Elezioni, Berlusconi al Quirinale?

Il primo dato che emerge da queste elezioni politiche nazionali è l’ingovernabilità. Non tanto e non soltanto perché al Senato non c’è una maggioranza per governare, ma perché il risultato ci consegna due Italie. C’è l’Italia della vecchia politica, con tutti i Partiti tradizionali che cercheranno disperatamente di difendere ciò che è ormai indifendibile (i privilegi dei parlamentari, il canone Rai con le fiction ‘appaltate’ ai familiari dei politici, la sanità che, invece di occuparsi dei cittadini, viene utilizzata per alimentare clientele e tangenti e via continuando); e c’è il Movimento 5 Stelle – vero vincitore di queste elezioni – che proverà a dare la spalata definitiva a un sistema che ormai è alla frutta.

Di fatto, l’Italia non avrà un Governo. O se lo avrà, lo avrà solo a certe condizioni. Allo stato attuale dei fatti è impensabile che il Movimento 5 Stelle, nato per abbattere un sistema politico marcio e mafioso, possa puntellare, adesso, un sistema marcio e mafioso. E non è pensabile che Pd e Pdl, dopo una campana elettorale di forte contrapposizione, governino insieme. A meno che non maturino certe condizioni politiche che cercheremo di illustrare. 

In un Paese normale si cambierebbe la legge elettorale e si andrebbe subito al voto. Ma per fare ciò, passerebbero almeno cinque o sei mesi. Che andrebbero tutti a vantaggio del Movimento 5 Stelle. Il timore delle formazioni politiche tradizionali, a questo punto, è che, tornando al voto, il Movimento di Grillo vinca, anzi stravinca su tutta la linea.

Che succederà, allora? Il vecchio sistema politico italiano, marcio e mafioso, proverà a inventarsi qualche cosa. Conoscendoli, la loro reazione non potrà che essere una: provare comunque a governare e, contemporaneamente, provare a distruggere il Movimento 5 Stelle. Come? In tutti i modi possibili e inimmaginabili.

Intanto proveranno a dividerli. Da oggi inizierà un’azione sistematica su tutti gli eletti del Movimento 5 Stelle. Proveranno con le lusinghe e con le promesse di ogni tipo. Quello che scriviamo potrà sembrare paradossale, ma è dopo questa straordinaria vittoria che il Movimento di Grillo è a rischio, perché la vecchia politica – sostenuta dalle banche, dalla finanza truffaldina, da quello che resta di un’Unione Europea sempre più sputtanata – proverà in tutti i modi a distruggerlo.

Adesso Beppe Grillo dovrà veramente dimostrare di essere un leader, sapendo che avrà contro tutti: perché la vecchia politica italiana, ormai alle corde, le proverà tutte pur di non morire.

Detto questo, le elezioni ci consegnano la secca sconfitta di Bersani. Partito con la vittoria in tasca, il leader del centrosinistra non vince né alla Camera, né al Senato.

Alla Camera – i numeri sono lì a dircelo – il centrosinistra prende qualche migliaio di voti in più del centrodestra di Berlusconi: 9 milioni di voti e rotti lo schieramento di Bersani, 9 milioni e rotti di voti lo schieramento di Berlusconi. Una parità assoluta che, grazie a una legge elettorale assurda – voluta, non a caso, da Pd, Pdl, Lega Nord e Udc – regala allo schieramento che vince per un soffio oltre 200 deputati alla Camera, facendo lievitare in modo abnorme i costi della politica. Una follia!

In un Paese normale il leader del centrosinistra, Bersani, dovrebbe scappare per non farsi più vedere in giro. Invece vuole l’incarico per andare a formare un Governo che potrà governare solo a certe condizioni.

Il secondo grande sconfitto è Mario Monti. Il quale, alla Camera, guarda caso, riesce a superare di un soffio il 10 per cento dei voti (il riferimento è allo schieramento del Presidente del Consiglio uscente): guarda caso, è la percentuale che consente a questo schieramento di avere accesso a Montecitorio. Un risultato che suscita molti dubbi alla luce del flop dell’Udc di Casini e di Futuro e Libertà di Fini. In pratica, l’80 per cento dei voti di questa lista sarebbe arrivati dai seguaci di Monti…

In ogni caso, Monti esce sconfitto. Ed esce confitto tutto il sistema di potere bancario, finanziario e mediatico che lo ha sostenuto.

