Il ‘caso Ingroia’ in un’Italia senza verità

Bisogna dare atto ad Antonio Ingroia di essere un uomo politico determinato e coraggioso. Uomo Politico con la P e con la U maiuscole. Perché dopo una sconfitta – dovuta più al grande boom dei grillini che ai suoi demeriti: il momento storico non l’ha aiutato – è rimasto nell’agone politico a lottare. E questo gli fa onore.

In un articolo di qualche giorno fa, Pietro Ancona, storico dirigente della Cgil siciliana, ha scritto che se Giovanni Falcone non fosse stato ammazzato, gli avrebbero riservato lo stesso trattamento che stanno riservando ad Ingroia. Ancona ha ragione.

Chi, come noi, ha passato i cinquant’anni ricorderà benissimo quando a Falcone venne impedito di andare a dirigere l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo. Invitiamo i giovani di oggi ad andarsi a rileggere le motivazioni con le quali il Consiglio superiore della magistratura (Csm) motivava la nomina di Antonino Meli al posto di Giovani Falcone.

Tutti i meriti, tutti i rischi che Falcone aveva corso in circa dieci anni di indagini delicatissime sulla mafia, tutti i grandi risultati ottenuti (a cominciare dal maxiprocesso di Palermo) passavano in secondo piano rispetto ai ‘meriti’ del magistrato che avrebbe preso il posto dello stesso Falcone.

Se i giovani di oggi vogliono capire nelle mani di chi è stata – e nelle mani di chi è ancora oggi – l’Italia, ebbene, debbono andare a leggere le pagine ‘esemplari’ scritte allora dai vertici del Csm per ‘nobilitare’ quello che, in fondo, non era altro che il ‘siluramento’ di Falcone.

Di fatto, è lo stesso Csm che, oggi, vorrebbe spedire Ingroia ad Aosta. Certe cose, in Italia, possono cambiare. Spesso in peggio. Ma ci sono alcune cose che non cambiano: e che non cambieranno mai.

Noi abbiamo vissuto il 1996. Quando Prodi anche se per un pugno di voti, vinse le elezioni politiche e andò per la prima volta a Palazzo Chigi. Noi che, nel nostro piccolo – e con tutti i nostri limiti, che sono tanti – da appassionati della burrascosa storia della Sicilia degli anni subito successivi al secondo conflitto mondiale, ci aspettavamo, da quel Governo (se non ricordiamo male, Ministro degli Interni era un certo Giorgio Napolitano…), l’apertura degli archivi sulla strage di Portella della Ginestra.

Una vicenda ancora per certi versi oscura, nella quale – parlano gli atti del processo di Viterbo – la banda di Salvatore Giuliano, con molta probabilità, venne mandata sulle alture del Pelovat per coprire un’operazione stragista in ‘bilico’ tra mafia e militari americani: mafia e forze militari americane che avevano collaborato, qualche anno prima, e precisamente nel 1943, allo sbarco in Sicilia.

Ma, allora, non bastò la sinistra al Governo (o al potere?) per aprire quegli archivi. Gli archivi italiani sulla strage di Portella sono rimasti chiusi. E chiusi lo sono ancora oggi. Sigillati. Quel poco in più, sulla strage di Portella, che è stato ricostruito negli ultimi anni, lo dobbiamo agli archivi americani, ma non a quelli italiani.

In Italia certe cose possono cambiare. Soprattutto in peggio. Ma ci sono cose che non cambiano. Che non possono cambiare. In fondo, la verità che manca su Portella della Ginestra è molto simile alla verità che manca sulle stragi del 1992. Sono cambiati i personaggi. E’ cambiato l’ordine degli ‘addendi’. Ma il prodotto politico e criminale è rimasto immutato.

Qualche volta gli uomini – i grandi uomini – hanno provato a bloccare certi ‘ingranaggi’ di questo nostro Paese a libertà e a sovranità limitata. Prima di Falcone e Borsellino, in uno scenario diverso, non giudiziario ma politico, ci aveva provato Pio La Torre. Che nei primi anni ’80 del secolo passato era tornato in Sicilia a fare il segretario regionale del Pci dell’Isola proprio mentre due vicende, benché su binari diversi, ‘viaggiavano’ in parallelo: da una parte l’allora segretario del Pci, Enrico Berlinguer, che in una celebre intervista a la Repubblica, affermava di sentirsi protetto dall’ombrello degli americani; dall’altra parte gli stessi americani, che stavano estendendo il loro ‘ombrello’ militare alla Sicilia con i missili Cruise a Comiso.

