Pesca, Italia a picco: oltre il 70% del pesce arriva da fuori e non è ‘tracciato’. La crisi della Marineria di Mazara del Vallo

COLDIRETTI SICILIA RIMARCA COME, ANCORA UNA VOLTA, IL GOVERNO REGIONALE PERDE UNA GRANDE OCCASIONE DI CONFRONTO SUL FUTURO SETTORE. UN WORKSHOP SULLA VALORIZZAZIONE E SVILUPPO DEL COMPARTO. IL RUOLO DEL DISTRETTO ATTRAVERSO IL MODELLO DI BLUE ECONOMY.

Valorizzazione e sviluppo della pesca siciliana sono stati i temi dibattuti stamane a Mazara del Vallo presso il Palazzo Vescovile, nel corso del workshop organizzato da Coldiretti Imprese pesca.

All’evento, realizzato con il “Programma per la pesca e l’acquacoltura italiana” promosso dal ministero delle Politiche Agricole e Forestali (Mipaf) con il decreto n.31 del 22 novembre 2012, hanno partecipato, tra gli altri, anche i dirigenti del Distretto industriale della pesca/Cosvap di Mazara del Vallo.

Mazara del Vallo, fino a qualche anno fa capitale peschereccia europea, registra la peggiore crisi dal dopo guerra ad oggi. Una crisi strutturale che ha ridotto al lumicino il sistema imprenditoriale del comparto, passato da oltre 300 natanti da pesca a soli 108, con un abbattimento considerevole dei livelli occupazionali.

Sono circa cinque mila i lavoratori licenziati nel comparto della pesca professionale e nell’indotto di Mazara. Una crisi che ha provocato un calo a picco della capacità reddituale degli imprenditori, dei pescatori, delle aziende dell’indotto.

Con l’iniziativa di oggi Coldiretti Imprese pesca ha voluto tracciare un confine tra la crisi che ha investito il settore della pesca siciliana e le azioni possibili per rilanciare l’economia intorno al mare. Un’analisi impietosa sui numeri e sulle criticità condivise con gli imprenditori presenti e con il Distretto industriale della pesca, naturale ‘contenitore’ e promotore delle azioni a sostegno e promozione delle imprese della filiera ittica.

Abbiamo raccolto dichiarazioni ed impressioni dei protagonisti della giornata di studio.

Per Tonino Giardini, responsabile nazionale Imprese Pesca Coldiretti “fare un’analisi del mercato della pesca diventa sempre più arduo perché a decidere le regole del mercato e il prezzo è il prodotto ittico importato”

Il responsabile nazionale del settore della pesca per Coldiretti punta il dito sulla debolezza delle norme a difesa delle produzione di settore nazionale.

“In Italia registriamo – precisa Giardini – un mercato taroccato dalla presenza del 72 per cento di prodotto proveniente dall’estero e non tracciato. Il prodotto italiano non supera il 20 per cento e con questi dati non si può fare il prezzo nel mercato. Il che significa che ci è sfuggita la governace”.

Al nostro giornale il responsabile nazionale di Imprese Pesca Coldiretti avanza alcune possibili soluzioni per contrastare lo strapotere estero nel settore.

“Per riconquistare competitività nel mercato nazionale e contrastare la concorrenza del prodotto estero immesso nel nostro territorio – sottolinea Giardini – è necessario impegnarsi per una tracciabilità del prodotto che possa rilevare origine, produzione e commercializzazione del prodotto. Una tracciabilità uguale per tutti, chiara, trasparente e senza distinzioni, la codifica Fao 37 ci sta stretta e non ci soddisfa, perché non identifica con precisione il nostro prodotto”.

Per Coldiretti Imprese Pesca, l’impegno e lo sforzo di tutti dev’essere diretto verso la creazione di marchi territoriali. “L’Italia ha oltre 8 mila chilometri di coste ed un solo marchio Igp, quello della trota salmerino del trentino – aggiunge Giardini -. Il nostro impegno è quello di spingere verso nuove regole europee a difesa delle produzioni nazionali attraverso una revisione delle norme sulla tracciabilità, incentivando la creazione di marchi territoriali per l’identificazione del prodotto al consumo”.

