Diventa definitiva l’assoluzione per l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e di corruzione elettorale aggravata dall’avere favorito la mafia. I giudici della sesta sezione della Cassazione hanno dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale di Catania confermando la sentenza del gennaio 2022 che, nell’appello bis, aveva già assolto […]
Raffaele Lombardo, Cassazione conferma assoluzione. Inammissibile il ricorso della procura generale
Diventa definitiva l’assoluzione per l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e di corruzione elettorale aggravata dall’avere favorito la mafia. I giudici della sesta sezione della Cassazione hanno dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale di Catania confermando la sentenza del gennaio 2022 che, nell’appello bis, aveva già assolto Lombardo. Con questa decisione i supremi giudici non hanno accolto le richieste della procura generale della Cassazione che aveva sollecitato, invece, un annullamento con rinvio della sentenza e un nuovo esame da parte dei giudici di secondo grado. «Provo soltanto amarezza e non felicità, forse per i tredici anni della mia vita passati in vicende giudiziarie e per il massacro mediatico subito», è stato il primo commento del politico, che in passato ha rivestito anche le cariche di presidente della provincia di Catania e di vicesindaco del capoluogo etneo, nel 2000, durante la sindacatura di Umberto Scapagnini. «Oggi è il giorno della soddisfazione, perché è arrivata una sentenza che è la sintesi più logica del procedimento: la chiusura definitiva della vicenda giudiziaria con l’assoluzione da tutti di tutti i reati contestati», il commento di Maria Licata, avvocata di Lombardo.
Una vicenda giudiziaria interminabile quella dell’ex governatore, finito indagato nell’ambito di un troncone di Iblis, l’indagine del Ros dei carabinieri, su delega della procura di Catania, su mafia, politica e imprenditoria. Da un lato gli uomini più in vista della famiglia catanese di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano, dall’altro colletti bianchi, faccendieri e procacciatori di voti. Il 29 marzo 2012 il giudice per le indagini preliminari Luigi Barone non accoglie la richiesta di archiviazione della procura e dispone l’imputazione coatta per l’allora presidente della Regione. A pesare sulla scelta dei magistrati, la sentenza di assoluzione dal reato di concorso esterno nei confronti dell’ex ministro della Democrazia cristiana Calogero Mannino.
Qualche mese dopo, era il 31 luglio 2012, Lombardo decide di affrontare il processo da cittadino e si dimette da presidente. A distanza di due anni, arriva il primo verdetto in abbreviato. La giudice Marina Rizza nel 2014 lo condanna a sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati c’è tutta la galassia autonomista, compreso Angelo Lombardo, fratello dell’ex governatore, ex deputato e pure lui finito alla sbarra. Nel 2017, tre anni dopo la sentenza di primo grado, arriva il verdetto della corte d’appello. Lombardo viene ritenuto innocente per il concorso esterno ma colpevole (con una condanna a due anni) di corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. Il caso però non è chiuso e si arriva al primo passaggio in Cassazione. I giudici ermellini ribaltano tutto e nell’estate del 2018 annullano con rinvio a una nuova sezione della corte d’appello di Catania. Il pronunciamento arriva a gennaio del 2022 con l’assoluzione da entrambi i reati a fronte di una richiesta dell’accusa, sostenuta dai magistrati Agata Santonocito e Sabrina Gambino, di una condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione.