Una sede di Frontex nel Mediterraneo. Magari in Sicilia

PARLA L’EUROPARLAMENTARE SALVATORE IACOLINO. “TRA MARZO E APRILE PROSSIMI SI ATTENDE IL VOTO CONFERMATIVO DEL PARLAMENTO EUROPEO”

Frontex avrà una sede operativa nel Mediterraneo. Lunedì scorso la Commissione Libertà civili, Giustizia e Affari interni (Libe) del Parlamento europeo ha dato il via libera alla modifica della proposta di regolamento della Commissione europea sulla sorveglianza delle frontiere marittime esterne, approvando un emendamento di cui l’eurodeputato Salvatore Iacolino (Fi-Ppe) è il primo firmatario. Tra marzo e aprile prossimo si attende il voto confermativo del Parlamento europeo.
Per Iacolino, che della commissione Libe è il vicepresidente, “quello ottenuto è già un grande risultato”.

Onorevole, cosa significa questo risultato in tema di politiche migratorie?

“Intanto è il riconoscimento politico di oltre quattro anni di intensa attività su un fronte delicato come quello delle politiche europee migratorie e sul diritto d’asilo. L’approvazione di questo emendamento va nella direzione auspicata sia dal Parlamento che dal Consiglio europeo dopo i tragici fatti avvenuti ad inizio ottobre a Lampedusa: ovvero un maggiore controllo delle zone sottoposte a rilevanti flussi migratori, come la Sicilia. Il primo sì ad una sede Frontex nel Mediterraneo – noi confidiamo che venga individuata la Sicilia – è anche un formidabile assist per il Governo italiano, per far valere le nostre ragioni in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre prossimi”.

Passata l’eco della strage di Lampedusa, l’attenzione si è spostata altrove. Eppure gli sbarchi in Sicilia continuano…

“Si parla poco al momento d’immigrazione. Per questo bisogna riaccendere i riflettori. Solo quattro giorni fa sono stati circa mille i migranti tratti in salvo dalle unità della Marina militare e della Guardia costiera impegnate nell’operazione ‘Mare Nostrum’ a Sud di Lampedusa e in seguito fatti sbarcare al porto di Augusta. Tutto ciò però non basta: l’Europa può e deve fare di più. Il nostro obiettivo è migliorare il coordinamento tra gli Stati membri, garantire solidarietà e condivisione delle responsabilità e degli oneri fra gli stessi Stati, rafforzando la capacità operativa di Frontex”.

Un avamposto di Frontex nel Mediterraneo è sufficiente a tutelare le coste siciliane dai flussi migratori irregolari?

“No, serve anche una svolta politica, soprattutto in riferimento all’applicazione del regolamento di Dublino, che ‘intrappola’ i profughi nel territorio dello Stato membro di primo approdo, come l’Italia. Le coste siciliane devono essere considerate confine europeo. In tema d’immigrazione, dunque, occorre una condivisione degli oneri fra gli Stati membri e anche la ricollocazione, almeno su base volontaria, dei profughi negli Stati dell’Unione europea. Quest’ultima deve puntare ad una reale cooperazione tra gli Stati membri, ad accordi di cooperazione con i Paesi terzi di transito o di provenienza dei migranti, ed ancora ad una politica migratoria davvero ispirata a solidarietà e responsabilità per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali dei profughi e la sicurezza dei cittadini europei”.

 


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