Moda e spettacolo per parlare di stalking

Quando moda e spettacolo si coniugano per raccontare storie di violenza subita. Con il titolo di “Arte , Moda e solidarietà” si terrà a Cinisi, Sabato 18 maggio, alle ore 21, in piazza Vittorio Emanuele Orlando l’appuntamento con “CINISI is Beatiful“. Iniziativa organizzata da Angelo Nicchi, Assessore della Cultura, Turismo, Spettacolo e Politiche Giovanili del Comune alla porte di Palermo, in collaborazione con la Proloco, l’associazione Zahara e l’associazione Events.com.

Alla serata presentata da Massimo Minutella e Marilisa Giammona interverrà il Dott. Giovanni Nicolosi, Sovrintendente della Polizia di Stato presso la Sezione di Polizia Giudiziaria del Tribunale di Palermo e Nicola Di Trapani cantante cinicense proveniente dal Talent Show “Amici”.

Una serata di moda, di bellezza, dedicata a tante Donne che quotidianamente subiscono violenza. Una maniera diversa per affrontare e dibattere di un tema sociale forte come quello dello stalking. Difatti, in passerella con modelle professioniste, ci saranno anche due Donne “meravigliose”: Francesca e Caterina. Donne che, a differenza di altre, hanno avuto il coraggio di denunciare i propri ex mariti per stalking.

Due storie forti: Francesca, di origine di Capo Verde, madre di due bambini; e Caterina palermitana con 4 figli; entrambe con un passato lungo e violento ed un presente, con una grande forza di ricominciare per riprendere il filo della loro vita.

Il loro coinvolgimento in passerella nasce dal desiderio di Francesca di voler sfilare, di sentirsi ancora Donna e dall’amicizia di due associazione no profit impegnate nel sociale: “Come una Marea” e “Events.com”.

Gli abiti che, indosseranno Francesca e Caterina, sono creazioni sartoriali di due stiliste palermitane: Katia Montagna e Flavia Pinello.

Inoltre, sfileranno 18 bambini e 40 modelle, con gli abiti di alcune attività commerciali locali, che hanno sposato l’iniziativa sociale.

Lo stalking è disciplinato in Italia con la legge n.38 del 23 aprile 2009 che ha modificato il Codice penale attraverso l’introduzione di tale tipologia tra i reati contro la libertà sessuale. La citata norma inserisce all’interno del Codice penale l’articolo 612-bis (appunto la norma sullo Stalking) in realtà intitolato “Atti persecutori”. Previsione normativa che dispone quanto segue: “… è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunque minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto..ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.

Ma cosa significa letteralmente? Secondo la letteratura scientifica inglese il termine “stalking” indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un’altra persona, perseguitandola e generandole stati di ansia e di paura che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della vita quotidiana. Il termine, intende anche un insieme di comportamenti molesti e continui, costituiti da ininterrotti appostamenti nei pressi del domicilio e dei luoghi più comunemente frequentati dalla vittima, con intrusioni nella sua vita privata, con pedinamenti, telefonate oscene, minacce verbali o scritte che talvolta degenerano in aggressioni fisiche.

In Italia le condotte tipiche dello “stalking” configurano il reato di “atti persecutori”. Dal punto di vista etimologico del
termine “stalk” è traducibile nella nostra lingua come “caccia punitiva”, “pedinamento”, “avvicinarsi di soppiatto” per scopi puramente molesti.

Eppure, a distanza di circa quattro anni dall’introduzione del reato la conoscenza numerica del fenomeno risulta ancora carente, pochi i dati statistici sul fenomeno e scarsa l’attenzione delle istituzioni sui possibili rimedi preventivi.

Interessanti sono alcuni studi che si basano sulla relazione tra atti persecutori e omicidi. Il rapporto 2012 del gruppo di lavoro sui feminicidi della “Casa delle donne per non subire violenza” di Bologna ha condotto un’analisi secondo la quale delle 124 donne uccise nel 2012 nel 40% di casi vi erano stati episodi di violenze precedenti.

Un dato che il gruppo di lavoro saluta in maniera positiva poiché, il fatto che la stampa sottolinei la relazione tra maltrattamenti precedenti e omicidi è sintomo di un cambiamento di mentalità, sempre più attenta e propensa a denunciare tale aspetto del delitto. Triste posizione quella detenuta dalla Sicilia nella classifica dei femminicidi.

Sono 14 infatti le donne uccise nella nostra regione nel 2012 che si piazza quarta, dopo Lombardia, Campania ed Emilia Romagna.

Dal 2009, ovvero anno dell’introduzione della normativa sullo stalking, sono stati emessi 57 provvedimenti di ammonimento, 46 dei quali hanno riguardato relazioni sentimentali e nove di questi casi hanno visto la prosecuzione degli atti persecutori fino alla denuncia penale.

Quella siciliana è una società poco sensibile, stante ai pochi dati disponibili, a far emergere i veri numeri di un fenomeno che colpisce soggetti deboli e indifese. Utili, in tal senso, le informazioni che si desumono dalle Corti d’Appello siciliane. Nel periodo compreso tra il 30 giugno 2011 e il primo luglio 2012 si è registrata una tendenziale diminuzione delle denunce. La tendenza ha trovato riscontro sopratutto presso le corti d’appello di Palermo e di Caltanissetta, dove le denunce scendono rispettivamente del 19 e del 27%. Nell’anno giudiziario 2010-2011 le denunce, invece, erano state 1288.

La flessione del dato a quattro anni dall’apparizione di tale tipologia di reato sul nostro codice penale, seppur poco confortante, deve servire da sprone per rafforzare la rete sociale e di assistenza a sostegno della prevenzione allo stalking. Il femminicidio è l’imbarbarimento della società. Le istituzioni hanno il dovere di promuovere e sostenere ogni utile azione volta alla prevenzione per ridurre i casi di femminicidio.

L’iniziativa del Comune di Cinisi interpreta al meglio la necessità della società siciliana di reagire alla violenza sulle donne per iniettare quella cultura necessaria al contrasto del vile reato.

 

 

 

 

 

 

 

 

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