Centrodestra, torna la strategia della tensione interna. Le mani dei partiti sul futuro della Sac

Non c’è pace nel centrodestra, ma non è una novità. L’ultimo attentato alla tranquillità della coalizione che in Sicilia governa più o meno ovunque è arrivato in quel di Catania, con i partiti del centrodestra che cercano di infierire sulla già delicata questione dell’aeroporto etneo, con il terminal A chiuso dopo l’incendio del sera del 16 luglio che ha causato disagi al traffico aereo di tutta l’Isola. In un clima già rovente, Fratelli d’Italia, con in testa il sindaco catanese Enrico Trantino, spalleggiato dai big nazionali, si scaglia contro la Sac – la società che gestisce lo scalo etneo – presenta una nota stampa che parla di conduzione dello scalo «evidentemente carente, specie nella programmazione degli interventi strutturali necessari, mai realizzati, per supportare negli anni il sempre maggiore flusso di partenze e arrivi» e attacca pure la gestione dell’emergenza. Un fuoco amico che si è scagliato addosso a Nico Torrisi, amministratore delegato di Sac e imputato numero uno secondo il tribunale intestino del centrodestra, lo stesso che ha scelto di affidargli l’azienda. Incensato, peraltro, non meno di una settimana fa da Valeria Sudano e Anastasio Carrà, capibastone della rappresentanza siciliana della Lega alla Camera dei deputati.

Ma questa è soltanto l’ultima delle scorrerie senza esclusioni di colpi che stanno animando la scena governativa a tutte le latitudini. Da Palermo a Catania, passando per la Regione siciliana. Dove Renato Schifani ha iniziato il mandato facendo di fatto fuori l’amico Gianfranco Miccichè e dove ormai conta i nomi degli alleati fidati sulle dita di una mano. Prima le polemiche con Marco Falcone, che ha ricevuto come pronta risposta una balia dal nome pesante: Gaetano Armao, a fargli da tutor nel suo ruolo di assessore al Bilancio. Poi Francesco Paolo Scarpinato, reo di avere ascoltato le lamentele del sindaco di Taormina e oppositore Cateno De Luca e persino di Antonio Tajani, con cui però Schifani si è affrettato a ricucire i rapporti. Tajani che, alla commemorazione per l’omicidio del giudice Rocco Chinnici era al fianco dello stesso Schifani, accompagnato da un altro pezzo da novanta dell’era berlusconiana, Maurizio Gasparri. Come a voler ricreare un fronte compatto targato Forza Italia. Un messaggio chiaro nel tutti contro tutti del centrodestra.

Non è questione di scaramucce su temi specifici che capitano di volta in volta, ma uno scontro politico serio che nasce già dai tempi della competizione elettorale. In tutta questa situazione, i partiti che storicamente hanno avuto meno spazio sull’Isola pare abbiano tutta l’intenzione di allargare il proprio bacino cannibalizzando il compagno di banco, che in questo caso risponde al nome di Fratelli d’Italia, schierandosi piuttosto dall’altro lato della barricata. Ennesima prova sarebbe il comunicato stampa della Lega a doppia firma Sudano-Carrà a sostegno di Torrisi sulla questione aeroporto di Catania, l’ultima che ha infiammato i due fronti contrapposti. Una lotta intestina che, in realtà, non preoccuperebbe nessuno: posto che i sondaggi, anche i più recenti, vedrebbero traghettare le preferenze da una parte all’altra ma sempre all’interno della stessa coalizione (o quel che di questa resta) del centrodestra. Insomma, non sarebbe avvertito il pericolo che gli elettori vadano a cercare altrove disperdendo, quindi, preziosi voti.

Insomma, stando a quello che appare, ci sarebbe una sorta di lotta per gli spazi, per l’allargamento dei vari partiti all’interno dello stesso campo largo della coalizione. Ognuno vuole crescere. Ma, in questa ultima vicenda legata alla situazione dell’aeroporto etneo sembra esserci di più. Se le altre questioni precedenti (tipo le carrozze dei cavalli a Palermo, dove i consiglieri di Fratelli d’Italia sono stati tra i primi contestatori dell’ordinanza del sindaco Roberto Lagalla) sarebbero state solo un po’ di principio e un po’ di posizionamento sulla scacchiera in cui si sta giocando la partita del centrodestra, questa volta le cose sono diverse. Ci sarebbe, infatti, più di qualche appetito politico nei confronti del futuro di Sac. E a uscirne sazio potrebbe essere un terzo partito (la Lega) che godrebbe tra i due litiganti.

E poi c’è la Democrazia cristiana. Che, come da un paio d’anni a questa parte, non partecipa al lancio di coltelli, ma si limita a guardarlo da fuori, inviando una nota – l’ennesima – in cui tenta di gettare acqua sul fuoco, chiedendo di provare a dare almeno una parvenza di intesa, anche se stavolta tra le righe si inizia a leggere un po’ di insofferenza. «Le polemiche non aiutano – scrivono i cuffariani – le fughe in avanti sono inutili e rischiano di essere dannose per la Sicilia che ha bisogno del lavoro virtuoso e dell’impegno leale e costruttivo di tutti noi per superare questo tempo di difficoltà e di disagi. Tutto il resto porterebbe – concludono – invece, a pensare male, sperando, però, di non azzeccarci».


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