La Torre non si sentiva molto ‘protetto’ dall’ ‘ombrello’ militare americano. L’allora segretario del Pci siciliano non si limitava alle parole. Agiva. Era riuscito a mettere su un movimento pacifista di livello internazionale, coinvolgendo i settori più avanzati del mondo cattolico. Un movimento popolare, per essere chiari, molto più esteso e molto più partecipato di quello dei “No Muos” che oggi si battono con valore contro l’installazione delle antenne satellitari militari degli americani a Niscemi.

Da qui un altra contraddizione: proprio mentre il Pci siciliano si ‘sbracava’, nel nome del “Compromesso storico” (e, perché no? all’ombra del ben trovato ‘ombrello americano) con le operazioni clientelari e, in parte, anche criminali (Palazzo dei congressi di Palermo e truffe nei centri Aima per il ritiro degli agrumi), La Torre dialogava con le punte più avanzate del mondo cattolico e, contemporaneamente, provava a frenare lo ‘sbracamento’ del Pci siciliano. L’ingranaggio lo stritolerà: verrà ammazzato, insieme con il suo autista, Rosario Di Salvo, la mattina del 30 aprile del 1982.

Di stragi, di morti e di trattative è costellata la storia della Repubblica italiana. Stragi e morti che, qualche volta, sono il prodotto delle trattative. O, magari, delle trattative che debbono rimanere ‘segrete’ e nascoste, come i fatti di Portella della Ginestra.

L’idea che Paolo Borsellino possa aver intuito, o addirittura scoperto, una trattativa tra Stato e mafia non può essere ammessa nella Repubblica nata con la strage di Portella della Ginestra tutt’oggi avvolta dalle nebbie. Questa tesi, se provata, chiuderebbe un cerchio criminale di oltre 50 anni. In questi casi, l’Italia che tiene chiusi negli archivi le verità di Portella non può che reagire negando, se è il caso, pure l’evidenza.

E’ tutta qui la probabile spiegazione della rabbia ‘telefonica’ dell’ex Ministro, Nicola Mancino. Da quello che abbiamo letto, dalle sue parole, come non pensare al “Muoia Sansone con tutti i Filistei?”. Insomma: se qui parlo io…

Se Falcone fosse rimasto vivo, ha scritto Pietro Ancona, chissà dove lo avrebbero trasferito. Del resto, fino a quando è rimasto in vita, come già ricordato, non gli hanno forse negato la nomina di capo dell’Ufficio Istruzione? Non lo hanno forse accusato di “tenere le carte nei cassetti”?

Anche Ingroia ha toccato i fili scoperti. Ha commesso un grande ‘peccato’: ha indagato sulla trattativa tra Stato e mafia. Chiamando in causa personaggi ‘intoccabili’ per definizione.

Oggi, a Palermo, si apre il processo sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia. La verità verrà a galla? Cos’è cambiato, in Italia, rispetto alle verità mancate di Portella? Secondo noi, poco. E cos’è cambiato nello scenario geo-politico del quale la Sicilia non è protagonista ma, come nel 1947 e come nel 1982, semplice pedina?

Tra qualche settimana una speciale Commissione di ‘esperti’ ci dirà che, in fondo, le onde elettromagnetiche del Muos di Niscemi, contraddicendo il principio di precauzione, non fanno male alla salute. Ci terremo anche il Muos e se i militari americani avranno bisogno di organizzare qualche altra guerra, chiuderemo al traffico civile non soltanto l’aeroporto di Trapani-Birgi, ma anche quello di Comiso.

Da un’Italia che resta ‘fedele’ agli americani e al primo coro dell’Adelchi che cosa c’è da attendersi?

 


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Leonardo Caffo, catanese. Fumettibrutti (Josephine Jole Signorelli), catanese. Fulvio Abbate, palermitano. La Sicilia contro Chiara Valerio. È la Sicilia, infatti, a essersi resa protagonista dell’abbattimento delle statue raffiguranti Chiara Valerio, iniziando la rivolta contro il regime amichettistico sotto il quale viviamo.Ricapitolando.Chiara Valerio, scrittrice, editrice, attivista, radiofonica, televisiva, premiata, capa assoluta di una certa parte del […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]