Al work shop ha partecipato Pietro Grasparri, dirigente Pemac V° Fonti comunitari della direzione generale della pesca del Mipaf.

“E’ alla firma del ministro – precisa Grasparri – un nuovo bando pubblico per la demolizione dei natanti da pesca, indirizzato alle Regioni Obiettivo Convergenza (Sicilia, Calabria Campania, Puglia) con una dotazione di 25 milioni di euro, della quota nazionale Fondo europeo per la pesca (Fep), Asse 1”.

Nel corso dell’intervento Grasparri ha precisato che obiettivo comunitario e ministeriale è sempre quello di raggiungere la percentuale fissata di riduzione dello strascico, del cianciolo e che per accedere al finanziamento le imprese richiedenti dovranno essere in regola con Inps e Ipsema in riferimento ai contributi assistenziali e previdenziali.

La peggiore crisi di sempre che si respira a Mazara del Vallo la si può evincere con il dato fornito proprio dal dirigente del Mipaf. “A Mazara del Vallo con le demolizioni – sottolinea Grasparri – si è raggiunto in pochissimo tempo il 25 per cento fissato come obiettivo comunitario Igt (misura europea tonnellaggio), superandolo sino a sforare il 33 per cento”.

Abbiamo chiesto al dirigente del Mipaf di precisare i tempi necessari all’avvio delle procedure previste dal nuovo bando demolizioni.

“L’avviso demolizione è già alla firma del ministro – ci dice Grasparri – e dopo il visto preventivo dal parte della Corte dei Conti, sarà trasmesso alla Gazzetta ufficiale per la pubblicazione, le richieste di accesso ai finanziamenti dovrebbero potersi presentare già da fine novembre”.

Sulla programmazione comunitaria di settore per il periodo 2014/2020 e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp) il responsabile Fonti comunitarie del Mipaf ha chiarito che i tempi si sono allungati e che il confronto politico è ancora aperto.

“Sul Feamp, – conclude Grasparri – la proposta della Commissione ha avuto dal Parlamento europeo qualcosa come circa 2500 emendamenti ed è quindi in alto mare. Se lo strumento finanziario per la pesca comunitaria non dovesse essere approvato entro aprile 2014, l’approvazione slitterebbe all’ottobre 2014 per via delle elezioni europee quando l’Italia avrà già assunto la presidenza del Consiglio europeo”.

Il dialogo con i Paesi trasnfrontalieri e sul modello di blue economy sono stati i temi cari a Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto, intervenuto alla giornata di studio della Coldiretti Imprese Pesca.

“Il dialogo costruttivo e solidale con i Paesi rivieraschi e del mondo arabo – dichiara Tumbiolo – può essere uno dei punti di forza e risposte concreta alle limitazioni all’accesso alle zone di pesca. ‘Blue Sea Land’, evento che si terrà a Mazara del Vallo dal 10 al 13 ottobre prossimo, 24 Paesi si ritroveranno per rafforzare proprio il dialogo visto come leva valoriale per riscrivere nuove relazioni internazionali fondate sulla collaborazione e lo scambio culturale”.

“Blue Sea Land – aggiunge il presidente del Distretto produttivo della Pesca – costituisce il palcoscenico naturale per dare vita ad un unico spettacolo, quello dello spirito interculturale che diviene atto concreto. Il luogo ideale per promuovere il modello della blue economy e della responsabilizzazione individuale e collettiva del restauro dell’ambiente”.

Per il Distretto produttivo si tratta di un vero e proprio passo in avanti oltre la sostenibilità ambientale e la pesca protetta per affermare, attraverso 100 progetti moltissimi dei quali a costo zero, l’integrazione economica, sociale, istituzionale e culturale tra le popolazioni di diverse etnie.

Tra i progetti altamente innovativi, quello della “refrigerazione passiva”, metodo che consente di allungare la vita del prodotto da 4 a 20 giorni.

