nello Musumeci, tra le persone indagate nell’inchiesta della procura di Catania che ha fatto scattare gli arresti domiciliari per quattro persone. Tra queste c’è Pippo Arcidiacono, cardiologo ed esponente di Fratelli d’Italia con un recente passato da assessore al Comune di Catania in corsa per la fascia tricolore come candidato a sindaco. Che, in un secondo momento aveva fatto un passo indietro in favore dell’ex collega assessore comunale Enrico Trantino. Per Razza la procura, come emerge nell’ordinanza di custodia cautelare, ipotizza il reato di concorso in turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Il politico però non è stato destinatario di misura cautelare. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati è finita la procedura per la selezione di un incarico relativo a un esperto di elaborazione report, per conto dell’Ordine dei medici di Palermo, nell’ambito di un progetto presentato dall’azienda Policlinico di Catania. L’ex assessore regionale, insieme a due suoi segretari (entrambi indagati) nelle vesti di intermediari, avrebbe raccomandato F. F. (quest’ultimo nipote di un ex deputato regionale autonomista di Catania di professione ortopedico) così da fargli ottenere un incarico del valore di 10mila euro. A prendere parte all’accordo – stando alle accuse – vi sarebbero stati Gesualdo Missale, funzionario di Unict, ex commissario dell’ordine dei camici bianchi etnei, e coordinatore del progetto, e Nunzio Ezio Campagna, medico, vice presidente dell’Ordine dei medici di Catania e promotore del progetto. Sia Missale che Campagna sono finiti ai domiciliari.
Nelle carte dell’inchiesta viene fuori l’esistenza di una presunta «lista della spesa». Riferimento con cui Campagna indicava l’inserimento di nominativi graditi alla politica da collocare nei progetti. Insieme a Razza, il vice presidente dell’Ordine dei medici citava altri due uomini delle istituzioni: «Oltre a Scavone – si legge nell’ordinanza – dovevano inserire nominativi graditi a Nicola D’Agostino (deputato regionale non indagato, ndr), e a Ruggero Razza, evidenziando il criterio apertamente e sfacciatamente clientelare con cui venivano prese tali decisioni». In un dialogo risalente a ottobre 2020, Minissale e Campagna discutevano, al termine di un convegno, della possibilità di inserire – almeno in un primo momento – un dentista di Trapani, indicato come vicino all’assessore regionale Razza, all’interno di un progetto. Una possibilità davanti alla quale, stando alla ricostruzione dei magistrati, i due non si sarebbero potuti sottrarre nonostante una ulteriore richiesta, sempre proveniente dalla segreteria del politico, per un amministrativo. «Anche cinquemila euro me li tolgo io», diceva Missale. «Abbiamo l’esigenza di comprarci l’area Razza», replicava Campagna.
«Una scacchiera di persone da collocare», scrive la giudice Simona Ragazzi nell’ordinanza, in cui poteva anche capitare di modificare il destinatario delle raccomandazioni. Al posto del dentista di Trapani, viene infatti dato conto di un nuovo nominativo: F.F., nipote dell’ex deputato regionale. «Ci dobbiamo trovare una, una posizione. Ho parlato già con Filippo (Di Piazza, ndr) ah… mi ha detto che non ci sono problemi; gli ho detto: “Lo devo fare“», commentavano sempre Campagna e Missale. Il comportamento di Razza, nonostante i presunti tentativi di favorirlo evidenziati nei documenti dai magistrati, viene però anche stigmatizzato. «Prende per il culo tutti – diceva il vicepresidente dell’Ordine – è inaffidabile, dice “faccio, faccio”, faccio la mala cumpassa (cattiva figura, ndr)». Uno degli aneddoti riguarda anche una nomina che sarebbe avvenuta all’insaputa del diretto interessato. Nello specifico, il ruolo di responsabile della medicina scolastica proprio per Campagna: «Non ho ancora fatto un cazzo per fortuna – commentava il diretto interessato – anche perché non ho nemmeno voglia. Sono stato nominato come fece Scajola, a mia insaputa».
Per quanto riguarda le accuse nei confronti dell’ex assessore Scavone, colonnello del Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo, il nome che viene cerchiato in rosso dai magistrati è quello della compagna L. G. (non indagata, ndr). La donna sarebbe stata aggiudicataria di un incarico a tempo determinato, per un importo di 15mila euro. Dietro la nomina all’interno di un progetto denominato Centro Cardio hub e spoke, secondo le accuse, ci sarebbe stata una decisione presa a tavolino. Anche l’ex assessore, con un passato da manager nella Sanità, sarebbe stato oggetto delle attenzioni del duo Missale-Campagna. Tanto da essere disposti a inserire la figlia del politico in un progetto per «comprare a costo zero l’assessore».