Dobbiamo ricordare che fino a qualche minuto prima dello spoglio delle schede il dilemma era: Bersani governerà da solo con Sel di Vendola o, per governare, avrà bisogno anche dello schieramento di Monti? Il responso degli elettori ci dice che Bersani, Vendola e Monti non hanno i numeri per governare. Il resto sono chiacchiere.

Le elezioni ci consegnano anche la fine di Gianfranco Fini (che non rientra in Parlamento da presidente della Camera dei deputati uscenti) e la fine di Casini e della sua Udc (Casini e qualche suo sodale rientrano in Parlamento grazie a una legge elettorale folle che premia anche il migliore perdente).

Poi c’è Berlusconi. Che, dobbiamo riconoscerlo, è uno dei vincitori di queste elezioni. La sua non è una vittoria come quella di Grillo, all’insegna del cambiamento. Al contrario, è la vittoria dei moderati, che in Italia sono sempre stati maggioranza e che, alla fine, mantengono i propri voti.

Berlusconi partiva battuto. I suoi avversari pensavano di avergli distrutto la reputazione con la storia delle donne. In realtà, agl’italiani, delle donne del Cavaliere non gliene può fregare di meno.

Berlusconi ha ribaltato con grande maestria una campagna elettorale con messaggi chiari e precisi. Si è schierato contro Monti, che gli italiani considerano, a ragione, “Il signore delle tasse”. Che Monti sarebbe stato sconfitto lo si è capito un paio di settimane fa, quando, visitando Napoli, l’attuale capo del Governo uscente si è presentato dicendo: “Non sono il signore delle tasse”. Dove la verità era l’esatto contrario.

Con grande abilità, Berlusconi ha toccato anche il tema di Equitalia, copiandolo da Grillo. Di fatto, le due mosse che hanno determinato l’incredibile rimonta del Cavaliere sono la battaglia per la restituzione dell’Imu sulla prima casa (e quindi contro Monti) e la battaglia per eliminare Equitalia (altro siluro a Monti).

Toccando queste due corde, Berlusconi ha, da un lato, rinsaldato l’alleanza di centrodestra e, dall’altro lato, limitato l’emorragia di voti verso il Movimento 5 Stelle di Grillo.

Resta da capire – lo ribadiamo – chi governerà l’Italia. Noi siamo convinti che Bersani e Berlusconi decideranno di non tornare alle urne. Per un motivo semplice: perché Grillo li seppellirebbe. Con molta probabilità, tra non molto, l’Italia potrebbe essere investita da un’altra tempesta: l’eventuale condanna di Berlusconi, che il popolo del centrodestra vivrebbe come il tentativo di far fuori il proprio leader con mezzi non esattamente politici. Succederebbe un grande casino.

Berlusconi, da parte sua, alzerà il prezzo. Per tenere in piedi il vecchio sistema del quale fa parte – ma del quale è parte integrante lo stesso Pd di Bersani – potrebbe appoggiare un Governo con il Pd senza Monti. Imponendo la restituzione dell’Imu sulla prima casa agl’italiani e la chiusura di Equitalia. Ma chiederebbe, soprattutto, la presidenza della Repubblica, visto che la vecchia politica ha ancora i numeri per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale.

La partita si annuncia difficile. Soprattutto perché un’eventuale rissa su Berlusconi, alla fine, potrebbe solo rafforzare Grillo.

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Il primo dato che emerge da queste elezioni politiche nazionali è l’ingovernabilità. Non tanto e non soltanto perché al senato non c’è una maggioranza per governare, ma perché il risultato ci consegna due italie. C’è l’italia della vecchia politica, con tutti i partiti tradizionali che cercheranno disperatamente di difendere ciò che è ormai indifendibile (i privilegi dei parlamentari, il canone rai con le fiction ‘appaltate’ ai familiari dei politici, la sanità che, invece di occuparsi dei cittadini, viene utilizzata per alimentare clientele e tangenti e via continuando); e c’è il movimento 5 stelle - vero vincitore di queste elezioni - che proverà a dare la spalata definitiva a un sistema che ormai è alla frutta.

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