L’Unione europea e il Governo Letta mortificano l’dea di democrazia

IN UN’INTERVISTA AL QUOTIDIANO IL MANIFESTO IL SOCIOLOGO LUCIANO GALLINO PRESENTA QUELLO CHE HA SCRITTO NEL LIBRO “COLPO DI STATO DI BANCHE E GOVERNI”

Un’interessante analisi della legge di stabilità e sui processi di decadimento del sistema democratico a seguito del processo egemonico assunto dalle banche e dalla troika, la si può leggere nell’intervista che il sociologo Luciano Gallino ha rilasciato al Manifesto. L’occasione è stata offerta dal nuovo libro di Gallino dal titolo: “Colpo di Stato di banche e governi”, edito da Einaudi.

Per l’ampiezza dei temi trattati è bene leggerli alla fonte. In questa sede ci limitiamo a rilevare due aspetti significativi dell’analisi e delle proposte ivi contenute: il riferimento alle misure di stabilità assunte dal Governo Letta-Alfano e la cancrena antidemocratica che investe l’Europa e le sue politiche ispirate dalla troika, cioè il direttorio composto dal Fondo monetario internazionale, dall’Unione europea e dalla Banca centrale europea.

“Le misure di stabilità, per quanto sembrano sorrette da buone intenzioni, hanno il grave difetto di continuare ad essere più che mai provvedimenti a pioggia, mentre il Paese è in emergenza con 10 milioni di disoccupati, precari e scoraggiati. Vale a dire il 40 per cento della forza lavoro attiva. Con questi spiccioli buttati qua e là il risultato sarà quasi inesistente”.
Il reddito minimo, poi, con i suoi 40 milioni di euro da distribuire equivale ad un sussidio sul modello tremontiano di social card. Piuttosto “preferirei – afferma Gallino – che si creassero posti ad alta intensità di lavoro. Ma niente grandi opere, meglio un piano di manutenzione del patrimonio nazionale, in primo luogo proteggere il territorio dal dissesto idrogeologico”.
Qui Gallino si lascia andare ad una chiosa sull’austerità perseguita dal duo Napolitano-Letta. “Prima si rendono conto dell’insostenibilità del piano di austerità e meglio sarà per tutti. La loro intenzione di ammorbidirel’austerità è come una pioggerella su un grande pascolo: non fa crescere i baobab o le sequoia. Gli alberi bisogna piantarli, non innaffiare il prato aspettando che dopo tre o quattro decenni crescano da soli”.
Ancora: “Il Governo Letta è un’espressione autentica del colpo di Stato. Perché tutti i suoi componenti rappresentano l’ideologia neoliberale per la quale l’essenziale è la decisione rapida, efficiente ed economicamente razionale”. (sopra, a destra, foto di umbrialett.it)
Fin qui la sintesi del pensiero del sociologo sulle misure anti-crisi assunte con la legge di stabilità e una conclusione che introduce il colpo di Stato.

Più perniciose le considerazioni che Gallino dice di trattare in modo ampio nel suo libro riguardanti il colpo di Stato ed i vincoli europei.
“Il colpo di Stato si configura quando una parte dello Stato si attribuisce poteri che non gli spettano per svuotare il processo democratico. Oggi le decisioni di fondamentale importanza vengono prese da gruppi ristretti. Nel nostro caso, dal direttorio composto dall’Unione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale. I parlamenti non contano più nulla, hanno passato le decisioni ai governi e questi li hanno passati al Direttorio. Se questa non è la fine della democrazia certamente è una ferita grave. Il patto fiscale (Fiscal Compact, ndr), un impegno economico e sociale con una valenza politica rilevantissima di cui nessuno ha discusso. I parlamentari hanno sbattuto i tacchi e hanno votato alla cieca perché ce lo chiede l’Europa, non esistono alternative! Questa espressione è un corollario di colpo di Stato in atto”.

L’intervista si conclude con le ricette e l’indicazione delle terapie per fronteggiare i malanni che affliggono l’Europa. La costruzione di un potere alternativo a quello che si è affermato in Europa passa attraverso la modifica del sistema finanziario, onde scongiurare il possibile ripetersi entro pochi anni di una nuova crisi.
“Questo sistema è lontanissimo dalle esigenze delle economie reali e dalla produzione di beni utili alla comunità. In Europa è dal 2008 che si discute di questo senza combinare nulla. La riforma dell’architettura finanziaria è fondamentale come anche i trattati europei. Siamo arrivati al paradosso che si possono cambiare le Costituzioni in due ore, mentre il Trattato di Maastricht viene ritenuto immodificabile”.
“Questo trattato – aggiunge Gallino – ha limiti gravissimi, assomiglia allo statuto di una corporation, mentre sarebbe bello che la piena occupazione comparisse non una sola volta come oggi, ma come il suo scopo centrale. Bisogna, inoltre, modificare lo statuto della Banca centrale europea.
“Davnti a 26 milioni di disoccupati e 126 milioni a rischio di povertà – dice ancora il sociologo – perseguire la stabilità dei prezzi, mentre dovrebbe regolare il credito e l’attività finanziaria, prestare soldi a enti pubblici a cominciare dagli Stati. Una facoltà che hanno tutte le banche centrali, tranne la Bce”.

Com’è di tutta evidenza siamo in presenza di un’analisi netta e spietata delle tendenze antidemocratiche che caratterizzano l’andamento politico dell’Europa, la quale egemonizzata dagli interessi delle massonerie finanziarie si allontana sempre più dai cittadini europei i quali amilioni sono senza lavoro e a rischio di povertà.
Non era questa l’Europa che è nata dai trattati di Roma e che era nelle attese del popolo europeo. Operare le riforme auspicate da Gallino sul versante economico-finanziario è il minimo rispetto al bisogno di dare basi solide al sistema democratico dell’Europa unita, a partire dall’eliminazione dell’organo legislativo che fa capo al Consiglio ed affidarlo unicamente al Parlamento europeo, l’unico organo ad espressione popolare.

 


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