Come volevasi dimostrare, i prepensionamenti dei dipendenti di Regione e Comuni per assumere i precari era una balla

LA PRECISAZIONE E’ ARRIVATA DA ROMA. L’ANTICIPO DELLE PENSIONI CI PUO’ STARE. MA NON PER ASSUMERE ALTRO PERSONALE! COSA SI INVENTERA’, ADESSO, LA POLITICA SICILIANA? O RIBADIAMO: L’UNICA SOLUZIONE E’ IL SALARIO MINIMO GARANTITO

Come volevasi dimostrare, la storiella che Regione e Comuni siciliani avrebbero licenziato i dipendenti – migliaia di dipendenti – per fare posto ai precari era una balla.

Lo scriviamo da giorni e, adesso, arriva la conferma da Roma: i precari non potranno essere assunti: né i precari degli enti locali (che sono circa 23-24 mila), né i precari riconducibili all’amministrazione regionale (circa 54-55 mila).

Cosa si inventerà, adesso, al politica siciliana? Cosa si inventeranno il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e quelli che, da quando governa, sono i suoi alleati, ovvero Angelino Alfano e Giuseppe Castiglione?

Il Governo nazionale ha fatto sapere che i prepensionamenti ci saranno. Ma non per consentire stabilizzazioni di personale precario.

Lo diciamo da un anno, lo ribadiamo ancora una volta: l’unica soluzione percorribile, per i circa 80 mila precari della pubblica amministrazione siciliana, è il salario minimo garantito. Da istituire con i soldi dell’Unione europea. E da estendere a tutti i disoccupati della Sicilia.

Il salario minimo garantito conviene anche all’Unione europea. Perché consentirebbe di aumentare i consumi, rilanciando imprese e occupazione. Certo, in un’Unione europea governata da una nuova forma di stupidità anti-keynesiana, proporre un provvedimento ragionevole non è facile. Ma non vediamo altra via.

Proprio perché non sarà facile ottenerlo, i precari della Sicilia potrebbero valutare l’ipotesi di lasciare perdere la vecchia politica siciliana – a cominciare da un Governo regionale inetto – alla luce anche della crisi finanziaria. E di unirsi, il prossimo 9 di dicembre, ai Forconi di Mariano Ferro, gli unici che possono imprimere una svolta politica alla Sicilia e all’Italia (ricordiamo che il 9 dicembre partirà una rivolta nazionale, che coinvolgerà, mettiamola così, tutti i Forconi e i movimenti simili ai Forconi del nostro Paese).

Anche se i precari che lavorano da anni nella pubblica amministrazione ancora non ci vogliono credere, comincino a riflettere. L’unica via è il salario minimo garantito.

Per la Sicilia si annuncia un dicembre di fuoco. Le scuole superiori stanno entrando in rivolta. Vero è che queste occupazioni di Licei e Istituti superiori, in generale, sono dettate più dalla voglia di anticipare il Natale che da ragioni di malessere sociale. Ma è comunque un’occasione straordinaria per dialogare con i ragazzi e spiegare loro in che disastro è finita l’Italia entrando nell’area euro.

Questa sarà responsabilità dei Forconi siciliani: sarà compito loro spiegare agli studenti il disastro economico e finanziario in cui hanno fatto piombare il nostro Paese.

Se alla protesta dei Forconi si uniranno i precari della Regione e degli enti locali, più gli studenti, si potrebbero creare le condizioni per imprimere una vera svolta alla politica.


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