“Un risultato che cambia la democrazia del mercato – conclude Tumbiolo – con gli operatori non più assoggettati al commerciante (‘rigattiere’), ma messi nelle condizioni di potere decidere serenamente prima di vendere, cercando prezzo, luogo e momento migliore per vendere; e di tutto questo ed altro, dal 10 al 14 ottobre ne discuteremo con diversi convegni e seminari perché il mondo può cambiare attraverso la blue economy”.

Ha chiuso i lavori il presidente regionale di Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli.

Nella sua relazione conclusiva Chiarelli ha toccato diversi “nervi scoperti” del settore, indicando il percorso sul quale Coldiretti intende impegnarsi per la valorizzazione e lo sviluppo della pesca siciliana, esprimendo gratitudine per l’esempio straordinario si solidarietà mostrato dai pescatori siciliani. Chiaro il riferimento a quanto avvenuto due giorni fa a Lampedusa e anche ad altri casi che hanno visto i pescatori siciliani in prima fila nel salvare vite umane, nonostante una legge demenziale – la Bossi-Fini – sanzioni chi salva vite umane.

Il presidente di Coldiretti Sicilia, come già ricordato, ha sottolineato come l’apporto dei pescatori siciliani sia stato spesso determinante a salvare decine di vite in mare nel quotidiano dramma dei profughi che si registra nel Mediterraneo, teatro oramai di morte.

Chiarelli, dopo il dovuto passaggio sul dramma di Lampedusa si è soffermato sui problemi strutturali della Marineria di Mazara del Vallo.

“La statistica è chiara, 300 imprese di pesca che si riducono a 100 – dichiara Chiarelli – è un problema strutturale, aggravato da fatto che altri pare vogliano rottamare la licenza per problemi economici. Non possiamo restare in silenzio di fronte al collasso economico di un settore. Contrastare l’importazione del pesce e tracciare il prodotto sono due interventi indifferibili per restituire competitività alla pesca”.

Nella sua relazione Chiarelli lancia l’allarme precisando che “se il gambero del Mozambico passa la frontiera comunitaria per essere commercializzato come gambero mazarese abbiamo fallito tutti. Come fa ad entrare nel mercato italiano il gambero del Mozambico se non è tracciato? Si fa un danno enorme nel mercato italiano come nel caso del pecorino rumeno che passa per romano. Qui prodest, serve legge sulla tracciabilità per identificare il prodotto sul mercato”.

Duro l’attacco del presidente Chiarelli all’industrializzazione siciliana ormai fallita. Per Coldiretti Sicilia, l’industria che si ritira dall’Isola lascia disoccupazione, inquinamento, malattie e morti. Il Governo regionale del presidente Rosario Crocetta è assente, mentre gli agricoltori ed i pescatori sono custodi dell’ambiente e dovrebbero poterci campare con una adeguata politica, anche regionale.

I giovani servono per il ricambio nel settore e serve una politica che incentivi all’accesso all’attività di pesca. Un comparto importante che va sempre più a scemare e perdere il dominio del mare, significa lasciare che altri possano pescare. L’unico risultato ottenibile sarebbe quello della colonizzazione di altri Stati come la Cina o altri Paesi. Cosa che sta avvenendo se è vero – come già accennato, che oltre il 70 per cento del pesce che circola in Italia arriva da chissà quali parti del mondo.

“Riduzione dei territori di pesca, le limitazioni enormi nella cattura debbono spingere verso una politica diversa che deve necessariamente essere rivista – aggiunge Chiarelli – altri comprano il gasolio a prezzo bassissimo mentre le nostre imprese siciliane non possono approntare il costo carburante”.

Per Coldiretti, dicevamo, è necessario un radicale cambiamento culturale.

“Terra nostra, di cui sono presidente nazionale oppure Campagna amica possono promuovere il prodotto con campagne di sensibilizzazione sulla tavola della massaia – conclude Chiarelli – entrare il questi ambiti può essere importante perché il pesce deve essere tracciato ed il nostro impegno è proprio quello di portare avanti la politica di valorizzazione del prodotto tracciato e sostenere le imprese di pesca per restare in vita”.


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